Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma
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Vacca fu autore, nel 1594, di un breve compendio, in forma di memoriale, in cui annotò e descrisse le principali scoperte antiquarie ed archeologiche cui assistette nell’Urbe nel corso della propria vita, in un’epoca in cui quella che era un tempo stata la capitale del Mondo, trasformandosi in un grande cantiere del Rinascimento, stava restituendo all’umanità tesori inestimabili e preziose testimonianze della sua passata grandezza. Tale testo, intitolato Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma, che venne dato alle stampe solo nel 1704, non solo rappresenta una insostituibile testimonianza scritta delle colossali campagne di scavo finanziate all’epoca, così come del commercio e del restauro dei reperti di volta in volta ritrovati, ma costituisce anche un’importante fonte storica e storiografica per la biografia dello stesso Flaminio Vacca.
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Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma - Flaminio Vacca
SIMBOLI & MITI
FLAMINIO VACCA
MEMORIE DI VARIE ANTICHITÀ
TROVATE IN DIVERSI LUOGHI
DELLA CITTÀ DI ROMA
LOGO EDIZIONI AURORA BOREALEEdizioni Aurora Boreale
Titolo: Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma
Autore: Flaminio Vacca
Collana: Simboli & Miti
Con introduzione di Nicola Bizzi
Editing e illustrazioni a cura di Nicola Bizzi
ISBN versione e-book: 979-12-5504-548-9
Immagine di copertina: Giovanni Paolo Pannini, Un capriccio del Foro Romano, 1741
(New Haven, CT, Yale University Art Gallery)
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INTRODUZIONE DELL’EDITORE
Flaminio Vacca, nato a Roma attorno al 1538 da una famiglia di origine iberica, verosimilmente giunta nell’Urbe al tempo del pontificato di Alessandro VI°, è stato uno dei maggiori scultori del secondo Cinquecento romano, ma anche un validissimo restauratore e un insigne esperto di marmi antichi e di antichità classiche. Allievo di Vincenzo de’ Rossi, lo scultore toscano formatosi con Baccio Bandinelli, Vacca acquisì dal suo maestro un’evidente impronta stilistica di tradizione prettamente michelangiolesca caratterizzata da una peculiare potenza fisica delle forme e dalla ricerca di un plasticismo chiaroscurato, derivato a sua volta da Bandinelli. Giovanni Baglione, nel medaglione dedicatogli all’interno delle sue Vite (1642), rammenta che Vacca «attese molto a ristorare statue antiche, e per questa cagione fabbricò poche opere da sé».
Sappiamo che nel 1573 Vacca entrò nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, il che gli valse di esservi a suo tempo inumato, sotto una lapide (ancora esistente) che recita: «FLAMINIO VACCAE / SCULPTORI ROMANO / QUI IN OPERIBUS QUAE FECIT / NUSQUAM SIBI SATISFECIT» (A Flaminio Vacca / scultore romano / che dell'opere che fece / quasi mai si soddisfece).
L’anno seguente risulta inoltre in contatto con Fulvio Orsini, l’illustre antiquario al servizio del ‘gran cardinale’ Alessandro Farnese. Ciò suggerisce che lo scultore ebbe legami con la corte farnesiana, e che probabilmente collaborò anche con la bottega di Guglielmo Della Porta, che allora era lo scultore ufficiale del ‘gran cardinale’.
Nel 1599 fu eletto Principe
dell'Accademia di San Luca. Il suo ritratto del 1599 è conservato nella Protomoteca capitolina.
Dopo il tabernacolo in marmo realizzato per la Cappella del Sacramento nella chiesa di San Lorenzo a Spello nel 1587, Vacca realizzò, a Roma, le seguenti opere:
- 1588: la statua di Francesco d'Assisi per la tomba di Pio V° nella Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore.
- 1588-1589: partecipazione all'ornamentazione della Fontana del Mosè (altorilievo di Gedeone che sceglie i soldati dal loro modo di bere
e stemma di Sisto V° nel coronamento).
- 1592-1593: le statue di Giovanni Battista e di San Giovanni evangelista nel transetto destro della Chiesa Nuova, e uno degli angeli di marmo della terza cappella a destra della chiesa del Gesù.
- 1600: uno dei due leoni che fiancheggiavano la scalea di Villa Medici, accoppiato ad un originale antico. Queste sculture furono poi sostituite da copie, quando Ferdinando I° de' Medici divenuto Granduca di Toscana, portò a Firenze i leoni di Villa Medici per collocarli ai lati della Loggia dei Lanzi.
Vacca fu autore, nel 1594, di un breve compendio, in forma di memoriale, in cui annotò e descrisse le principali scoperte antiquarie ed archeologiche cui assistette nell’Urbe nel corso della propria vita, in un’epoca in cui quella che era un tempo stata la capitale del Mondo, trasformandosi in un grande cantiere del Rinascimento, stava restituendo all’umanità tesori inestimabili, straordinarie opere d’arte e preziose testimonianze della sua passata grandezza. Tale testo, intitolato Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma, che venne dato alle stampe solo nel 1704, in appendice alla Roma Antica di Famiano Nardini, non solo rappresenta una insostituibile testimonianza scritta delle colossali campagne di scavo finanziate all’epoca, così come del commercio e del restauro dei reperti di volta in volta ritrovati, ma rappresenta anche un’importante fonte storica e storiografica per la biografia dello stesso Flaminio Vacca, che si spense a Roma il 26 Ottobre 1605. Lo riproponiamo oggi all’attenzione dei nostri lettori.
Per la presente edizione abbiamo adottato e mantenuto inalterato l’impianto delle note al testo come incluso in appendice alla quarta edizione di Roma Antica di Famiano Nardini (Roma, Stamperia De Romanis, 1820).
Nicola Bizzi
Firenze, 3 Marzo 2024.
AL MOLTO MAGNIFICO SIGNORE
SIMONETTO ANASTASII
PADRONE ONORANDO
Essendomi venuto all’orecchio, che V. S. si va consumando intorno a un nobil trattato sopra le Antichità di Roma, mi è parso per gl’infiniti obblighi che le tengo farle cosa grata mandarle questo stracciafoglio, nel