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È PRONTA BP AD ANDARE OLTRE IL PETROLIO?

la sua conferenza annuale per mesi. Il nuovo Ceo dell’azienda si sarebbe dovuto presentare sul palco del convention center dell’ExCel di Londra per sbandierare la sua rivoluzione ecologica davanti a centinaia di azionisti. Ma essendo questo il 2020, niente è andato come pianificato. Quando è arrivato il giorno del meeting, a fine maggio, non c’era nessun pubblico, nessun applauso. Bernard Looney, leader di una delle più grandi compagnie petrolifere del pianeta, era seduto in una spoglia stanza nel quartier generale londinese di Bp, davanti a una telecamera e in compagnia di un membro del board e di un funzionario dell’azienda. A maggio la pandemia aveva già ucciso più di 38mila persone in Gran Bretagna. E invece di ospitare il grande evento di Bp, il centro ExCel era stato trasformato in un triage ospedaliero per i malati da Coronavirus. In quella che è stata una delle sue poche uscite durante i mesi di lockdown chiuso in casa, Looney sembrava il capitano di un’astronave in pericolo, intento a trasmettere cattive notizie alla Terra, più che il leader di un gigante petrolifero con 111 anni di storia alle spalle. “Non abbiamo mai affrontato una sfida come quella che abbiamo davanti”, ha detto agli investitori collegati al meeting virtuale: “Ci muoviamo in un ambiente assolutamente brutale”. Solo tre mesi prima, Looney aveva inaugurato il suo incarico di Ceo con un drastico ripensamento della strategia Bp. Si è impegnato a raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero entro il 2050, un obiettivo che comporterebbe una trasformazione completa della compagnia petrolifera, e che dopo la scelta di Bp molti altri concorrenti hanno cominciato ad inseguire. Ma Looney ha avuto a malapena il tempo di spiegare il suo piano, prima che il Covid-19 colpisse l’economia mondiale con un impatto mai visto prima. Aerei e automobili sono rimasti fermi per mesi, con il lockdown che ha costretto a casa miliardi di persone, inclusi Looney e il suo team. È dalle loro case che i dirigenti Bp hanno dovuto osservare la domanda mondiale di petrolio collassare come non era mai successo dalla Seconda guerra mondiale. Senza spazio per immagazzinare milioni di barili di petrolio invenduto, ad aprile il prezzo dei futures sul greggio è precipitato sotto gli 0 dollari: è stata la prima volta in assoluto. “Brutale” è in effetti un aggettivo azzeccato. I conti del primo trimestre di Bp recitano 6 mld di dollari di debito e 4,4 mld di dollari di perdite, comparati con i 3 mld di profitti arrivati nello stesso periodo dell’anno precedente. A giugno, l’azienda ha annunciato 10mila sospensioni di contratti di lavoro. Parliamo di un impiegato su sette considerando la forza lavoro globale. Una mossa che secondo Bp fa parte del piano di ristrutturazione per le emissioni zero. Lo stesso mese è stata annunciata una svalutazione dei suoi asset che sarebbe potuta arrivare a 17,5 mld di dollari (la cifra alla fine è stata di 17,4 mld). E ad agosto sono arrivate altre cattive notizie: Bp ha riportato perdite da 16,8 mld di dollari nel secondo trimestre e ha dimezzato i dividendi. Non c’è stato bisogno di una pandemia per mandare in crisi il settore petrolifero, in ogni caso. Anche prima che il virus cominciasse la sua scalata, le azioni

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