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Sviluppo e necessità. Un modesto esercizio di futurologia
Sviluppo e necessità. Un modesto esercizio di futurologia
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E-book76 pagine37 minuti

Sviluppo e necessità. Un modesto esercizio di futurologia

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Info su questo ebook

Il depauperamento delle risorse del pianeta somiglia a una tragedia greca con finale drammatico: la scomparsa di tutti i personaggi.

Sergio Carrà, accademico dei Lincei, ci dice che per scongiurare questo rischio dobbiamo comprendere la differenza fra crescita e sviluppo che non sono sinonimi.

Nella nostra società sono necessari entrambi, crescita e sviluppo, ma con il passare del tempo la prima deve cedere il passo al secondo. In che modo? Prendendo atto che l’indice di sviluppo umano, comprendente oltre alla soddisfazione delle necessità fisiche basilari anche la fruizione di valori culturali e l’ampliamento delle capacità intellettuali, dipende da un adeguato consumo di energia.

La storia dell’uomo s’identifica con quella dell’impiego delle risorse energetiche la cui disponibilità o avvicendamento possono essere solo favoriti dal progresso scientifico e dalla innovazione. Esattamente come si è sempre verificato. Questo breve illuminante saggio ci aiuta a comprendere.
LinguaItaliano
EditoregoWare
Data di uscita15 giu 2012
ISBN9788897324287
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    Anteprima del libro

    Sviluppo e necessità. Un modesto esercizio di futurologia - Sergio Carrà

    Anno 2012

    ISBN 978-88-97324-28-7

    © goWare per l’edizione digitale.

    Hanno lavorato a questo e-book Elisa Baglioni, Maria Rosa Brizzi, Valeria Filippi, Mirella Francalanci, Francesco Guerri, Maria Ranieri, che fanno parte dell’ team di goWare.

    La copertina è di Suyen Tommasi.

    goWare è una startup del Polo Tecnologico di Navacchio, a pochi chilometri da Pisa, la città della Torre e di Galileo.

    Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it.

    Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com.

    Made in Navacchio on a Mac

    1

    Cronaca di una crisi annunciata

    Nella mia vita ho accumulato molti libri, alcuni li ho scritti, altri li ho regalati ed uno l’ho bruciato. Era un libro di economia. L’autore sosteneva che i consumi, senza aggiungere molto alla felicità, portano al collasso dell’ecosistema, per cui solo una severa decrescita che li penalizzi può salvare il pianeta da una tragedia incombente. Curiosamente il mio disappunto nasceva dal fatto che non mi mancavano le elementari nozioni di economia per sapere che anche riducendo la vita all’indispensabile si devono comunque sviluppare delle attività produttive necessarie per sopperire ai modesti consumi, per il miglioramento della qualità dei servizi sociali ed infine per arginare i danni prodotti dalle calamità naturali che funestano un pianeta senza quiete. Inoltre si devono alimentare gli investimenti necessari per sostenere, e possibilmente rinnovare, le stesse attività produttive. Keynes, il maestro, ci ha insegnato che se si aumenta la propensione verso i consumi pubblici, magari stampando moneta, e privati, magari indulgendo verso qualche spesa voluttuaria, il reddito viene moltiplicato per un coefficiente maggiore di uno con conseguenti vantaggi; viceversa se la propensione ai consumi diminuisce ne deriva un ristagno economico con conseguenze inquietanti sull’occupazione. Meraviglia? Magia? No semplice fiducia nella crescita. Non a caso, in questi momenti di sobrietà, gran parte degli economisti ripetono insistentemente che solo essa potrà togliere il mondo occidentale dalla sacca della crisi nella quale si è insabbiato.

    Malgrado ciò l’ossessione della decrescita ci sta soffocando con messaggi mediatici di diversa provenienza. Persino alcuni di coloro che appartengono al sodalizio dell’economia reale nella quale vale la regola dell’"input meno output e quel che cresce è mio" temono che il consumismo possa portare il mondo alla catastrofe. Può darsi, ma sicuramente dopo la liquidazione delle loro attività di carattere prevalentemente commerciali e quindi agevolate dal consumismo stesso.

    In realtà la cultura della decrescita costituisce il retaggio del messaggio formulato nel 1798 da Thomas Malthus in seguito ai suoi studi sul depauperamento delle risorse del pianeta dovute alle attività produttive. Fruendo di un approccio matematico ha evidenziato che se la popolazione continua ad aumentare con una progressione geometrica e le risorse in modo lineare esisterà un punto di incontro fra le due curve al disopra del quale le risorse non risulteranno sufficienti per alimentare la popolazione e quindi l’umanità andrà incontro ad una grave carestia. Paradossalmente in concomitanza a questo messaggio è iniziata la rivoluzione industriale nella quale, grazie all’impiego di processi produttivi innovativi, è decollata un’impressionante crescita economica che ha

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