Un nuovo futuro

Matias alza la voce per sovrastare il mormorio di insoddisfazione dei paesani. «Arrendersi non è un’opzione! Queste strade, quello che rimane delle nostre abitazioni, tutto ciò che ci circonda è stato la casa dei nostri avi per secoli. Se lo abbandoniamo, sarà come tradire la loro memoria». Il silenzio che segue le parole di Matias è carico di interrogativi, e non per nulla. Sono già trascorse settimane di tentativi frustrati senza trovare i mezzi necessari per dare inizio ai lavori. Per questo si sono riuniti qui, per trattare del futuro e tentare di vederci meglio: cosa non facile, dato che i presenti hanno davanti agli occhi solo nuvoloni neri. Solo la fermezza con cui si è espresso il figlio di Alfonso ed Emilia impedisce che chiunque provi a contestare, almeno fino a quando Hipolito Mirañar non fa un passo avanti. «Nessuno dice il contrario, ma senza gli aiuti che ci hanno promesso le autorità non potremo costruire che il necessario» segnala il figlio di Dolores a chi lo ascolta, solo la metà di quanti sono presenti; «e ogni volta siamo meno…». I paesani fanno cenni d’assenso, dando ragione a Hipolito. Negli ultimi giorni, un altro gruppetto di sopravvissuti se ne è andato in cerca di un luogo in cui cominciare da meno di zero, come qui.

Alicia prende la parola con tono abbattuto: «Ho poco da aggiungere. Parlo con il Governo Civile ogni giorno con il radio telefono della guarnigione, ottengo solo che mi ripetano le stesse promesse vuote».

«Siamo arrivati a supplicarli, a mentire, persino a minacciarli ma non è servito a nulla» aggiunge Tomas de los Visos, che da quando è tornato dalla sepoltura della madre non lascia il fianco della sindaca. «Non hanno intenzione di fare più del minimo per noi».

Don Ignacio Solozabal fa un