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Assassinio a la carte
Assassinio a la carte
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E-book289 pagine3 ore

Assassinio a la carte

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Info su questo ebook

Little Italy, 1946. I festeggiamenti per l'inaugurazione dell'agenzia di investigazioni private di Sophia Mancini sarebbero stati un successo, se solo l'irascibile chef del ristorante Vincenzo's fosse arrivato vivo alla fine del pranzo. Prima che Sophia possa affondare il cucchiaino nel suo spumone, qualcuno pianta un coltello nella schiena di Vincenzo e l'attenzione dei presenti si sposta dal banchetto al delitto.

Sophia si ritrova ben presto sulle tracce del boss della malavita Frankie Vidoni, chiacchierando con la sua sfacciata amante Maria ed evitando il suo braccio destro Mooch DiMuccio. I suoi sospetti ricadono sulla vedova di Vincenzo, Stella, e sull'aiuto cuoco Eugene, visto che nessuno dei due sembra particolarmente afflitto dalla dipartita di Vincenzo. Non c'è conversazione che Sophia non origlierà, domanda che non farà e pericolo in cui non si caccerà per trovare l'assassino.

LinguaItaliano
Data di uscita2 mag 2020
ISBN9781393291015
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    Anteprima del libro

    Assassinio a la carte - Caroline Mickelson

    1

    L 'omicidio è la nostra opzione migliore, Sophia Mancini spinse via il piatto senza aver toccato la pasta, ormai fredda. Stava pensando all'azione di uccidere, non al sugo al pomodoro... Ci ho pensato e ripensato un milione di volte, Angelo: dobbiamo aggiungerlo alla nostra lista.

    Suo fratello maggiore emise un gran sospiro e si stropicciò gli occhi. L'omicidio è un affare complicato... ci sono così tanti dettagli di cui tenere conto e lo sai che mi farà incasinare.

    Ma ci sarò io vicino a te. Sophia gli strinse la mano. Se non puoi rientrare in polizia, questa è l'alternativa più conveniente. Io posso occuparmi dei dettagli finché non sarai pronto: non se ne accorgerà nessuno.

    E così tu saresti il cervello dell'operazione? E quale sarebbe il mio ruolo? Solo una bella faccia? Si allontanò dal tavolo, con la frustrazione impressa sul volto.

    Sophia si versò un altro po' di Chianti nel bicchiere e poi riempì quello del fratello. Non ti sminuire così: prima della guerra eri un brillante agente di polizia e lo sanno tutti qui a Little Italy. Bevve un sorso e subito riappoggiò il bicchiere sul tavolo. Il vino aveva un sapore amaro ma sapeva che era solo il suo tormento interiore a rovinare una bottiglia altrimenti ottima. Per le tue ferite devi prendertela con i nazisti... però se ora non ti siedi qui con me e mi aiuti a trovare un modo per uscire dal casino in cui ci troviamo sarà solo colpa tua.

    Aspettò che lui tornasse ad accomodarsi di fronte a lei. Angelo scolò il vino e si versò un altro bicchiere, segno che anche lui era molto preoccupato; non era un bevitore, era una persona in seria difficoltà: rischiava di perdere tutto quello a cui teneva se non fossero riusciti a dar corpo al progetto entro le successive dodici ore.

    Ricapitoliamo quello che abbiamo, Sophia.

    Furto, rapina, ricatto... al solito. Ma se aggiungiamo omicidio la nostra reputazione ne guadagnerà all'istante. Incrociò il suo sguardo e gli fece l'occhiolino. Se non altro darà a tutti qualcosa di cui parlare.

    Angelo non colse il tentativo della sorella di sdrammatizzare. Quell'uomo serio e triste di fronte a lei era del tutto diverso dal giovanotto felice e sicuro di sé che era partito per nave per combattere con gli Alleati cinque anni prima. Tornato a casa da quattro mesi, aveva una ferita alla testa che gli aveva cancellato la memoria a breve termine e inibito la capacità di ricordare i dettagli.

    Era partito da uomo sposato, follemente innamorato della moglie bellissima, giovane e incinta, ed era tornato da vedovo.

    Angelo ora stava per perdere anche quel poco che era gli rimasto. Entro dodici ore doveva presentarsi in tribunale per chiedere la custodia legale del figlio. Aveva bisogno di un progetto per la sua nuova vita che soddisfacesse il giudice e gli permettesse di tenere Luciano con sé.

    Ammettiamolo, Sophia, i Burkwaites hanno più potere e più soldi di quanto noi riusciremo mai ad avere.

    Gli occhi di Angelo si riempirono di lacrime.

    L'animo di Sophia bruciava di collera.

    Afferrò il braccio del fratello per scuoterlo, cercando disperatamente di strapparlo a quell'umore cupo. L'impotenza di lui la preoccupava più della rabbia che sentiva lei stessa.

    Ascoltami, Angelo: la famiglia di Charlotte ha tutti i soldi e il potere che servono per spaventarci, è vero. Ma noi possiamo offrire a Luciano l'amore e l'affetto di cui ha bisogno. È tuo figlio, Angelo. Ha bisogno che tu lotti per lui.

    Trattenne il respiro in attesa di una risposta. Un'unica lacrima percorse la guancia del fratello.

    È solo questione di tempo prima che tu ritorni in forza alla polizia, continuò, fino a quel momento puoi farcela. Possiamo farcela.

    Ok, Sophia, hai vinto. Angelo raddrizzò le spalle. Farò qualunque cosa perché Luciano resti a casa con noi.

    Si riempì il bicchiere e lo sollevò.

    Sophia si concesse un ampio sorriso e fece altrettanto.

    "Alla famiglia", brindarono all'unisono.

    Tu sarai al mio fianco in ogni momento?

    Lei annuì. Come sempre, Angelo. Sarò vicino a te o.... stava ritrovando la sua forza d'animo e lo stuzzicò, ...un passo avanti.

    E nei tuoi piani i Burkwaite non otterranno mai la custodia di mio figlio?

    Dovranno passare sul mio cadavere.

    Speriamo di non dover arrivare a tanto. Apparve un sorriso che le ricordò il fratello spensierato che prima della guerra aveva sempre considerato il suo migliore amico. Ora ripetimi il tuo piano dall'inizio alla fine. Allungò una mano e prese un quaderno e una matita. Tu parli, io scrivo.

    Sophia sorrise. Sai, Angelo, questa storia dell'omicidio potrebbe anche essere divertente, se la facciamo come si deve.

    Tutti in piedi, entra il giudice Mathias Hellerman.

    Sophia si alzò, insieme alle altre cinque persone presenti in aula. Mentre il giudice si dava un tono sistemando la toga prima di sedersi al suo posto, la ragazza sbirciò i Burkwaite. Il loro atteggiamento esageratamente calmo minacciava l'ultimo barlume di controllo che lei ancora possedeva. Decise di concentrarsi sul ritratto del presidente Truman appeso sopra il seggio del giudice. Doveva stare all'erta.

    Dopo tutto, era una guerra.

    Mentre il giudice rileggeva gli appunti, Sophia osservava il fratello. L'abito grigio gli cadeva male sulle spalle dandogli un aspetto un po' smunto. Perché non l'aveva notato a casa?

    Non era la prima volta che desiderava che le ferite di Angelo fossero più evidenti. Se fosse entrato zoppicando avrebbe ispirato maggiore comprensione. Ma era lo spirito, e non il fisico, che era stato stroncato. Quell'uomo con le occhiaie scure e l'espressione sempre accigliata assomigliava davvero poco al fratello forte e pieno di salute che si era arruolato poco dopo l'attacco a Pearl Harbour.

    Accidenti a Hitler per quello che la sua follia aveva causato ad Angelo, e accidenti ai Burkwaite per quello che volevano fargli ora.

    Sophia serrò i pugni e cercò di concentrarsi su quello che il giudice stava chiedendo ai Burkwaite.

    La vostra richiesta di custodia sostiene che siete convinti che vostro nipote Luciano sia in pericolo fisico rimanendo con il padre. Il giudice abbassò gli occhiali e studiò Charles Burkwaite, il padre di Charlotte. Il bambino è stato ferito? Non vedo nessuna menzione del fatto che gli sia mai stato fatto del male.

    Se posso, Vostro Onore, il signor Burkwaite si alzò e aspettò che il giudice facesse un cenno per consentirgli di proseguire, noi chiamiamo nostro nipote Lucas. Non usiamo il suo soprannome italiano.

    Sophia strinse i denti. Ma quale soprannome. Sul certificato di nascita che aveva in tasca era scritto Luciano Angelo Mancini.

    Riteniamo che Lucas sia in pericolo ogni momento in più che passa in quella casa. Il padre è incapace di occuparsi di un bambino. In effetti pensiamo che il signor Mancini avrebbe bisogno di essere ricoverato in un istituto per malati mentali. Gli unici altri due adulti presenti sono la sorella del signor Mancini, zitella, e il nonno, anziano e senile. Non crediamo che siano in grado di prendersi cura in modo appropriato di nostro nipote.

    Zitella? Non era colpa sua se il fidanzato, Antonio Cuccio, aveva conosciuto a Parigi una donna che a forza di oo, là là l'aveva convinto a sposarla e lasciare Sophia via posta. Ok, aveva ventitré anni e non era sposata, ma negli ultimi cinque anni c'era stata una certa carenza di uomini validi.

    E il Nonno, senile? Ridicolo. Tenero, gentile, premuroso, generoso e tanto acuto che Charles Burkwaite avrebbe potuto farsi male, questo era il Nonno.

    Signor Burkwaite, la corte partecipa al vostro lutto per la perdita di vostra figlia Charlotte, disse il giudice, ma a meno che non produciate qualche prova concreta del fatto che vostro nipote non venga trattato come si deve, dovrò respingere la vostra richiesta.

    In quella famiglia nessuno ha un impiego stabile. Il padre di Lucas non è in condizioni di lavorare e la signorina Mancini si è appena licenziata. Charles Burkwaite si girò verso Sophia.

    La ragazza aprì la bocca per rispondere alla sfida ma con la coda dell'occhio vide Angelo che scuoteva la testa. La conosceva troppo bene. Aveva quasi abboccato all'amo di Burkwaite. Il suo istinto era stato quello di difendersi spiegando che aveva lasciato il lavoro a favore di un ex-combattente, ma doveva credere che il giudice lo sapesse.

    Non era l'unica donna rimasta recentemente senza lavoro. Richiuse le labbra. Sarebbe rimasta in silenzio, almeno per il momento.

    Il padre di Charlotte si rivolse nuovamente al giudice Hellerman. Mia moglie ed io riteniamo che la zona in cui abitano i Mancini sia poco rispettabile, per usare un eufemismo. Considerando la mancanza di entrate, la poca salute mentale degli adulti presenti e il quartiere pericoloso, preferiremmo che Lucas crescesse nella nostra casa, come avrebbe desiderato la madre.

    Sophia scattò in piedi. L'ultimo posto dove Charlotte avrebbe desiderato crescere il figlio era con i propri genitori snob, falsi e incapaci di affetto.

    Vostro Onore, se posso...

    Resti seduta, signorina, finché non viene interrogata.

    Sophia tornò a sedersi, sentendo un tuffo al cuore. Evitò di guardare in direzione del fratello. Si sentì avvampare e un sano rispetto per l'autorità del giudice le fece tenere a freno la lingua.

    Nessun'altra parola da parte di qualcuno in quest'aula a meno che non sia io a fare le domande. Siamo intesi?

    Trapassò con lo sguardo tutti i presenti, in attesa di obiezioni che nessuno avrebbe osato fare. Questo è un caso di custodia, non un processo criminale, quindi lasciamo perdere le scenate. Detto questo, è in discussione il futuro di un ragazzino e per questo motivo il procedimento è dei più seri e importanti.

    Il ticchettio regolare dell'orologio da muro era l'unico rumore che osava disubbidire al silenzio ordinato dal giudice.

    Hellerman si chinò sul faldone aperto davanti a sé, leggendo e prendendo appunti. Dopo alcuni istanti lunghi e insopportabili, alzò lo sguardo. Gli occhi vagarono nell'aula, valutando silenziosamente entrambe le famiglie che reclamavano Luciano.

    Luciano. Sophia era legatissima a quel bambino. Lo amava come se fosse stato suo figlio. Da quando era morta la madre, Sophia aveva consacrato la propria vita a crescerlo.

    Ancora qualche domanda prima di concludere, la voce del giudice ruppe il silenzio. Il signor Mancini, alzò la mano e fissò Sophia, solo il signor Mancini, risponderà per me ad alcune domande riguardo le sue ferite.

    Angelo si alzò. Farò del mio meglio, Vostro Onore.

    Il cuore di Sophia si riempì di orgoglio. Angelo si era presentato alla corte con una dignità silenziosa che i Burkwaite avrebbero fatto meglio a imitare.

    Corrisponde a verità che lei è rimasto ferito in Europa? Chiese il giudice.

    Angelo annuì.

    Mi può, per cortesia, fare un breve resoconto dell'entità di tali ferite?

    Fisicamente mi sono ripreso bene, Vostro Onore, rispose Angelo con la voce forte e sicura, ma purtroppo una ferita alla testa subìta quando il mio aereo è stato abbattuto mi ha causato la perdita della memoria a breve termine. I Nazisti avevano occupato la maggior parte della Scandinavia, e quindi dovemmo tornare in Inghilterra prima di riuscire a ricevere aiuto medico.

    Senza dubbio un'esperienza traumatizzante. Il giudice Hellerman incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale della sedia. Continui, per favore.

    Sfortunatamente, a causa di un braccio rotto, non potei essere riassegnato al servizio attivo di volo e il mio superiore mi assegnò a una posizione di rinforzo.

    Lo fece nonostante le sue ferite alla testa? Il giudice Hellerman sollevò le sopracciglia.

    Avevamo pochissimi uomini e c'erano parecchie cose che potevo fare anche con il braccio ingessato. E inoltre, Vostro Onore, in quel momento non era ancora chiara l'entità del danno causato dalla ferita alla testa. Come può vedere, non ho nessuna difficoltà nei processi cognitivi, spiegò Angelo, ma faccio fatica a ricordare i dettagli: circa la metà delle cose che mi vengono dette per la prima volta non mi restano in mente.

    Lei è soggetto a episodi di violenza?

    Nessuno, Vostro Onore.

    Si ricorda bene della sua povera moglie?

    Di ogni istante che abbiamo trascorso insieme, Vostro Onore. La voce di Angelo era rotta dall'emozione.

    Le lacrime pizzicavano dietro gli occhi di Sophia.

    Lei è in grado di guidare e di comportarsi in modo da non mettere in pericolo nessuno, giusto?

    Sì, Vostro Onore.

    Il giudice Hellerman si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi.

    La speranza si mosse nel cuore di Sophia. Ti prego, Ti prego, Ti prego, fai che quest'uomo prenda la decisione giusta. Non era il tipo di preghiera che le suore di S. Caterina avrebbero approvato, ma era senz'altro la più sentita che la ragazza avesse mai pronunciato.

    Il silenzio riempì la stanza. Sophia faceva fatica a stare seduta. Avrebbe voluto vedere come reagivano i nonni materni di Luciano all'atteggiamento pensoso del giudice, ma si sforzò di continuare a guardare davanti a sé.

    Angelo era rimasto in piedi, tranquillo, in attesa della domanda successiva del giudice. La sua compostezza era ammirabile. Senza dubbio la capacità di mantenere il controllo era parte dell'istruzione ricevuta in polizia, o forse nell'esercito, ma Sophia sapeva che anche lui era teso.

    Per quanto tempo ancora vostro onore sarebbe restato seduto a spulciare gli appunti? Quando finalmente il giudice si schiarì la gola, la ragazza saltò sulla sedia.

    Fate sgomberare l'aula, ordinò all'ufficiale giudiziario. Signor Mancini, si può sedere; vorrei farle qualche altra domanda sul progetto di attività che ha presentato.

    Charles Burkwaite, Sophia notò con piacere, era diventato viola. Vostro Onore, vorrei capire che intenzioni ha il signor Mancini riguardo il suo futuro.

    Il signor Mancini non deve soddisfare le vostre aspettative. Aspettate in corridoio finché non vi richiamo.

    Sophia si alzò e prese la borsetta e i guanti che aveva appoggiato sulla sedia di fianco alla sua.

    Signorina Mancini, sia così gentile da prendere posto di fianco a suo fratello.

    Sì, Vostro Onore.

    Con la coda dell'occhio Sophia guardò i Burkwaite che seguivano l'ufficiale giudiziario fuori dall'aula.

    Il nonno materno di Luciano era potente, ricco e senz'altro influente a Harrison Heights, ma non conosceva la profonda e disinteressata lealtà di amici e parenti a Little Italy, povero diavolo. Chissà se si rendeva conto dell'ambiente ricco di amore, affetto e tradizione che il nipote avrebbe perso se fosse riuscito a portarlo via da lì.

    Probabilmente sì, e questo era proprio il motivo per cui non potevano lasciarlo vincere.

    Venti lunghi minuti e venti insidiose domande dopo, il giudice Hellerman fece rientrare i Burkwaite in aula. Aspettò finché si furono accomodati e poi si rivolse a loro.

    Ho preso una decisione preliminare sulla custodia di Luciano Mancini.

    Sophia strizzò la mano di Angelo. Il cuore le batteva a mille. Fece un profondo respiro.

    Vi confesso che sulla carta sembra fuori dubbio che i Burkwaite possano offrire a Luciano la migliore educazione possibile.

    Sulla carta. Era un buon inizio. Espirò.

    Questa mattina, prima di incontrare le parti coinvolte nel caso, ero propenso a....

    Ero, ero, ero. Ero propenso. Il cuore di Sophia si riempì di speranza.

    ... affidare la custodia ai nonni materni. Però, dopo aver conosciuto il signor Mancini non posso dubitare della sua sincera dedizione verso l'interesse del figlio. Anche se continuo a nutrire dubbi e preoccupazioni riguardo le condizioni di salute del signor Mancini, ritengo che a tutti i nostri ex-combattenti vadano offerte le necessarie opportunità per rientrare nella vita civile. Il loro sacrificio per la Patria ed eventuali ferite riportate in combattimento non devono essere usate contro di loro.

    Il giudice si prese un lungo momento per studiare i convenuti. Il suo sguardo si soffermò su Charles Burkwaite che, Sophia notò con la coda dell'occhio, non ebbe nemmeno la cortesia di mostrarsi civile. Poteva essere un segno positivo.

    In conclusione, per un periodo provvisorio di trenta giorni, stabilisco che Luciano resti a vivere con il padre, a patto che vengano rispettate le seguenti condizioni.

    Condizioni. Sophia lanciò uno sguardo ad Angelo, ma non riuscì a interpretare la sua espressione.

    La prima condizione è che la signorina Mancini rimanga a casa e aiuti il fratello in tutti i doveri genitoriali. Guardò Sophia. Accetta questa responsabilità, signorina Mancini?

    Con tutto il cuore, Vostro Onore.

    La seconda condizione è che un assistente sociale nominato dalla corte, la signora Featherstone, indicò una donna seduta nelle ultime file, possa venire a trovare il ragazzo secondo i propri impegni. Le sue relazioni mi consentiranno di valutare il benessere di Luciano. È chiaro?

    Angelo acconsentì rapidamente.

    La terza condizione è che il signor Mancini continui la terapia dal proprio medico e a giorni alternati si sottoponga a test psicologici: chiederò di avere a disposizione i risultati prima del prossimo incontro. Lei concorda signor Mancini?

    Angelo annuì. Sì, Vostro Onore.

    Bene. L'ultima condizione è che ci ritroviamo in quest'aula tra trenta giorni, signor Mancini, e in quell'occasione lei e sua sorella dovrete dimostrare concretamente che il vostro progetto è ben avviato. Nello specifico vorrò vedere l'elenco delle attività giornaliere, la lista di clienti e i libri contabili, con registrati cento dollari in ore di lavoro alla settimana.

    Il cuore di Sophia ebbe un balzo: dovevano guadagnare un centone alla settimana? Avevano solo trenta giorni per lanciare la loro agenzia di investigazioni private? Per costruire una lista clienti? Risolvere un caso? Si morse le labbra.

    A quel punto io sarò in grado di giudicare in modo più adeguato la vostra capacità di ricavare una rendita sufficiente. Posò a lungo lo sguardo su fratello e sorella. Avete il dovere di dimostrare che potete provvedere a Luciano. Se non sarò soddisfatto, per quanto io possa provare pena per le vostre sofferenze, sarò costretto a trasferire la custodia ai Burkewaite. Avete capito bene cosa intendo?

    Angelo rispose di sì, Sophia annuì.

    Trenta giorni. Non era abbastanza. Ma doveva esserlo.

    2

    Il tasso di criminalità a Little Italy era salito alle stelle non appena si era sparsa la voce che l'Agenzia Investigativa Mancini era aperta. Come prima cosa, la signora DiEsprio aveva denunciato il furto di un rosario di cristallo rosa, il suo preferito, da un cassetto della scrivania.

    L'offerta di Sophia di andare il giorno successivo ad aiutare la cliente a sistemare i cassetti era servita allo scopo. La signora DiEsprio, diverse ore dopo aver lasciato la casa con una ricevuta dattiloscritta per l'importo della consulenza, aveva telefonato a Sophia per informarla che il rosario era incredibilmente riapparso. Un vero miracolo.

    Il loro primo caso era stato aperto e chiuso, ma non era esattamente la sfida in cui Sophia aveva sperato.

    La visita di Giuliana Conti seguiva diversi altri casi di uguale semplicità. La signora Conti voleva che il marito fosse pedinato perché sospettava che la tradisse.

    Non posso credere che siamo arrivati a questo punto, singhiozzò nel fazzoletto profumato. Dopo tutti questi anni di matrimonio... Ho dato a quell'uomo sei bambini, gli ho dedicato la mia vita e ora guarda. Mi puoi aiutare, Angelo? Gli occhi asciutti della donna si spostarono dal fratello alla sorella. Sophia, puoi suggerirmi qualcosa?

    Sophia aveva guardato di nascosto il fratello per cogliere il suo punto di vista sulla faccenda ma aveva capito che non sarebbe stato di nessun aiuto. Gli occhi dell'uomo brillavano e lui stava lottando per evitare che un sorriso gli affiorasse sul volto.

    Signora Conti, suo marito sta ancora usando la sedia a rotelle per muoversi, vero? Sophia aspettò la risposta, già sapendo quale fosse. Non faceva nemmeno finta di prendere appunti su quel caso.

    Beh, certo cara, sì. Ha novantatré anni dopo tutto.

    E quanto tempo passate insieme, voi due?

    Giorno e notte.

    La signora Conti abbassò il fazzoletto e si chinò per avvicinarsi a Sophia, con voce da cospiratore. Sai come sono i mariti. Io dipendo da quell'uomo, gli cucino tre pasti al giorno e sembra che non possa avere un momento per me. Lui è sempre lì! Come stavo dicendo a mia figlia... Smise all'improvviso di parlare, con gli occhi spalancati. Un'espressione confusa le

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