LA VERSIONE DI MISTER GLOBALIZATION
Presidente della Fiat per una breve stagione, dal novembre del 1998 al febbraio del 2003, Paolo Fresco era conosciuto negli ambienti torinesi come “l'americano”. Gran parte della sua carriera, infatti, si era dipanata negli States, alla General Electric, dov'era arrivato dopo aver guidato la CGE, una controllata italiana del colosso Usa. Oltreoceano, la sua esperienza era stata un susseguirsi di successi, fino a permettergli di diventare, nel 1992, vicepresidente esecutivo della General Electric, cioè il numero due di una delle aziende più grandi al mondo. Alla Fiat arrivò su chiamata di Gianni Agnelli, della cui nascita è da poco ricorso il centenario. Ed è proprio dal suo rapporto con l'Avvocato che Fresco inizia a raccontare la sua avventura torinese.
Quando ebbe l'occasione d'incontrare per la prima volta Gianni Agnelli?
Lo conobbi agli albori della mia carriera, quando lavoravo alla CGE, della quale la Fiat possedeva il 20%. Innamorato, come tutti gli italiani, del suo mito, chiesi di poterlo incontrare nella veste di segretario del consiglio dell'azienda: tra i miei compiti rientrava quello di tenere informato l'azionista di minoranza dell'andamento della società. Così, un paio di volte l'anno andavo a Torino, riferendo inizialmente a Gaudenzio Bono () e Vittorio Valletta. Ma ero ansioso di conoscere l'Avvocato e chiesi di portargli i miei ossequi: molto gentilmente, mi organizzarono una visita e il giorno stesso Agnelli mi ricevette. Giovane, era a sua volta attratto dai giovani e mi mitragliò con una
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