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L’automobile: fine e mezzo dell’attività turistica
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L’automobile: fine e mezzo dell’attività turistica
E-book101 pagine1 ora

L’automobile: fine e mezzo dell’attività turistica

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Se sentite pronunciare la parola “viaggio”… a cosa pensate? E se la parola fosse “turismo”? Quanti di voi hanno visualizzato un’automobile? Il discorso è complesso, ma tremendamente affascinante. Perché? Perché l’automobile ha fornito una risposta ad esigenze molto specifiche, che nessun altro mezzo di trasporto poteva soddisfare. Certo, magari New York è più raggiungibile con altri mezzi, ma il punto è sempre lo stesso: l’indipendenza. Quando sali a bordo della tua auto, sei tu a decidere dove, come, quando, quanto, perché. In che modo questa rivoluzionaria invenzione ha modificato il turismo nella storia del nostro Paese? Quali possibilità ha concesso che prima non c’erano? E quali ostacoli non può ancora superare? In che ottica possiamo osservare i suoi limiti per trasformarli in punti di forza? Una cosa è certa: per rispondere a queste domande bisogna conoscere bene l’argomento. Leggere queste pagine potrebbe essere un ottimo inizio…

Eduardo Montuori nasce a Termoli nel 1995. Dal connubio tra la sua passione per le automobili e la sua laurea in Turismo nasce questo volume. 
Attualmente esercita la professione di insegnante di scuola guida ed è uno studente di Economia e Management a Roma.
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2018
ISBN9788893845670
L’automobile: fine e mezzo dell’attività turistica

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    Anteprima del libro

    L’automobile - Eduardo Montuori

    voi!

    Introduzione

    L’Automobile, fine e mezzo dell’attività turistica. Non è stato facile ideare questo titolo e fare in modo che sinteticamente racchiudesse tutti i concetti che successivamente nel corso dell’elaborato verranno trattati. Ogni parola è stata calibrata e pesata per riuscire il più possibile a centrare il bersaglio, a partire dal termine "automobile’’. Si è scelta questa parola perché tra le tante utilizzabili per esprimere il concetto è quella dalla accezione più classica. Etimologicamente è composta dal greco (autòs) stesso, di sé, da sé, e dall’aggettivo latino mobĭlis, mobile, che si muove, quindi con il significato che si muove da sé.

    FIGURA 1 - Una Lancia del 1910, osservata con stupore in quanto esemplare raro all’epoca

    La protagonista indiscussa e fulcro dell’elaborato è quindi l’automobile, da sempre percepita come il più importante mezzo di trasporto privato. Continuando ad analizzare il titolo si può notare l’utilizzo delle due parole ‘‘fine’’ e ‘‘mezzo’’ dell’attività turistica. Si è pensato di utilizzare queste due espressioni per rimarcare il doppio filo che da sempre lega l’automobile al mondo del turismo.

    Si inizia l’analisi dalla prima delle due espressioni, quella di automobile come fine: per fine si vuole intendere motivazione, scopo, quindi l’analisi si focalizzerà su tutti i flussi turistici mondiali che come motivazione appunto hanno le automobili. Perciò, sinteticamente, si parlerà di persone che si muovono e che fanno turismo per andare a vedere determinate auto, primo tra tutti gli esempi le supercar monoposto che gareggiano nel campionato di Formula 1, oppure le auto d’epoca in alcuni musei o per i più appassionati e gli addetti ai lavori i convegni e i saloni dove si presentano le novità per il mercato. Insomma l’obbiettivo è quello di inquadrare tutti i segmenti di questa offerta e riuscire a fare una buona fotografia del fenomeno cogliendone l’importanza, l’ampiezza, lo spessore e il lato economico per comprendere la portata del fenomeno e il posizionamento dell’Italia nel panorama turistico mondiale.

    Si prosegue, poi, analizzando la seconda espressione, quella di automobile come mezzo: per mezzo si vuole intendere un vero e proprio mezzo di trasporto, un mezzo con il quale ci si può spostare, quindi oggetto di analisi sarà la natura funzionale e pratica dell’automobile, che serve per spostarsi. Perciò in questa parte ci sarà un focus su tutto ciò che riguarda il trasporto tramite l’auto: rischi, benefici, costi, quando conviene e quando no e valutazioni economiche su scala nazionale.

    Attraverso la dettagliata analisi di queste due dimensioni del rapporto tra automobile e turismo, sulle quali è basato l’elaborato, e dopo un primo capitolo dedicato ai cenni storici che sono necessari per comprenderne l’evoluzione nel tempo si spera di riuscire a inquadrare in maniera significativa il vastissimo panorama del turismo legato all’automobile.

    1. Cenni storici

    Sin dall’inizio della sua storia l’uomo ha sempre avuto l’innato e irrefrenabile desiderio di spostarsi. Le ragioni sono sempre state le più svariate: molte volte è stato costretto a muoversi per bisogno, per sopravvivenza, per fame o per fuggire da un pericolo; altre, invece, lo ha fatto per piacere o per curiosità. Fatto sta che nella natura intrinseca dell’essere umano è sempre esistita questa prerogativa: muoversi. Se non fosse stato per questo desiderio, sicuramente il presente non sarebbe stato quello attuale, la specie umana non avrebbe assolutamente raggiunto il progresso tecnologico e sociale che attualmente possiede.

    Di tutta la storia dei viaggi dell’uomo ci si focalizza su un periodo preciso, quello in cui il mondo dei trasporti è radicalmente cambiato ed è diventato alla portata di tutti, anche dei meno abbienti. Da questo momento in poi si è innescato quel meccanismo socio-economico che ha fatto in modo che tutte le classi sociali raggiungessero un grado di indipendenza mai sognato prima. Questo periodo corrisponde al XX secolo, che ha modificato per la prima volta in maniera significativa il concetto di lontananza.

    Il XX secolo si apriva con una ricerca volta nelle direzioni più disparate. Da carburante fungevano anche sostanze come il petrolio e l’alcool. Infatti, l’automobile a benzina finì per diventare il modello più affermato solo a partire dal periodo intorno alla prima Guerra Mondiale.

    La prima auto non carrozzi forme è stata la Mercedes PS35 del 1901 (Figura 2), che raggiungeva i 70 km/ora.

    FIGURA 2 - Mercedes PS35

    Anche in Italia all’inizio del Novecento iniziò la produzione industriale della FIAT a Torino, con la consulenza tecnica dell’ingegnere Enrico Bernardi che fin dal 1896 aveva iniziato a realizzare industrialmente automobili con motori a scoppio presso la ditta Miari e Giusti di Padova. A questo punto i primi prototipi di automobile erano funzionanti, ma c’era ancora un problema insormontabile che non permetteva alle masse di accedere a questa nuova tecnologia; ovviamente era un problema di natura economica.

    Dal 1908, con la realizzazione in America della Ford Modello T (Figura 3), l’industria automobilistica dette avvio alla costruzione in grande serie di autoveicoli (dal 1913 utilizzando una catena di montaggio) incidendo fortemente sulla civiltà del XX secolo, considerando che tale auto è stata in produzione 19 anni con oltre 15 milioni di esemplari realizzati. Non si trattava di sviluppi di natura puramente tecnologica: infatti, di pari passo, la teoria economica del taylorismo introduceva nuovi canoni di produttività, ridefinendo in parte il ruolo del lavoratore e aprendo questioni di natura umana e sociale. Da una parte, la nuova classe operaia si ribellava a queste dinamiche coniando il termine dispregiativo di fordismo. Dall’altra si faceva il primo passo verso la produzione in massa di autovetture che potessero essere alla portata dei ceti meno abbienti.

    Questi processi furono interrotti dall’avvento dei due conflitti mondiali al cui termine, e solo grazie al boom economico che investì il nostro Paese nel ventennio successivo, anche gli italiani poterono permettersi di comprare un’auto. Possiamo affermare che nel 1960 una famiglia italiana su 3 possedeva un’automobile. Il rilievo assunto dall’industria dell’automobile in Italia, persino in rapporto agli altri paesi, risulta

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