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IL CLUB DELLE MILIARDARIE

E Sara Blakely, fondatrice di Spanx, ce l’ha. Questa mattina è nel suo ufficio di Atlanta, sdraiata su un divano rosso, bianco e nero e indossa, giustamente, un abbigliamento comodo della nuova collezione. “Mick Jagger mi ha appena chiesto di mandargli questi”, dice per rompere il ghiaccio, indicando il suo confortevole outfit. In soli due giorni, dopo 21 anni come proprietaria di Spanx, ha concluso un accordo che ha portato alla vendita della quota di maggioranza dell’azienda a Blackstone, una transazione che ha valutato il brand produttore di intimo a 1,2 mld di dollari. Questo ha spinto Blakely, già ricca grazie agli anni di gestione di un business in espansione, all’interno di un nuovo regno: “La differenza è che ora ho monetizzato il valore”, dice. Blakely, 50 anni, ha costruito quel valore da più di un miliardo di dollari in gran parte grazie ai suoi finanziatori privati, senza cofondatori che condividessero il rischio. E lo ha fatto a modo suo, prendendo decisioni commerciali per “intuizione”, operando lontano dai punti caldi dell’industria dell’abbigliamento di New York e Los Angeles, e considerando sé stessa più come creatrice che come Ceo. Ha scritto lei stessa il brevetto originale per l’intimo modellante di Spanx, piuttosto che strapagare un avvocato: è appeso all’interno di una cornice rossa nell’atrio della società. Il suo percorso le ha portato molti vantaggi, ma è quel genere di sentieri che “ti possono lasciare sulla tua isola”, dice. Al di là della sua propensione per il bootstrapping, ciò che ha allontanato Blakely dal vasto mondo delle startup è stato il suo status di fondatrice, un raro caso di donna che crea e gestisce un’azienda delle dimensioni di Spanx. Ma almeno su questo fronte, la sua isola è diventata un po’ più affollata. L’anno scorso ha rappresentato un punto di svolta per le fondatrici. Non solo Blakely, ma anche Whitney Wolfe Herd della app di incontri Bumble e Anne Wojcicki della startup sulla genetica 23andMe, hanno raggiunto un traguardo non comune: essere fondatrici e Ceo che, vendendo o quotando la loro azienda, hanno conquistato lo status di miliardarie. Le exit miliardarie sono state quelle più spettacolari, ma erano

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