egli ultimi mesi abbiamo assistito all’arrivo di ben tre missioni marziane in orbita (Mars 2020 della NASA; Tianwen-1 della CNSA; Mars Hope della UAESA), e all’ammartaggio di due nuovi rover: Perseverance e Zhurong. Perseverance ha come obiettivo, perché il loro aspetto è in tutto e per tutto simile a quelli biologici. Essi sono generati da processi chimici in grado di riprodurre strutture identiche a quelle di forme di vita semplici e microscopiche. Si tratta quindi di un oggetto inorganico riconducibile solamente a formazioni cristalline o a fenomeni naturali non generati da un processo di fossilizzazione. In passato è già accaduto di imbattersi in processi (ingannevoli) che imitano la vita, in antiche rocce terrestri che, dopo attente analisi, si è scoperto avere origini non biologiche. Queste somiglianze fra segni di vita e residui di origine non biologica sono tali da rendere necessario uno studio interdisciplinare per sciogliere ogni dubbio e capire l’origine dell’eventuale formazione di sedimenti così realistici su Marte. A tal proposito, un team di astrobiologi delle università di Edimburgo e Oxford ha pubblicato, sul , uno studio sull’importanza di distinguere questi falsi fossili da quelle che potrebbero essere prove di vita antica sulla superficie del Pia Rosso, e i ricercatori Sean McMahon e Julie Cosmidis stanno lavorando su un metodo in proposito. La composizione chi e la struttura microscopica rendono difficile distinguere i fossili dagli pseudo fossili, in quanto alcuni dettagli potrebbero non necessariamente essersi conservati, ma essersi persi nel tempo geologico, ha spiegato McMahon.
I “fossili” di MARTE
Feb 01, 2022
1 minuto
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