Ho incontrato per la prima volta Khedoori quando era una studentessa laureata del programma MFA (Master di Belle Arti) dell’Università della California, a Los Angeles. Khedoori copre di cera i grandi fogli di carta su cui di solito dipinge, trasformandoli in un palinsesto che trattiene e imbalsama le tracce accidentali della sua attività. Le sue rappresentazioni spesso fluttuano su di una assenza di sfondo, contesto o posto. Mentre i lavori di molti dei suoi contemporanei sono incessantemente incorniciati da testi e paratesti, i dipinti di Khedoori sono resi ancora più eloquenti dalla modestia della sua autrice.
Da allora, ho guardato, pensato e occasionalmente scritto del suo lavoro. Il mio rapporto con le sue opere ha avuto un’evoluzione curiosa. L’artista, nata in Australia e di stirpe irachena, crea dipinti che mi riportano