Le radici contano. Anche quando il terreno da cui pescare linfa vitale si è assottigliato enormemente. Chiamarsi Lancia, certo, è un vantaggio anche quando devi ricostruire una gamma partendo da un solo prodotto, una credibilità su un ricordo di gloria passata ormai corroso dal tempo, una base clienti su un profilo di consumatore che forse ancora non esiste, un posizionamento premium che per ora somiglia più a un atto di fede che a valori di performance misurabili. Avere un nome, una tradizione, una storia – 115 anni di storia – aiuta, sì. Ma se ti basi soltanto su quello, se non hai una direzione chiara, allora stai chiedendo alla gente una fiducia che equivale a firmare una cambiale in bianco. Perciò Luca Napolitano, ceo del marchio, guarda avanti. E ha definito un piano decennale che disegna una Lancia di domani basata su alcuni pilastri: focus sulla sostenibilità, non solo a livello di propulsione, ma anche di materiali, con il più alto tasso di riciclabilità all'interno del gruppo; una gamma incentrata su tre modelli proiettati nel futuro, sul piano sia del design sia delle soluzioni tecniche; una qualità di prodotto e servizi che eguagli quella della Mercedes e, infine, un sistema di vendita sbilanciato verso l'online e con la metà dei clienti che ha passaporto straniero. Detto così pare semplice, ma è una sfida enorme. Napolitano ha deciso di raccontarne i dettagli a Quattroruote, in un'intervista a "cuore aperto".
Quale briefing sulla Lancia