Il nome Gurfa deriva dall’arabo ghorfà, stanza. Il termine fu usato in Maghreb per designare strutture adibite a magazzino o granaio.
IL sito archeologico rupestre delle Grotte della Gurfa si nasconde nel cuore della Sicilia antica, in un punto di snodo un tempo è stato considerato un vecchio deposito agricolo. Non è un caso infatti che il nome Gurfa, derivante dall’arabo ghorfà che significa “stanza”, nei territori nordafricani del Maghreb è usato per esteso per designare un’antichissima tipologia di struttura, la ghorfa, utilizzata come magazzino o granaio fortificato. In realtà, nonostante l’appellativo di “grotta”, la struttura di dimensioni monumentali della Gurfa lascerebbe pensare più che a un’opera della natura poi adattata dalla mano dell’uomo – come si è spesso detto – a una vera e propria grande architettura di sofisticata progettazione, scavata intenzionalmente nell’arenaria. Ma chi ne fu l’artefice e quale funzione doveva avere?
È qui che, tra storia e tradizioni, viene evocato un nome su tutti: quello di Dedalo, architetto e scultore che costruì il Labirinto del Minotauro per il mitico re Minosse. Secondo la leggenda, il sovrano cretese fu ucciso proprio in Sicilia, in una lunga caccia a Dedalo che era fuggito presso i Sicani, al tempo dominatori di queste terre. Le storie parlano di imponenti cerimonie funebri in onore di Minosse e di una grande e misteriosa sepoltura costruita in Sicilia proprio dal geniale architetto. Potrebbe allora la Gurfa essere la tomba di quel sovrano leggendario?
LA LEGGENDA DI MINOSSE
La civiltà minoica fiorì, designerebbe semplicemente il titolo originario dei sovrani di Creta e non un nome personale (al pari dell’appellativo di “faraone” in Egitto), la leggenda ci restituisce delle precise vicende legate a questo personaggio epico, molte delle quali restano ancora vivide nell’immaginario collettivo. Artefice della costituzione cretese, le cui leggi gli furono suggerite direttamente da Zeus, Minosse viene spesso raccontato come re giusto – motivo per cui nella mitologia diventerà uno dei giudici degli inferi – ma esistono altre versioni che lo ritraggono invece come tirannico ed estremamente spietato. Alla morte del padre adottivo, il re Asterio, Minosse decise di legittimare il suo diritto al trono costruendo un altare in riva al mare in nome del dio Poseidone, a cui chiese di ricevere un toro da immolare in suo onore, animale che però non sarebbe poi riuscito a sacrificare perché dotato di grande bellezza. Questa grave mancanza fece infuriare il dio delle acque che si vendicò facendo innamorare la moglie di Minosse, Pasifae, proprio di quello splendido toro: un’unione incresciosa dalla quale sarebbe nato il mostruoso Minotauro, metà uomo e metà toro. Il sovrano cretese decise così di far erigere un intricatissimo labirinto in cui nasconderlo.