PIATTI ITALIANI ALL’ESTERO
I più replicati: pizza, lasagna, spaghetto al pomodoro.
L’ingrediente più abusato: aglio.
La variante più strana: il gelato turco, Dondurma, dalla consistenza elastica e gommosa.
Oggi nella capitale peruviana l’offerta gastronomica è sorprendente: dal baracchino di ceviche per) che propone un menu degustazione basato sulla stratificazione del territorio, dalle profondità oceaniche alla cima delle Ande”. Parola di Francesco Panella, da poco tornato in tv sul canale Nove con la quinta stagione di che ogni lunedì (alle 21:25) porterà alla scoperta di ristoranti italiani all’estero, dal Medio Oriente agli Stati Uniti passando per l’Europa. Ci racconta pure che un’altra meta da veri foodie è Tel Aviv: “Tra vari indirizzi al The Norman ho trovato una cura del dettaglio impressionante. Riguardo invece noi italiani dobbiamo smettere di pensare di essere sempre i migliori, un esempio ne è la pizza. Non siamo stati capaci di valorizzarla come nostra e non a caso il mercato è in mano agli americani”. E sulle recenti polemiche riguardo i prezzi elevati delle pizze dei locali di Flavio Briatore, il conduttore tv e imprenditore (alla guida dell’Antica Pesa a Roma e di altri locali tra New York e Doha) riporta i commenti perplessi dei ristoratori d’oltreoceano: “Molti mi dicono: ma veramente sprecate il vostro tempo dietro a simili inutili questioni?”. Viaggiando ovunque per business e programmi tv – l’ultimo arrivato è (nuovo format che vedrà sfidarsi a tavola famiglie di origini italiane a New York) – Panella invita i colleghi a riflettere: “È fondamentale la coesione, il mettersi a sistema. Scannarsi è inutile, bisogna invece pensare più in grande”. Quanto ai suoi gusti personali rivela che i piatti stranieri che ama di più sono quelli panasiatici, in particolare il ramen. Segue subito dopo quella del Nord Europa: “Noi abbiamo materie prime di altissima qualità tutto l’anno, diversamente da loro. Mi chiedo dunque quale è la vera creatività? La possibilità di lavorare su un territorio dalla biodiversità unica o studiare per mesi come conservare al meglio un prodotto? Riconosciamo il valore a chi non ha la stessa nostra fortuna”. E per difendere la tradizione italiana all’estero ha in mente un’idea: “Vorrei istituire una giornata internazionale dedicata”, rivela.