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Fuggiamo dall'europa tedesca
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E-book135 pagine1 ora

Fuggiamo dall'europa tedesca

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Info su questo ebook

La crisi economica che ci ha investito era prevedibile. Ancora più prevedibile è il

terribile futuro che aspetta noi ed i nostri figli se continuiamo a disinteressarci del problema economico. La televisione ed i giornali dibattono solo temi marginali e pure con parole incomprensibili al grande pubblico. Questo invece è un libro chiaro e conciso, scritto in stile colloquiale, un'opera di pura divulgazione senza formule matematiche ma fatta solo di parole di uso quotidiano. Spiega come una classe politica corrotta ci abbia condotto in un'Europa dominata dalla Germania che ci ha fatto solo del male. Dimostra perchè ogni sacrificio chiesto agli Italiani per restare in Europa sia inutile anzi controproducente. Rivela qual'è invece il problema principale di cui nessuno parla perchè tenuto accuratamente nascosto. In questo momento molti cominciano ad dibattere l'idea di abbandonare l'Euro, ma manca qualunque idea in merito e mancano pure i termini con cui parlarne. Il libro spiega perchè farlo, con quali modalità e procedure dobbiamo attivare l'uscita dall'Eurozona e quali soluzioni possono rendere sicura anzi vantaggiosa la fuga dalla Unione Europea.
LinguaItaliano
Data di uscita24 mar 2014
ISBN9788869092213
Fuggiamo dall'europa tedesca

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    Anteprima del libro

    Fuggiamo dall'europa tedesca - Stefano Branchi

    FUGGIAMO DALL'EUROPA TEDESCA 

    INDICE

    1 - PREMESSA

    2 – LA SPESA PUBBLICA NON È IL PROBLEMA

    3 – LA BILANCIA COMMERCIALE È IL VERO PROBLEMA

    4 – CON CHI GUADAGNA E CON CHI PERDE L’ITALIA ?

    5 – MA PERCHÈ NOI CI LAMENTIAMO E GLI ALTRI NO?

    6 – MA È TUTTO CASUALE O C’È DAVVERO UN PROGETTO ?

    7 – DOVE PORTEREBBE QUESTA STRATEGIA TEDESCA?

    8 – IL DEBITO PUBBLICO

    9  – DEBITO PUBBLICO TROPPO ALTO RISPETTO AL PIL?

    10 – LA CRISI DI LIQUIDITÀ

    11 – LA RISERVA AUREA

    12 – CONCLUSIONI

    13 – CHE FARE ? IPOTESI UNO E IPOTESI DUE

    1 - PREMESSA

    Uno scrittore onesto, prima di scrivere, si ferma sempre un attimo per riflettere e per porsi le domande canoniche su ciò che si accinge a scrivere.

    1 - È valido ciò che sto per scrivere?

    2 - Potrà interessare i lettori?

    3 - Sarà loro utile? 

    Vale la pena di scrivere se lo scrittore può in coscienza rispondere un bel alla prima domanda ed almeno un prudente probabilmente sì alle altre due.

    Rispondo alla prima domanda.

    In Italia siamo sommersi d'informazione, anche se è di bassa qualità. Nei casi peggiori è proprio fasulla.

    Il settore economico-finanziario non fa eccezione.

    Pochi italiani conoscono le cifre reali della nostra economia e siccome l’economia è fatta soprattutto di numeri, parlare di economia senza conoscere i numeri è inutile e dannoso, si creano solo confusione e disinformazione, esattamente quel gira in Italia in materia economico-finanziaria.

    Il problema è che i numeri dell’economia in Italia circolano poco. Il governo italiano ne pubblica pochi, la stampa specializzata è così specializzata da essere incomprensibile al grande pubblico. Ci sarebbe da discutere all’infinito sul perché di questo, che non succede solo alla cultura economica ma a tutta la cultura italiana in generale, ma non è questa la sede.

    Limitiamoci a prendere atto che in Italia il dibattito economico-finanziario è esclusivo di pochi professori universitari molto legati al potere politico. Tant’è che a turno occupano tutti i posti di ministri e sottosegretari, beninteso senza rinunciare ai loro incarichi in università, fondazioni ed istituzioni monetarie internazionali. Ci sarebbe da ridire su questo evidente conflitto d'interessi.  Non si capisce come un direttore di un'istituzione internazionale possa essere contemporaneamente ministro italiano, quando gli interessi dell’Italia sono in aperto conflitto con gli interessi di questa istituzione internazionale.

    L’assenza di sensibilità degli italiani al problema dei conflitti d’interesse (voluta e coltivata dai corrotti partiti politici) ha consentito situazioni assurde e vergognose.

    1 - Ministri che dovrebbero far pagare le tasse, ma contemporaneamente hanno studi commerciali dedicati ad eluderle.

    2 - Sottosegretari che dovrebbero sorvegliare le banche, ma contemporaneamente hanno cariche nelle banche.

    3 - Ministri che dovrebbero promuovere una certa politica per conto del governo, ma contemporaneamente sono direttori d’istituzioni internazionali che vorrebbero imporci una politica opposta.

    4 – Più in generale, abbiamo un parlamento composto in gran parte di avvocati e commercialisti che hanno tutto l’interesse a complicare le leggi perché il cittadino debba ricorrere a loro anche solo per riuscire a pagare le tasse. Nell’Italia Regia ottocentesca questo conflitto d’interesse era dibattuto e si tentò anche senza successo di porre un tetto al numero degli avvocati che potevano essere eletti in Parlamento. Nell’Italia Repubblicana non ci hanno mai provato e neppure se ne parla, argomento vietato. 

    In sostanza, i temi dell’economia in Italia sono patrimonio esclusivo di una casta che ha tutto l’interesse a complicare anziché spiegare. Unico paese al mondo, abbiamo creato un Ministero per la Semplificazione, peccato che sia così complicato che nessuno abbia capito cosa faccia e come funzioni.

    Nei paesi anglosassoni esistono decine di riviste specializzate che divulgano economia e finanza alla gente in termini semplici e contemporaneamente dibattono i grandi temi contemporanei. L’ultimo cowboy del Texas è abbonato ad almeno una di queste riviste, segue attentamente come sono investiti i suoi risparmi a Wall Street ed interviene, scrive, dibatte.

    In Italia il dibattito economico è cosa nostra di una casta ristretta di professori creata e controllata dai partiti politici.

    In verità in questa casta di personaggi di valore e spessore internazionale ce ne sono pochissimi ed invece c'è un bel po’ di laureati a Reggio Calabria con specializzazione a Messina (senza offesa alle due città, esempi casuali). Hanno avuto il posto universitario per raccomandazione, hanno pubblicato qualche lavoro appena decente ma scritto di nascosto da altri, dai cosiddetti " ghostwriter " pagati a cottimo un tanto a riga, grazie a queste pubblicazioni sono stati automaticamente promossi al rango di esperti economici con relativa poltrona di sottosegretario, anche se la loro attività principale è quella di affaristi, intrallazzatori e tangentisti per conto dei partiti politici.

    In materia di economia e finanza, ci sono almeno una decina di cose che questi signori affermano, scrivono sui giornali e riviste, che la gente crede e da per scontato, che invece non sono vere per niente. Ce le fanno credere perché è nel loro interesse, ma sfortunatamente sono contro il nostro interesse.

    Non si tratta di argomenti da poco perché toccano il nostro portafoglio, la qualità della nostra vita ed anche quella dei nostri figli.

    Ecco quindi un buon motivo per rispondere sì alla prima domanda e scrivere qualcosa che è fuori dal coro. 

    Quanto andrete a leggere è farina del mio sacco, nessun " ghostwriter " scrive per me, non lo scrivo per diventare esperto economico del governo italiano e piuttosto che andare a Roma vado in Nuova Guinea. Né il Vaticano né il Quirinale sono nelle mie simpatie.

    Rispondo ora alla seconda domanda.

    Tutti dicono che le cose in Italia non vanno bene per niente, su questo siamo tutti d’accordo. 

    Siamo pressati dalle istituzioni europee (in verità solo dalla Germania ed i suoi satelliti, intendiamoci), ci chiamano cicale, dicono che abbiamo un tenore di vita troppo alto, che abbiamo troppi debiti, che per rimediare dobbiamo fare sacrifici, ridurre i consumi e soprattutto diminuire la spesa pubblica, che è troppo alta. Ci ripetono fino alla nausea che solo facendo sacrifici si possono ridurre le tasse e ridare fiato all’economia.

    È vero che dentro questa spesa pubblica ci sono sprechi e ruberie vergognose che hanno scandalizzato sia gli italiani sia i nostri partner europei. 

    Ma siamo poi sicuri che ridurre spesa pubblica sia il problema principale? Non basterebbe riqualificare un po’ la spesa pubblica eliminando le parti più improduttive e le ruberie più grosse?

    Ma poi è vero che la spesa pubblica italiana è troppo alta e bisognerebbe tagliarla come sostengono i nostri partner Europei virtuosi come la Germania e l’Olanda? Ma troppo alta rispetto a cosa ed a chi?

    Soprattutto, ridurre la spesa pubblica ed i consumi è nel nostro interesse oppure è interesse di qualcun altro?

    Tutti sono stati colpiti da nuove tasse ed hanno visto calare il loro tenore di vita e le prospettive sono di ancora nuove tasse ed ulteriore degrado del nostro tenore di vita, quindi penso che tutti siano interessati a sapere se questo serve a qualcosa od è solo una presa in giro o peggio. 

    Quindi sono abbastanza sicuro di poter dare una risposta positiva alla seconda domanda, ovvero quel che scrivo può interessare molti.

    Rispondo anche alla terza domanda (se la lettura potrà essere utile), ma qui sono molto meno sicuro di poter dare una risposta positiva.  

    Vale poco accendere un cerino in una caverna buia. L’Italia è il paese del Gattopardo, nulla cambia mai in realtà, ma la colpa è purtroppo solo degli italiani. Anche nei periodi più neri della sua storia, le rivoluzioni le ha sempre fatte soltanto il Palazzo, che a cose fatte convoca un po’ di gente in piazza per dare una patente di democraticità al suo operato. Esempi?

    L’Unità d’Italia è stata fatta per conquista militare da un Re con il suo esercito, mentre la partecipazione di poche migliaia di garibaldini e mazziniani è sempre stata appena tollerata, giusto per avere

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