Menù letterario tipico romano: Recipes and Love from our Roman Kitchen
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Anteprima del libro
Menù letterario tipico romano - Claudio Gargioli
romano
Menù letterario tipico romano
Menù letterario tipico romano
© 2014 Claudio Gargioli
Claudio Gargioli
© 2014 Atmosphere libri
Via Seneca 66
00136 Roma
www.atmospherelibri.it
atmospherelibri.wordpress.com
info@atmospherelibri.it
Redazione a cura de Il Menabò (www.ilmenabo.it)
Si ringraziano Alberto Rinaudo per la concessione delle sue illustrazioni, Tommaso Ausili/Con-trasto per le fotografie all'interno del ristorante e il maestro Luigi Serafini per averci permesso di pubblicare il logo di Armando al Pantheon.
Al mio papà Armando da cui tutto ebbe inizio
Armando
Il buon cibo è il fondamento della vera felicità
.
Auguste Escoffier
Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte
.
Francois de La Rochefoucauld
"La magnata e la dormita,
massimamente in una certa età,
so’ l’uniche du’ gioie de la vita.
La sola differenza è questa qui:
che pure si ciài sonno pòi magnà,
ma si ciài fame mica pòi dormì!"
Aldo Fabrizi
logo
Aneddotica
1) Il Conte Bracci
2) Franco l’idraulico
3) Il cinese vero e quello falso
4) Cechetta, la micia di bottega
5) Mino e la moglie
6) Gian Maria Volonté e la coda alla vaccinara
7) Mario Lupo, il nostro Nando Mericoni
8) Virgilio e Lombardi, i due librai
9) Osiette
10) Ernesto e Aba Ceccato
11) Ugo Gregoretti e l’autista del bus
12) Michele Er Mafioso
13) Bello de casa
14) Tanti altri
15) Barabba, il più mejo barbone del Pantheon
16) Domenica la fioraia
17) Renato Righetti e l’eroica vigilessa
18) Enzo Pompei, il primo vinaio di Armando al Pantheon
19) Pietro ed Elisabetta Zimmerman
20) Luigi Serafini e l’uovo primordiale
21) L’ossobuco cremolato di Alessandro Baricco
Le ricette
Vitello arrosto con patate
Pajata
Pasta e ceci
Animelle di vitello alla Claudio
Pollo al vino bianco
Coda alla vaccinara
Bocconcini di vitello
Cacio e pepe
Melanzane alla parmigiana
Trippa alla romana
Polpette di vitello e manzo alla romana
Anatra apiciana alle prugne
Pollo con i peperoni
Fettuccine all’Armando
Amatriciana
Salti in bocca alla romana
Baccalà alla pizzaiola
Coratella d’abbacchio con carciofi
Faraona ai funghi porcini e birra nera
Fettuccine con le regaje di pollo
Ossibuchi cremolati con piselli
Carbonara
Stracciatella
Fave al guanciale
Minestra di broccoli in brodo d’arzilla
Spaghetti alla gricia
Cipolline in agrodolce
Pere cotte al vino rosso
Crostata di visciole
Claudio Gargioli
Armando al Pantheon
Salita de’ Crescenzi, 31
Roma
Prendete un cuoco insignito di Tre gamberi dalla guida Il Gambero Rosso 2014, un padre un po' geniale che ha avviato l’attività e un fratello tuttofare. Mescolateli con una figlia desiderosa di apprendere l’arte della cucina, un locale delizioso (Armando al Pantheon) indicato tra i migliori dieci ristoranti della Capitale dall’inglese The Guardian, a pochi metri da una delle più belle piazze di Roma, un menù che varia dalla tipicità della cucina romana, cosiddetta del quinto quarto
(trippa, coda alla vaccinara e altro), a delle vere e proprie chicche quali l’anatra alle prugne e la faraona ai funghi porcini e birra nera, estrapolate da una cucina apiciana
di oltre duemila anni fa. Farcite con storie che raccontano di cibo, narrazioni familiari, personaggi famosi e curiosità. Cuocete a fuoco vivo. Il risultato è un’essenza squisita e autentica: una storia delicata - insieme gioiosa, commovente e ironica - che tocca il cuore e il palato e non se ne va più via.
Lunch at the Gargioli’s place will always leave you feeling happy. Located in the heart of Italy’s ancient capital city, the restaurant boasts an address that oozes Romanness, but not the loud, flashy kind plastered all over the many dubious signs to be seen in this tourist quarter of Rome, where tourist-trapping, pseudo-restaurants and pretend delicatessens selling pizza by the metre to Americans insult the eternal city's beauty. At Armando al Pantheon, we take our heritage a heck of a lot more seriously.
For three generations, dad Armando’s recipes have resisted the temptation to take the easy way out. The rest of the family, all faithful and passionate keepers of tradition, are now at the helm of a business that attracts discerning (and less discerning) tourists, local gourmets and everyday foodies alike. Claudio runs the kitchen and is the brains behind the recipes, putting together a classic menu with only the slightest input from the 21st century. Fabiana and Fabrizio move from table to table in the dining room, helping the undecided and making sure everything is as it should be. The atmosphere is a homely one, where you’ll always feel at ease, from perfect table linens to the right glasses and Luigi Serafini's alchemical crockery. But above all, there’s the food, which lives up to its reputation for bringing Roman classics, like a roll and lamb coratella; Jewish-style artichokes (delicious); the best gricia in Rome, pleasantly coarse, meaty and succulent; and stracciatella (hard to find these days). There’s also a superb wine list to choose from, and the family’s expert sommeliers to help you decide which bottle to pick.
Prefazione
Roma, Roma, Roma, core de sta città… Ecco, mentre leggevo le pagine di questo libro mi sono ritrovato a canticchiare questo motivo nella testa. Roma non è la mia città, non sono romano da sette generazioni
, ma è la città che ho scelto come mia oramai trenta anni fa, rapito dalla storia, dalle bellezze, dai tramonti dardeggianti e dalle albe struggenti, ma soprattutto è stata l’idea della romanità, quel misto cialtrone e un po’ guascone di core e cinismo, la velocità della battuta fulminante, il disincanto con cui si guarda al mondo che mi conquistò. Ecco Claudio Gargioli o blecchescief
, come lo chiamo, è questo, uno dei pochi presidi di romanità, in una città che in questi anni ho visto cambiare e diventare più internazionale e cosmopolita. In via dei Crescenzi non si mangia solo cucina romana di gran classe, ma ci si immerge in quella Roma sparita.
Le pagine di questo libro volano via in un soffio, con quella leggerezza e un pizzico di ingenuità, che sono la cifra più bella della cucina di Armando, una cucina artigiana, faticata dal cuore antico e soprattutto vera. Sapori che riconosceresti tra mille, sanno di mamma e pranzi buoni, profumano di territorio in una coincidenza magica tra piatto e paesaggio. Un ottovolante tra volgarità e sublime, tra alto e basso, colto e popolare che è la cifra stessa della cucina romana.
Seduti a questi tavoli stretti, vedi sfilare un campionario di volti e personaggi che lasciano intravedere mille storie. Ogni tanto, quando ho tempo, mi piace sedermi solo in sala e concedermi un piatto e guardarmi in giro e immaginare storie e situazioni per ogni ospite, così mi sembra di vederli: il conte Bracci, Mino, Pietro, il Maestro Serafini e così via, alcuni li ho conosciuti, altri no, ma sono talmente vivi e veri nel racconto di Claudio che mi sembra di conoscerli da sempre. C’è molto Magni nella Roma raccontata, ma anche l’occhio da provinciale del Fellini dello straordinario e visionario Roma, una capacità da narratore, di cogliere i dettagli e di tratteggiare in pochi gesti, quasi pittorici, le caratteristiche dei personaggi. Storie di fama, di successi, di meschinità e rovine, ma sempre viste con l’occhio caustico ma gentile dell’oste, che sa tutto capire e comprendere. L’oste non giudica e la trattoria è il luogo dove si può essere se stessi senza timori e preoccupazione, l’oste è il nostro complice, pagato per questo, ma anche un giudice bonario e condiscendente, custode delle nostre debolezze, dei nostri gusti: sa se vogliamo un piatto piccante o bruciato, conosce i nostri amici, ci vede romantici o arrabbiati, paterni o seducenti, a secondo delle occasioni, ci guarda e ci vede per come siamo, in tutta la nostra umanità, del resto cosa c’è di più umano della fame?
C’è anche la cucina di Armando in questo libro: ricette che urlano romanità, quella alta della curia, con le sue ricette ricche e opulente, quella testaccina del quinto quarto, quella storica apiciana, la cucina romana è un universo, fatto di mille anime e sfaccettature, Claudio le conosce una ad una, gli dà del tu e ci gioca, con la sicurezza che solo una grande conoscenza regala. Parlando del padre lo definisce un cuoco autodidatta, ecco questa definizione è giusta anche per lui, vederlo al lavoro nella cucina a vista è una gioia, gesti efficaci, misurati, una velocità di esecuzione che ha dello stupefacente. Una cucina artigiana, antica e favolosa, che non si impara nei banchi o in stage per il mondo, ma a bottega, giorno dopo giorno, come tutte le fatiche artigiane. Tutto cucinato al momento, tutto espresso, che sa di fiamma e padelle, incredibile, in un mondo dove l’alta cucina è figlia della linea, della codificazione, di gesti sempre uguali, la cucina di Armando è tutta efficacia, ricette che resistono alle generazione, ma sempre diverse e forgiate dall’attimo, andrebbe preservata come una specie in via di estinzione, come memoria di quando il cucinare era occhio e guizzo.
Provate a rifarle le ricette di questo libro, io l’ho fatto, scoprirete sapori antichi e dimenticati, confortanti come solo il cibo sa essere, come lo sanno essere solo certi cibi che profumano di casa e focolare, però ricordatevi che mangiati qui in salita de Crescenzi, nel core di Roma
, dalle mani sapienti di una famiglia di osti romani, avranno un altro sapore, unico e antico, come quello di queste pagine.
Alessandro Bocchetti
Una cucina, una vita, le ricette.
Armando al Pantheon
È dentro la cucina che scrivo queste mie righe. È qui, nel calore della mia cucina, che nacque tutto più di mezzo secolo fa. E ora, circondato dalla presenza spirituale di Armando, dal rumore dell’aspiratore e dallo sfrigolio delle padelle su fornelli, ripercorro la storia di Armando al Pantheon, una storia di odori, di colori, di sapori.
Tutto ebbe inizio nel 1961. Mio padre Armando aveva in gestione una piccola pizzeria in via dell’Argilla, dove qualche anno prima avevano girato il film Guardie e ladri con Totò e Fabrizi, alle spalle di Gregorio VII. Veniva da un’esperienza decennale nel