Ottobre, sui monti è tempo di pioggia. Nuvole nere imponenti portano lampi e le prime folate di vento sanno di terra bagnata. Qui, sull’altopiano di Navelli, ogni anno una notte d’autunno si ripete un miracolo: i campi la sera si addormentano marroni e al mattino si svegliano tinti di fiori viola.
Si sa, le meraviglie spesso si scoprono per caso. Come stavolta: mi salta un appuntamento a L’Aquila e decido di perdermi per una stradina di montagna. Seguo come un segugio i cartelli che indicano Navelli, nota ai buongustai di mezzo mondo perché in questi fazzoletti di terra si coltiva lo zafferano, e del più pregiato. L’estate è già un ricordo ma su questo altopiano a 800 metri d’altitudine, brullo e incastrato tra montagne acuminate già innevate, la natura è all’opera per dar vita al prodigio: far sbocciare milioni di corolle viola di, che daranno lavoro per due settimane, tra fine ottobre e metà novembre, a una novantina di agricoltori della cooperativa Altopiano di Navelli. A Civitaretenga, borgo di 200 anime che domina la piana sottostante a pochi chilometri da Navelli, c’è un agriturismo. Si chiama Casa, è gestito proprio dai soci della cooperativa e permette ai più curiosi di pernottare per assistere alle varie fasi della raccolta e della lavorazione della spezia. Arrivo lì nel tardo pomeriggio, l’atmosfera è brumosa. Fa freddo e c’è aria di neve. Una tazza di acqua bollente e tre stimmi di zafferano in infusione sono quello che ci vuole per rimettermi in sesto. Una signora della cooperativa mi avvisa che l’indomani all’alba cominceranno a raccogliere i fiori: “Quest’anno un po’ prima del solito, – dice – perché nei prossimi giorni è previsto maltempo”.