Food&Wine Italia

INNOVAZIONE OSPITALITÀ EXPORT SOSTENIBILITÀ

Quella che troverete nelle prossime pagine è una selezione delle cinquanta migliori cantine italiane dell’anno, secondo noi. I criteri che ci hanno guidato nella scelta – con il prezioso supporto del gruppo di esperti che abbiamo voluto coinvolgere nell’impresa – sono quattro pilastri fondamentali nell’orientare oggi un’attività imprenditoriale nell’industria del vino che voglia lavorare sulla qualità ambientale e umana, perseguendo i propri obiettivi di business nel segno dell’innovazione e della sostenibilità – quindi anche della responsabilità sociale – e puntando sull’export e sull’ospitalità.

Alla fondamentale capacità di internazionalizzazione, infatti, oggi si associa l’importanza di saper accogliere e cucire percorsi ed esperienze sartoriali dedicati agli appassionati di vino e ai turisti in cerca dell’eccellenza e delle singolarità del belpaese.

Dunque aspettatevi un catalogo versatile di segnalazioni, non necessariamente guidato dalla distribuzione geografica nell’arco della Penisola, né vincolato da etichette, pregiudizi e regole di sorta: è un panorama ricco e composito della viticoltura italiana quello che ne risulta, fatto di grandi e prestigiosi gruppi vinicoli che coesistono con boutique wineries e piccole realtà artigianali, di cantine convenzionali e attività dedite a perseguire i principi della naturalità.

Per ognuna delle aziende individuate, abbiamo indicato anche un vino rappresentativo della filosofia produttiva (volutamente senza un’annata specifica), utile suggerimento per iniziare ad approfondire la conoscenza delle diverse realtà a partire da quel che sanno raccontare di sé nel bicchiere.

Perché ai criteri sopra elencati, ça va sans dire, si accostano, in ogni caso, l’identità e la qualità dei vini che ciascun protagonista della nostra Top 50 esprime al meglio delle proprie capacità.

ABBAZIA DI NOVACELLA

ALOIS LAGEDER

BANFI

BARBACAN

BELLAVISTA

BENTU LUNA

BERTANI

CA’ DEL BOSCO

CANTINE FERRARI

CANTINE SETTESOLI

CASA SETARO

CASTELLO DI AMA

CECCHI

CERETTO

CIRELLI

DAMILANO

ELENA FUCCI

FRESCOBALDI

GAJA

GRAVNER

GUIDO BERLUCCHI & C.

J. HOFSTÄTTER

KELLEREI KALTERN

LAMOLE DI LAMOLE

LA STAFFA

LE RIPI

LUNGAROTTI

MARCO CARPINETI

MASCIARELLI TENUTE AGRICOLE

MASI

MONTEVERTINE

PIO CESARE

PLANETA

POLVANERA

SALCHETO

SAN FELICE

SIDDURA

STEFANO AMERIGHI

TABARRINI

TASCA D’ALMERITA

TENUTA CASENUOVE

TENUTA DI FESSINA

TERREVIVE

TRAMIN

VELENOSI

VENICA & VENICA

VENISSA

VILLA RUSSIZ

VILLA SPARINA

ZIDARICH

ABBAZIA DI NOVACELLA

Varna (Bolzano)

 kloster-neustift.it

TRE LE LINEE: CLASSICA, PRAEPOSITUS E LA NUOVA INSOLITUS, DEDICATA AI VINI SPERIMENTALI

La Valle Isarco, che si estende da Bolzano verso il Brennero, in Alto Adige, rappresenta da sempre un’importante rotta commerciale che ha permesso di viaggiare nel corso dei secoli a re, imperatori, mercanti e pellegrini. Quest’ultimi, che durante il Medioevo partivano dal Nord Europa per recarsi a Roma e poi in Terrasanta, nel loro percorso trovavano spesso rifugio e calore all’interno dell’Abbazia agostiniana di Novacella, fondata nel 1142 dal beato Hartmann. Fin da subito il convento si qualificò come una importante istituzione culturale per tutto il territorio visto che, grazie alle donazioni dei tanti benefattori locali, intraprese in quel periodo varie attività sociali tra cui la viticoltura che gli Agostiniani insegnarono agli abitanti della Valle Isarco divenuta, grazie alla loro presenza, una delle più importanti aree vitivinicole d’Italia. I vigneti, ancora oggi, si estendono dai 600 metri di quota del convento fino ai 900 metri all’interno di un terroir, tra i più a nord in Italia, dove le forti oscillazioni termiche e i terreni magri di origine glaciale, misti di ciottoli e sabbia, forniscono ai vini caratteristiche uniche. L’abbazia gestisce oggi due aziende agricole: quella di Novacella, con 6 ettari di vigneti solo a bacca bianca (sylvaner, müller-thurgau, kerner, grüner veltliner, pinot grigio, riesling e gewürztraminer) e la Tenuta Marklhof a Cornaiano, che conta 22 ettari a vigneto dove, su terreni più caldi, si coltivano schiava gentile, pinot nero, lagrein e moscato rosa. I vini dell’Abbazia di Novacella, esportati in oltre 40 Paesi, si dividono in tre linee: Classica, dedicata ai vini quotidiani, Praepositus, l’eccellenza territoriale e, in ultimo, Insolitus, il nuovo progetto dedicato a vini sperimentali e a tiratura limitata. Tutti questi vini possono essere degustati alla mescita all’interno dei locali dell’abbazia in abbinamento a piatti della gastronomia regionale. Nell’enoteca, inoltre, possono essere acquistati anche altri prodotti come grappe, succhi di mela, tisane e cosmetici oltre che altri prodotti provenienti da monasteri in tutta Europa. Ogni anno circa 50mila visitatori partecipano alle visite guidate del convento che al suo interno conserva opere di straordinaria bellezza come la chiesa di Santa Maria Assunta in stile tardo-barocco, il chiostro con la sua volta gotica, i dipinti e gli altari gotici di Friedrich Pacher e la biblioteca che custodisce manoscritti, codici miniati e circa 65mila volumi a stampa.

ALTO ADIGE VALLE ISARCO RIESLING DOC PRAEPOSITUS

Perfetto esempio di come il riesling renano allevato nel territorio di Varna e Bressanone, su terreni composti da micascisto, paragneiss e quarzite, acquisti personalità, carattere e spinta minerale tanto da competere per complessità e longevità con i più grandi vini bianchi europei.

ALOIS LAGEDER

Magrè (Bolzano)

 aloislageder.eu

LAGEDER HA ALLEGGERITO IL PESO SPECIFICO DEL VETRO DELLE BOTTIGLIE PER TUTTE LE TIPOLOGIE DI VINO

Lageder ha avuto un ruolo trainante nel far diventare l’Alto Adige una regione sinonimo di qualità. L’azienda familiare, nata nel 1823 e ormai alla sesta generazione, si è costantemente adattata a nuove situazioni e sempre con un occhio che guarda oltre i propri confini. Fin dall’inizio la famiglia (in foto) ha avuto una visione chiara su cosa fare per riuscire a trasmettere l’enorme passione, il rispetto per la natura e la cura nei dettagli che si celano dietro i loro vini. Quella che all’inizio sembrava la strada più difficile da intraprendere e percorrere ha poi dato i suoi frutti trasformandosi in un circolo virtuoso dalle peculiarità olistiche che abbracciano tutti i passaggi della produzione. Negli anni il nome Lageder è diventato un punto di riferimento per le aziende vinicole biodinamiche in Italia e fuori confine, grazie al lavoro eccellente e al confronto costante e amichevole con le altre realtà nazionali e internazionali interessate a condividere, imparare, conoscere e crescere insieme. Un esempio è Summa, l’appuntamento annuale che si svolge nel bellissimo giardino dell’azienda durante il quale cantine e produttori, insieme a curiosi e giornalisti del settore, si incontrano e si confrontano sui temi legati alla sostenibilità. La Vineria Paradeis, situata a Magrè sulla Strada del Vino, è il luogo in cui meglio si esprime il concetto di ospitalità sacra che i Lageder destinano agli ospiti; qui la chef Flora Hohmann crea piatti con ingredienti del GrandOrto, che si trova tra le vigne, e di vari agricoltori locali. Importante è anche il progetto che Lageder sta mettendo a punto riguardo alle bottiglie e alla loro evoluzione nel tempo: dal 2013 infatti si lavora per la sostenibilità con un alleggerimento del peso specifico del vetro – dai 750 grammi si è arrivati oggi ai 450 – delle bottiglie per tutte le tipologie di vino. È nata così una nuova bottiglia Borgogna che, nonostante la leggerezza, riesce a soddisfare le esigenze di un vino di qualità. Con questa innovazione Alois Lageder ha ridotto la produzione (17%) e il consumo di vetro di diverse tonnellate, un dato rilevante dal punto di vista ambientale che ha effetti positivi sulla natura grazie alle minori emissioni di CO2.

ALTO ADIGE PINOT GRIGIO PORER

Un vero ambasciatore del territorio altoatesino, lontano anni luce dalla produzione di massa di questo vitigno nobile che qui raggiunge il livello che merita. Con leggeri sentori di pesca bianca e melone, sapido con il giusto corpo, fresco e dal finale lungo che lo rende un vino gastronomico per eccellenza.

BANFI

Montalcino (Siena)

 banfi.it

IL CASTELLO OSPITA UN WINE RESORT E IL RISTORANTE LA SALA DEI GRAPPOLI, UNA STELLA MICHELIN

Oggi il Brunello di Montalcino è tra i vini più prestigiosi e ricercati d’Italia ma la storia del suo successo è tutto sommato recente. È vero che la sua invenzione, passateci il termine, si fa risalire generalmente alla fine dell’Ottocento, ma è altrettanto innegabile che la fisionomia che conosciamo oggi sia stata plasmata negli ultimi trent’anni. Se tutto questo è stato possibile, anche in termini di notorietà e blasone internazionale, una bella fetta di merito va al lavoro pionieristico del progetto Banfi. Tutto comincia nel 1978, quando i fratelli italoamericani John e Harry Mariani acquistano una grande tenuta nella zona sud del territorio ilcinese, cominciando un clamoroso lavoro sul piano viticolo e completando l’opera con una moderna cantina. Stiamo parlando di qualcosa come 2.830 ettari, un terzo dei quali occupati da vigneti; una base straordinaria per costruire quello che diventerà l’azionista di maggioranza della denominazione, fornendo una base formidabile e la giusta massa critica per lanciare il Brunello su scala mondiale. Numeri importanti, che a poco sarebbero serviti senza un lavoro agricolo ed enologico di alto profilo, accompagnato dalla bravura tecnica, ma anche manageriale, di Ezio Rivella. Da questo punto di vista, Banfi è stato rivoluzionario per il territorio, dandogli respiro internazionale e trasformando un vino di razza ma praticamente inesistente sui mercati del mondo in un fenomeno di successo planetario, sfondando soprattutto negli Usa. Un’opera che si è affermata e confermata nel tempo, con la famiglia Mariani che non ha mai smesso di investire, a Montalcino come in altri territori. Così sono arrivate proprietà in Piemonte e poi di nuovo in Toscana: a Bolgheri, in Maremma e in Chianti. Resta tuttavia Montalcino il focus principale dell’azienda, con una miriade di iniziative che fanno di Castello Banfi uno dei luoghi più conosciuti e frequentati del vino italiano, di grande appeal enoturistico. Lo storico castello ospita un Wine Resort che fa parte del circuito Relais & Châteaux, al cui interno brilla la Stella Michelin del ristorante La Sala dei Grappoli. È il mondo, tuttavia, il terreno di gioco naturale di questa impresa, tanto che non stupisce la neonata collaborazione con un nuovo tassello prestigioso made in Montalcino: il primo Master of Wine italiano di sempre Gabriele Gorelli. La Fondazione Banfi lo ha accolto nella propria faculty con il ruolo di Worldwide Ambassador, al fine di sviluppare l’internazionalizzazione di nuovi progetti culturali.

BRUNELLO DI MONTALCINO POGGIO ALLE MURA

Grazie a un accordo con una vecchia azienda di Montalcino (l’Agricola Poggio alle Mura), la famiglia Mariani fece il primo passo nel mondo del Brunello. Oggi questa etichetta simboleggia il vertice qualitativo di Banfi. Matura tra botti grandi e barrique, ha impatto aromatico ampio e complesso, tra frutta matura e spezie.

BARBACAN

San Giacomo (Sondrio)

 barbacan.it

LA VITICOLTURA NATURALE È IL CREDO DI FAMIGLIA, IN CUI L’UOMO È AL SERVIZIO DEL TERRITORIO SENZA ALCUN ARTIFIZIO

Da quando il vino è diventato un argomento cult, all’incirca da una ventina d’anni, nell’ampio spettro di caratteri dei singoli produttori si possono individuare due estremi: da un lato ci sono i general manager, che dedicano gran parte del tempo a manifestazioni, convegni e fiere, e dall’altro i vignaioli veri, che in maniera diretta e opposta scelgono di vivere la campagna in maniera totalizzante. Di questa seconda categoria, indubbiamente virtuosa, fanno parte i fratelli Luca e Matteo (in foto) Sega, figli di Angelo, che producono vino nell’impervia Valtellina. Dalla geolocalizzazione, San Giacomo di Teglio, è chiaro sin da subito che si tratta di un’agricoltura eroica perché le loro parcelle vitate, distribuite su sei ettari di terreno nei tipici terrazzamenti della zona, sono talmente difficili da lavorare da richiedere una presenza fissa e costante da non potersi perdere nemmeno un giorno dell’intero processo produttivo. I due fratelli hanno scelto di coltivare e raccogliere, oltre alla tipica chiavennasca, altri antichi vitigni rari locali quali rossòla, rossolino rosa, pignòla, brugnòla, bressana, negrera. Il credo di famiglia è la viticoltura naturale, in cui l’uomo è al servizio del territorio senza alcun artifizio e dove le uve continuano a vivere anche dopo la raccolta attraverso fermentazioni spontanee e non controllate. I rossi di riferimento della gamma, veri e propri cru aziendali, sono il Söl e Jazpémi. Il primo, Söl, è frutto di una vigna che si sviluppa quasi in verticale e che in alcuni punti supera i 500 metri di quota sul livello del mare. A seconda delle annate e delle vendemmie, da questa nascono rossi sapidi dai tannini molto affilati, incisivi; Jazpémi (anagramma di Pizaméj, che è il nome storico dialettale della parcella) è un vino elegante, molto fresco, dotato di grande profondità e intensità, con tannini levigatissimi. Lo stile dei vini aziendali è improntato ad una classicità austera, lontana anni luce dai rossi imbottiti di legno e di dolcezza fruttata della (ex) nouvelle vague italiana. Il frutto però non manca, declinato in una versione fresca e “croccante”, più che tendente al surmaturo.

VALTELLINA SUPERIORE JAZPÉMI

Un vino raro per originalità aromatica e delicatezza gustativa. In apparenza leggero come una piuma, fa percepire l’energia tannica tipica della varietà in una forma quintessenziale. I tannini ci sono ma si percepiscono privi della terrosità scura di un potente Barolo; non spogliati, ma per così dire nitidi e trasparenti.

BELLAVISTA

Erbusco (Brescia)

 bellavistawine.it

IL MAGNIFICO RELAIS L’ALBERETA, DIMORA DI LUSSO E CHARME, È LA CORNICE IDEALE PER I VINI

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