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Gli artigiani italiani della birra
Gli artigiani italiani della birra
Gli artigiani italiani della birra
E-book1.164 pagine14 ore

Gli artigiani italiani della birra

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Rassegna, aggiornata al 2020, dei birrifici artigianali italiani più qualificati e attendibili, con accurata recensione dei loro prodotti più rappresentativi.
L'Appendice invece si compone di tre parti, ognuna con un compito didascalico ben definito. Storia della birra, una panoramica storica della bevanda, dalla nascita fin ai nostri giorni. Ciclo produttivo, le varie fasi percorse dal cereale per diventare birra. Glossario, completa e rigorosa terminologia birraria, con l'intento di fugare i non rari problemi di esatta comprensione.
LinguaItaliano
Data di uscita21 mag 2021
ISBN9791220807692
Gli artigiani italiani della birra

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    Anteprima del libro

    Gli artigiani italiani della birra - Antonio Mennella

    ...%".

    INTRODUZIONE

    Dopo il secondo conflitto mondiale l'industria birraria cominciò a oltrepassare il livello nazionale, in una progressione che alla fine assunse dimensioni mondiali, la globalizzazione.

    E, con la nascita dei grandi gruppi industriali a livello mondiale, si ebbe inevitabilmente l'esplosione numerica delle birre. Il mercato fu invaso da un'infinita gamma di prodotti destinati al consumo di massa: livelli qualitativi e igienici di assoluto valore; ma una sorta di standardizzazione, con assenza di personalità e un gusto spesso appena abbozzato. Riemerse di conseguenza, a lungo andare, la voglia di riscoprire tradizioni e gusti del passato, e addirittura in versioni inedite. 

    Si giustifica così la nascita della birra artigianale: una vera e propria rivalutazione individuale del birraio, che può così sottrarsi a schemi legati all'industria e alla grande distribuzione.

    Il fenomeno nacque negli anni Ottanta del secolo scorso negli Stati Uniti d'America, dove giovani fortemente motivati dalla passione cominciarono a produrre birra in casa modificando anche le ricette e apportando rivisitazioni estreme. Successivamente il fenomeno si trasferì in Europa, e cominciarono a nascere nuove imprese di piccole dimensioni, con produzione limitata, ma di altissima qualità.

    A fare, da noi, le prime esperienze del genere furono St. Josef di Sorrento (NA), Ora Brau di Arco (TN) e  Aramini di Vaglio Serra (AT). Ma il fenomeno prese piede in modo più organico intorno al 1996, non solo per la presenza sul mercato di gruppi specializzati nella fornitura di impianti e assistenza e per una maggiore semplificazione normativa, soprattutto per un'evoluzione più qualitativa dei consumi.

    Il processo produttivo delle birre artigianali è quello tradizionale, con le metodiche di fabbricazione ossia così com'erano un tempo, quando dalla fabbrica uscivano birre ognuna col proprio gusto, con le proprie caratteristiche. Si sa, la pastorizzazione, tesa a sterilizzare la birra da alcuni microrganismi potenzialmente nocivi, elimina alcuni lieviti, rendendo necessario aggiungere anidride carbonica in un secondo momento; inoltre consente di rendere uniformi profumi e sapori e determina la denaturazione di alcuni elementi nutritivi che, insieme ai lieviti vivi, hanno effetti salutari per l'organismo umano.

    La birra artigianale, non subendo la pastorizzazione, è una birra cruda. E chiaramente, fino alla consumazione, va tenuta a basse temperature. Così come è generalmente inferiore a quella delle birre pastorizzate la fase stabile della bevanda, a causa della mancanza di conservanti.

    La birra cruda, quasi sempre artigianale, non è nemmeno microfiltrata, quindi integrale, ricca ossia di fermenti vivi, lieviti e sostanze in sospensione che giovano all'organismo. Ovviamente a scapito dell'aspetto, inevitabilmente torbido, opalescente o velato. Non vi è aggiunta di alcun conservante e non vengono utilizzati altri procedimenti (come, per esempio, la stabilizzazione in polivinilpolipirrolidone) che comportino degradazione o impoverimento del prodotto.

    La produzione artigianale in Italia nel complesso presenta una creatività e una varietà notevolissima, forse proprio a causa della mancanza di una tradizione consolidata. Si producono birre ispirate ai più diversi stili internazionali, e non solo. Vengono addirittura create birre con ingredienti e aromatizzazioni più o meno inusuali, che hanno portato alla definizione di vari stili di birre artigianali.

    Pensiamo alle birre prodotte con castagne; con frumento, farro, Kamut; con legumi, come lenticchie, fagioli; con varietà locali di ortaggi, frutta, erbe, spezie delle varie regioni d'Italia (filosofia del chilometro zero); con utilizzo di mosto, maturazioni o fermentazioni in barrique nuove o già nate per i vini; con rifermentazioni tramite lieviti del vino o spumante, addirittura del whisky, mettendo in diverse realtà a frutto l'esperienza derivata dalla vinificazione. E chiaramente, con tali ingredienti o sistemi produttivi, influiscono sulla varietà stilistica anche la diversità delle materie prime, la loro provenienza, la filosofia e l'estro del birraio.

    Sicché, nel panorama della birra artigianale italiana, come un po' ovunque, c'è stata una vera e propria esplosione del fenomeno di microbirrifici, brewpub e, infine, di beer firm, che rappresentano una realtà molto diffusa in tutte le regioni (con la Lombardia in testa, seguita a distanza dal Veneto, dal Piemonte, dalla Toscana e dall'Emilia-Romagna). Anche sottraendo le aziende che hanno chiuso i battenti (e non sono poche), quelle in attività nel 2020 erano circa 900. Un numero che però lascia il tempo che trova, perché, non dico quotidianamente, ma quasi, spuntano nuove realtà  che fanno tanto parlare di sé, così come spariscono in silenzio, possiamo dire all'inglese o insalutato ospite.

    Questi piccoli produttori, chiamati artigiani della birra, sono microbirrifici e brewpub. I birrai a contratto, invece, sono quelli che non hanno una fabbrica propria ma si servono di stabilimenti affermati per la realizzazione delle loro ricette.

    Cerchiamo di chiarirci le idee su queste tre realtà.

    I microbirrifici sono vere e proprie aziende le quali producono quantità significative di birre artigianali che poi vendono a terzi; essi possono ovviamente disporre di mescita e somministrazione al pubblico.

    I brewpub sono pub, birrerie, ristoranti, che dispongono, all'interno dello stesso locale, di una piccola unità di produzione e quindi vendono la birra esclusivamente nel proprio esercizio, compreso naturalmente l'asporto.

    Le beer firm sono un nuovo sistema di produzione al quale hanno portato gli alti costi degli impianti. Pertanto possiamo parlare di realtà imprenditoriali a tutti gli effetti. Si tratta insomma di aziende che, non disponendo di un impianto proprio, realizzano le loro birre presso stabilimenti già affermati pagando quindi l'affitto dei macchinari. Possono chiaramente anche ricorrere a vere e proprie commissioni, fornendo ricette personali oppure mettendosi completamente nelle mani dell'opificio su semplice indicazione delle proprie idee. Non è comunque raro il caso che tali unità prendano da subito la denominazione di microbirrificio, se intenzionate a dotarsi dell'impianto a breve termine.

    Ci sarebbe da differenziare dalle beer firm le brew firm, aziende che affittano un impianto altrui avendo però già elaborato e costruito negli anni una ricetta propria gelosamente custodita. Questa professione permette di acquisire nel tempo esperienza e conoscenza di tutti gli aspetti produttivi per raggiungere il risultato ottimale. E' proprio questo l'aspetto principale che accomuna tutte le brew firm. Grazie all'utilizzo dell'impianto, i birrai hanno la possibilità di far esperienza sui macchinari, scegliere le materie prime e mettere a punto la ricetta perfetta per offrire al cliente le proprie creazioni.

    Da parte nostra, in entrambi i casi parliamo di beer firm, perché non è davvero agevole scoprire l'esatto iter operativo delle due figure di birrai a contratto.

    Senz'altro gli operatori artigianali puntano su prodotti più forti e di maggior carattere, qualcosa insomma di veramente speciale che possa contrastare le onnipresenti lager internazionali. Chiaramente non si può prescindere dalla realtà di mercato: il consumatore italiano è prevalentemente orientato verso le bionde a bassa fermentazione e a contenuta alcolicità. Appunto per questo, quasi tutti i microbirrifici e brewpub hanno in assortimento almeno una lager chiara o una pils, ovviamente con una qualità più fresca in quanto non pastorizzata.

    Ma il maggior numero di proposte si articola nell'ambito delle lager speciali (rosse, scure, strong), con una buona numerosità anche di prodotti ad alta fermentazione (ale, stout, spesso con ricettazioni inedite) e di birre di frumento di vario tipo. Alcuni produttori inoltre preparano delle birre stagionali e per particolari occasioni.

    La birra artigianale tende a conquistare la categoria dei consumatori più esigenti, che sanno apprezzare la qualità distintiva del prodotto, e di quelli che desiderano provare nuove esperienze gustative. I brewpub inoltre puntano a un'offerta abbinata di ristorazione varia e articolata che non si limiti alla solita pizza e ai soliti spuntini tipici dei pub e delle birrerie tradizionali. Il target di riferimento infine è più ampio: non solo i consumatori giovani (corteggiati peraltro da tutti i pub e locali di tendenza), ma anche quelli adulti e i nuclei familiari. In ogni modo la produzione di birra artigianale da parte di microbirrifici e brewpub, come pure da parte delle beer firm, anche se in forte crescita, rappresenta tuttora una piccola, benché molto qualificata, nicchia di mercato, che costituisce l'1% della produzione nazionale.

    Sulla qualità della birra artigianale, non ci sono più ombre. Sono finiti i tempi in cui ci s'imbatteva talvolta in prodotti davvero impresentabili. Così come, a parte la competenza, riscontriamo nei birrai artigiani un entusiasmo straordinario, una vera e propria passione.

    Purtroppo questi artigiani della birra, che continuano a spuntare come funghi, ancora non hanno imboccato la giusta direzione, e continuano a ignorare i rischi che corrono.

    Prima di tutto, la dimensione media degli impianti è ancora troppo piccola, così come è incontrovertibile la fragilità strutturale delle aziende artigiane; a parte la mancanza generale di una cultura imprenditoriale, ovvero la capacità di fronteggiare i rischi che corre qualsiasi impresa. Sicché, in una irreversibile selezione all'interno del movimento della birra artigianale, non saranno necessariamente destinati a scomparire quelli che non sanno fare bene la birra, bensì quelli che non sono aziende, non sono imprese, non sanno fare bene l'imprenditore.

    Inoltre non sono pochi quelli che cercano un ricollocamento lavorativo nella birra artigianale, oggi un segmento di successo sì, ma anche un fenomeno di moda. E le mode, si sa, vengono e vanno. Se dunque un domani dovesse scomparire questa moda, quante aziende artigiane sopravvivrebbero?

    Infine la crisi economica è da un bel po' che si fa sentire anche in un segmento che tira come questo. Non a caso, molti artigiani guardano all'estero come sbocco decisivo per la loro attività. Ma per affrontare con efficacia i mercati export c'è bisogno di una stretta collaborazione tra birrifici, ovvero di una piattaforma distributiva magari sotto l'egida di Unionbirrai.

    Altre osservazioni si possono fare infine sul comportamento di questi artigiani della birra.

    Se si vuole ottenere un risultato ottimale, bisogna lavorare sulla costanza produttiva, ovvero scegliere delle birre con una produzione regolare e impegnarsi fin allo spasimo sul loro perfezionamento, perché nessun perfezionamento ha una dimensione perfetta. Il vero sapere è saper di non sapere, asseriva qualcuno che di birra, non se ne intendeva; ma sapeva perfettamente come andare incontro alla vita, pur sapendo di non esserne all'altezza. E, nel nostro caso, andando incontro a una realizzazione materiale, dobbiamo avere la consapevolezza di non poter mai arrivare al top della perfezione.

    Invece che succede? Nella consapevolezza illusoria di saper tutto di tutti, tanti birrai artigiani inondano il mercato di birre che il più delle volte si differenziano l'una dall’altra, in casi estremi, magari per un tipo di malto in più o una varietà di luppolo diversa. E, quando ci troviamo davanti a una produzione di decine e decine di birre, talvolta al di là del centinaio, viene spontaneo chiederci come il loro artefice possa soltanto elencarle una per una. Ma, pardon!... non vogliamo rischiare di sentirci rispondere che il birraio è lui, e lui sa perfettamente quello che vuole e quello che fa.

    Noi però, una volta trattate le birre di un'unità artigianale, dobbiamo ringraziare il Padreterno se, ritornandoci sopra magari dopo qualche giorno per un motivo qualsiasi, non riceviamo la sorpresa di trovare cambiato il nome della birra, aumentata o diminuita la gradazione alcolica; per non parlare di referenze messe fuori produzione per far posto ad altre, magari barricate, imperializzate, oppure one-shot. Come ci giustificheremmo al cospetto dei nostri lettori se non avremo avuto la fortuna sfacciata di aver potuto provvedere alla rettifica prima di andare in stampa?

    Infine oggi parecchi birrai artigiani si lanciano addirittura in collaborazioni anche con colleghi stranieri. In questo caso, trovano il nostro apprezzamento solo se lo scopo non è quello di stupire con una produzione estrosa avvolta in fascino semiesotico e quindi incrementare a dismisura il proprio portfolio prodotti, bensì quello di creare una sinergia di forze e di idee tesa alla realizzazione di una creatura di tutto rispetto.

    Dato l'elevato numero dei birrifici artigianali, ci siamo dovuti limitare a una selezione ingrata, con lo scrupolo magari di aver lasciato nell’anonimato qualche produttore meritevole più di un altro trattato.

    E ora veniamo alla legislazione in merito.

    Secondo la legge 28 luglio 2016, n.154, può essere definita birra artigianale solo quella che rispetti tre criteri fondamentali:

    1) Non deve essere sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione;

    2) Deve essere prodotta da un birrificio indipendente. Un birrificio ovvero che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui;

    3) Il birrificio non deve eccedere una produzione di 200 mila ettolitri annui, incluse le quantità di birra prodotte per conto terzi.

    Il legislatore ha dunque costruito la definizione di birra artigianale su quella di birrificio artigianale. In altre parole, è artigianale quella birra prodotta da un'azienda che rispetti determinati criteri di tipo tecnologico, quantitativo e strutturale.

    Pertanto le birre che non soddisfino questi requisiti non potranno riportare sull'etichetta la dicitura birra artigianale.

    Da sottolineare che, prima, la legislazione italiana non faceva distinzione tra microbirrifici e grandi impianti industriali, nemmeno per i livelli di imposizione fiscale o per la complessità degli adempimenti.

    Nel giugno 2019 nacque invece nella sede di Coldiretti il Consorzio Birra Italiana con lo scopo di tutelare la birra artigianale nazionale e di garantire l'origine delle materie prime - in primis orzo e luppolo - impiegate nella produzione al fine di rafforzare l'identità italiana autentica.

    Infine, a gennaio 2020, in un'assemblea degli associati presenti a Roma, fu presentato il marchio Artigianale da Filiera Agricola Italiana, strumento fondamentale per la diffusione della conoscenza e l'identificazione chiara della birra Made in Italy.

    Ancora prima però, nel 2003, era nato il COBI-Consorzio Italiano di Produttori dell'Orzo e della Birra, l'unico consorzio italiano che riunisce più di 80 agricoltori i quali, oltre a essere coltivatori di orzo, sono contemporaneamente produttori di birra agricola.

    E, nel quasi totale silenzio, era quindi avvenuta una piccola grande rivoluzione per l'universo brassicolo italiano. Con il Decreto Ministeriale 212/2010  era stata segnata una svolta importante nel quadro normativo agricolo, riconoscendo la birra come prodotto agricolo a tutti gli effetti e il birrificio agricolo come azienda integrata nella produzione e nella vendita diretta di birra agricola.

    In definitiva, affinché  possa essere considerata agricola, la birra deve avere determinate caratteristiche, in particolare: la prevalenza del proprio prodotto rispetto  a quello acquistato da terzi e la maltazione dell'orzo. Il luppolo invece può sempre essere acquistato da terzi in quanto generalmente non viene coltivato. Ma l'orzo deve essere prodotto in proprio, o comunque all'interno del Consorzio, con una percentuale non inferiore al 51%. Misura che sale al di sopra del 70% per i birrifici agricoli aderenti al marchio Birragricola registrato nel Consorzio stesso. Per la maltazione, sono pochi i produttori che possono permettersi di costruire una malteria, per cui si servono della malteria consortile.

    Gli  artigiani  italiani  della  birra

    A

    Abbà

    Livorno Ferraris

    Birrificio, in provincia di Vercelli, messo su nel 2007 da Vittorio Celidonio, insieme a due amici, Cristiano e Daniele. Si trova nella cascina Abbà, in piena grancia vercellese: il reparto di produzione è al primo piano (un tempo fienile), che si affaccia su un'ampia corte; la taverna per la mescita, nella vecchia stalla.

    La produzione, solo di fermentazione alta con rifermentazione in bottiglia, comprende 15 proposte che sono libere interpretazioni di stili classici operate da Vittorio, un chimico industriale con passato da homebrewer. La Farinella invece è legata ai prodotti del territorio.

    Abbà Bionda, belgian ale bionda (g.a. 5%). Con una morbida effervescenza, la spuma bianca si rivela abbastanza fine e persistente. L'aroma è fresco e intenso, dolce di malto, con lievi sentori di caramello e lievito speziato. Il corpo, medio-leggero, presenta una tessitura da grassa ad acquosa. Il gusto, amabile e fruttato all'imbocco, si evolve presto in una consistenza, prima, amara, poi, agrodolce con un tocco di spezie. Il finale, abbastanza asciutto e pulito, spiana la strada a un retrolfatto delicatamente luppolizzato e di buona persistenza.

    Abbà Nigra, dry stout di colore ebano (g.a. 4,7%). Si propone con una bella spuma nocciola, aromi tostati e di liquirizia, corpo pieno e frizzante, sapore fresco e segnato dal malto che però termina secco e tostato, retrolfatto di sufficiente persistenza animato da impressioni aromatiche di liquirizia.

    Abbà Ambra, belgian strong dark ale di un ambrato scuro tendente al tonaca di frate (g.a. 7%). Con un'effervescenza sottile ma abbastanza percettibile, la spuma color cappuccino emerge fine e abbondante, compatta, duratura, piuttosto aderente. L'elevata intensità olfattiva si esprime con attraenti profumi di lievito, malto, caramello, anche di una leggera tostatura. Il corpo di buona struttura sorregge un fresco e ricco gusto di frutta, a malapena sbilanciato sul dolce. Il discreto finale asciutto introduce un lungo retrolfatto delicatamente tostato.

    Abbà D'Oro, belgian strong golden ale aranciata (g.a. 8%); potente, intensa. La schiuma è sottile, fitta, resistente. All'olfatto si liberano aromi penetranti di malto infervorati da gradevoli sentori agrumati, erbacei, fruttati, lievitosi, speziati (con un lieve spunto d'incenso); mentre il luppolo si limita all'onesto ruolo di equilibratore. Il corpo  palesa una struttura morbida e gagliarda, insieme. La forza dell'etanolo riscalda irresistibilmente il palato. Il gusto propone un malto tenue con note in sottofondo di luppolo a scongiurare infiltrazioni dolci e fruttate. Il gran finale cordiale, potente, intenso, asciuga il palato, facilitando al retrolfatto il compito di lasciarlo compiutamente pulito.

    Abbà Palea, apprezzabile hefe weizen di colore paglierino (g.a. 5%). La schiuma si leva compatta e molto persistente. L'olfatto è piuttosto segnato dal malto, con ben distinte note dei chiodi di garofano. Cereale e spezie s'impongono con maggior determinazione al palato. Il retrolfatto appare decisamente secco.

    Abbà La Farinella, specialità dorata (g.a. 7,5%); prodotta con varietà pregiate di riso e piante officinali del Vercellese. Ha spuma di grana assai minuta non però molto persistente, olfatto erbaceo e un po' balsamico, corpo di pregevole tessitura, gusto di cereali con note di frutta e una punta di acido, sufficiente retrolfatto aromatico.

    Acelum

    Castelcucco

    Birrificio, in provincia di Treviso, aperto nel 2010 da un'azienda (guidata da Enrico Scagnoli) con esperienza ventennale nella realizzazione di impianti completi per microbirrifici, la BBCINOX.

    La produzione, solo di fermentazione alta, è affidata a birrai usciti dal Cerb di Perugia che hanno già realizzato 15 referenze.

    La vendita avviene esclusivamente presso l'opificio.

    Acelum Duse IPA, india pale ale di colore rosso con vividi riflessi violacei; abbondantemente aromatizzata con luppoli americani (g.a. 6,5%). E' dedicata all'eccellente interprete del teatro naturalistico Eleonora Duse (1858-1924), figlia di Alessandro, anche lui attore nato a Chioggia. Con l'effervescenza piana, la spuma si solleva fine, copiosa e duratura. L'olfatto si ostina nei suoi acuti sentori di pompelmo rosa, arancia amara, frutto della passione, non senza un sottile richiamo alle ciliege. Nel corpo esuberante, la dolcezza del malto scivola piacevolmente verso un lungo finale amaro. Anche la discreta persistenza retrolfattiva è improntata a solleticanti suggestioni amarognole.

    Acelum Freya Belgian Ale, light belgian ale dorata (g.a. 4,5%); un omaggio alla memoria di Freya Stark, appartenente a una dinastia di audaci viaggiatori. Con una carbonazione medioalta,  la schiuma bianca si leva generosa, fine, soffice, cremosa, persistente. L'aroma è dominato da soavi profumi floreali e fruttati, con accenni di lievito, caramello, agrumi, pane tostato, sciroppo d'acero. Il corpo, decisamente sottile, ha una squisita consistenza acquosa. Il gusto appare lievemente dolce, tra note di malto, caramello, frutta. Il vivace finale arriva secco, tostato, speziato. Il corto retrolfatto è tutto di un luppolo dal moderato amaro un po' astringente e di un delicato lievito fruttato.

    Acelum Twenty, golden ale bionda (g.a. 4%). La spuma abbonda, e con una straordinaria aderenza. Piuttosto complesso, l'aroma emette profumi di luppolo legnoso, di malto caramellato, di frutta matura. Il corpo, leggero e vivace, ha una scorrevolissima trama acquosa. Il gusto, elegantemente improntato al malto, ostenta un apprezzabile equilibrio, con la blanda luppolizzazione che invita i toni di agrume a emergere in tutta la loro briosità. Il secco finale introduce un debole retrolfatto di luppolo amaro.

    Acelum Deliria, belgian strong dark ale di colore ramato intenso (g.a. 9%). La carbonazione è moderata; la schiuma, di un beige chiaro, molto fine, compatta, duratura, nonostante l'elevato tenore alcolico. L'olfatto, marcato dal malto dolce, reca sentori di caramello, agrumi, frutta, affumicatura, spezie. Il corpo, medio-pieno, ha una consistenza oleosa con sensazione di spessore. Anche il sapore mostra una certa tendenza alla dolcezza, con note di malto, caramello, miele, frutta scura, melassa; ma l'equilibrio è assicurato dal robusto fondo di luppolo erbaceo, amarognolo e acidulo. Il finale si esprime con una secchezza ruvida, quasi pungente. Il retrolfatto è ricco di frutta sotto spirito, che riscalda con estrema delicatezza, in sinergia con blande suggestioni speziate.

    A.F.-AEFFE

    Castel San Giorgio

    Birrificio del 2008, in provincia di Salerno, ricavato dalle fondamenta di un palazzo. Fu opera, con la collaborazione di Luigi Serpe (del birrificio Maltovivo), di Leonardo Enrique Parilli, un tecnologo alimentare con passato da homebrewer di origini venezuelane.

    Nel 2018 avvenne il trasferimento nella nuova sede di Nocera Inferiore, sempre in provincia di Salerno.

    La produzione, sia di alta che di bassa fermentazione, svaria fra tradizioni e stili diversi.

    Alcune delle 20 birre sono intitolate a numeri della smorfia napoletana.

    Aeffe La Prima, pilsner di colore giallo paglierino (g.a. 5%); il primo prodotto del birrificio. Con una carbonazione decisa, la spuma sprizza sottile e compatta, di pregevole stabilità e aderenza. La finezza olfattiva si esprime con gradevoli profumi di luppolo fresco, quasi pungente, che lasciano ampio spazio anche per i sentori erbacei e qualche spunto fruttato. Il corpo cerca di mantenersi in una dimensione leggera, disponendo peraltro di una spiccata consistenza acquosa. Su fondo neutro, con lieve tendenza alla dolcezza, il gusto si snoda decisamente secco, e di grande freschezza, tra note di luppolo e spezie che armonizzano con quelle aspre di lime e scorza di pompelmo. La comparsa dell'amaro nel finale è quasi sfuggente. Al contrario, nella corta persistenza retrolfattiva alitano con insistenza piacevoli impressioni amarognole.

    Aeffe Diciannov-'a Risata, altbier di colore ambrato acceso tendente al rubino (g.a. 4,7%). Complessa e di buon equilibrio, possiede un corpo solido e abbastanza pieno da cui esalano sensazioni di malto presto soppiantate da intense note di luppolo. Il finale è tutto dell'amaricante.

    Aeffe Cinquant-'o Marenare, hefe weizen di colore giallo forte con riflessi luminosi (g.a. 5%). Si presenta con aroma di fiori, corpo morbido dalla fragranza della mela verde e un esuberante finale erbaceo.

    Aeffe Settantasett-'o Riavolo, belgian strong dark ale di colore ambrato carico (g.a. 7%). Con un'effervescenza armoniosa, la schiuma color paglierino fuoriesce ricca e compatta. L'aroma si esprime con profumi di malto dolce tra lievi sentori di caramello. Dal corpo di ampia struttura prende il via un gusto amabile equilibrato dal luppolo in sottofondo. La secchezza del lungo finale prelude alle sensazioni delicatamente amare della discreta persistenza retrolfattiva.

    Aeffe Margherita, saison di colore giallo dorato (g.a. 5%). Con una carbonazione piuttosto sostenuta, la spuma sbocca minutissima, cremosa e di pregevole stabilità. L'eleganza olfattiva si manifesta tramite profumi fruttati e di spezie, equilibrati, persistenti. Il corpo rotondo, di trama alquanto cremosa, sostiene un sapore fruttato dall'accento acidulo, a cui la bevanda deve la propria rinfrescante piacevolezza. Il lungo finale, morbido e secco, precorre una suggestione della crema di limone emergente dal discreto retrolfatto.

    AH Bräu

    Fortezza

    Brewpub, in provincia di Bolzano, aperto nel 2009.

    Pratica sia l'alta che la bassa fermentazione, proponendo nove referenze.

    AH Bräu Helles, münchner hell di colore giallo dorato chiaro (g.a. 5%). La carbonazione si mantiene nella media; la schiuma bianca sbocca minuta, cremosa, tenace, aderente. L'aroma, non così intenso ma fine e pulito, si apre con piacevoli sentori di malto, lievito, cereali, luppolo erbaceo. Il corpo appare alquanto sottile, in una consistenza spiccatamente acquosa. Il gusto, abboccato, rotondo, con tendenza al burroso, cerca di far emergere la freschezza del malto, con la tacita connivenza del rampicante. Rampicante, che anche verso la fine della corsa si limita a far capolino, quasi a voler sottolineare la discrezione della propria presenza. E' il retrolfatto invece che, nella sua sfuggente persistenza, eroga qualche convincente suggestione amarognola.

    AH Bräu Weizen, hefe weizen di colore biondo (g.a. 5%). Con un'effervescenza elevata, la schiuma prorompe fine e compatta, tenace e aderente. L'olfatto è segnato dal malto, con sottili note dei chiodi di garofano. Malto e spezie si propongono con una certa decisione in bocca, dove vengono supportati da un vivace corpo medio-leggero. Dal retrolfatto spirano suggestioni secche e pulite.

    AH Bräu Dunkles, münchner dunkel di colore ambrato carico tendente al rossiccio (g.a. 5,5%). Con una media effervescenza, la spuma si leva sottile e cremosa, nonché di sufficiente stabilità e aderenza.  L'aroma gioca distintamente sui toni caldi: il malto tostato spira intenso e armonico, con quasi impercettibile predominio sul cereale e sull'amaricante. Il corpo medio mostra una pregevole pastosità. Nel gusto, il dolce del malto viene stemperato da note di caffè, liquirizia e cioccolato, col risultato di un equilibrio quasi perfetto. Il gradevole finale luppolizzato precorre un breve retrolfatto con tendenza alla dolcezza, ma su fondo amaro e tostato.

    Stagionali

    AH-Bräu Barrique, dunkel bock di colore marrone (g.a. 6%); stagionale invernale. La schiuma viene fuori cremosa e durevole. L'aroma di malto reca lievi note di vaniglia e tannino dovute alla lunga maturazione in legno.  Il corpo rotondo ostenta una robustezza gagliarda. Il gusto è amabile, e compie una corsa regolare che si chiude tra suggestioni tostate. Il retrolfatto, non così lungo, risulta però piacevolmente caramellato.

    AH-Bräu Lupinus, oatmeal stout di colore ebano (g.a. 5,5%); stagionale estiva. La spuma, soffice e cremosa, è abbastanza scura. Nell'aroma di malto si riconoscono distintamente sentori speziati. Il corpo rotondo esibisce una tessitura morbida e fluida. Il gusto tostato, che ricorda il caffè e la cioccolata, sfocia in un finale alquanto secco.

    Aleghe

    Coazze

    Aleghe è la parola di saluto e di benvenuto usata a Coazze, un piccolo comune in provincia di Torino, alla sinistra del torrente Sangone.

    Enzo Canarelli, Roberto Carbonero e Alessandro Mammi concepirono l'idea di  aprire un microbirrificio al bancone dello storico pub di Enzo, il Gambrinus di Avigliana (nella Valle di Susa). L'apertura avvenne nel 2008 col nome di Aleghe appunto.

    Nel 2017 l'attività fu trasferita nella nuova sede di Giaveno, sempre in provincia di Torino.

    La produzione è sia di alta che di bassa fermentazione, e sfrutta la leggerissima acqua di fonte alpina a 750 metri di altitudine. La vendita delle 16 birre avviene al pub di Avigliana.

    Aleghe La Bionda, pilsner bionda (g.a. 5,3%). L'effervescenza decisa sviluppa una schiuma compatta, di notevole durata e aderenza. L'olfatto mostra un'esaltante finezza di luppolo, con lievi sentori di frutta, erba e fieno appena falciato. Il corpo appare pieno, però morbido e brillante. Il deciso gusto luppolizzato può avvalersi del solido malto in sottofondo. Il finale, aspro e secco, non dura più di tanto. Il retrolfatto eroga un piacevole amarognolo erbaceo.

    Aleghe La Doppio, helles bock/maibock di colore ambrato (g.a. 6,5%). Con un'effervescenza moderata, la spuma emerge ricca e soda, tenace e di buona aderenza. L'aroma è di malto, dolce e fruttato, e di alcol. Nel corpo strutturato il sapore, di malto e cremoso all'inizio, diventa piuttosto asciutto, resinoso e luppolizzato verso la fine. La lunga persistenza retrolfattiva sa tanto di caramello e frutta secca.

    Aleghe La Rossa, traditional bock, realizzata con cinque tipi di malto di cui uno arrostito (g.a. 6,5%). Di colore rubino scuro molto intenso, risulta ricca e molto complessa nel suo carattere di malto, venato di un lieve ma persistente sentore di fumo. La schiuma viene fuori cremosa e durevole. Il corto finale secco introduce un retrolfatto con l'amaro appena accennato.

    Aleghe Wolf, imperial pils di colore giallo dorato (g.a. 8%). Con una carbonazione decisa, la spuma sgorga copiosa, fine e solida. L'aroma si schiude fresco e quasi pungente di luppolo e spezie. Il corpo gagliardo accarezza il palato con una forza alcolica impetuosa ma delicata. Il gusto compie il suo percorso in piena regola, favorito da impressioni amabili. Il prossimità del finale emerge il rampicante, che lascia un lungo retrolfatto piacevolmente amaro.

    Aleghe Aleghetor, doppelbock di colore marrone molto scuro (g.a. 7,5%). Utilizza fave di cacao e malti tostati. Con una media effervescenza, la spuma caffellatte, piuttosto grossolana, mostra comunque buona tenuta. Al naso i profumi di malto e caramello lasciano esalare indizi erbacei. Dal corpo di notevole struttura prende l'avvio un intenso gusto la cui lieve tendenza al dolce viene sapientemente equilibrata da note di torrefazione e di luppolo. Luppolo, che, dopo un finale quasi secco e leggermente tostato, si ritrova nelle lunghe suggestioni del retrolfatto.

    Stagionali

    Vengono prodotte, in quantità limitate e con ingredienti diversi nei vari periodi dell'anno, sotto l'etichetta Cuvée d'e Piole. Tra esse:

    Aleghe La Brusatà, birra alle castagne di colore rosso ambrato (g.a. 7%). Moderatamente affumicata, esprime un'affumicatura finemente persistente dal finale di caramella di melassa;

    Aleghe La Pils, pilsner di colore giallo intenso (g.a. 5%). Aromatizzata con infusione a freddo di foglie di menta fresca di montagna, si presenta profumata di luppolo e con secco sapore sottilmente amaro.

    Alguer (Dolmen)

    Uri

    Birrificio, in provincia di Sassari, nato nel 2005 a opera di Fabio Scarpa e Gavino Pisanu, due homebrewer che dal 1999 avevano cominciato a farsi conoscere con le loro elaborazioni in fiere e sagre.

    La produzione, di sei  tipologie, sia di alta che di bassa fermentazione, viene imbottigliata per raggiungere anche il Nord Italia.

    Dolmen Pils, pilsner di colore giallo tenue (g.a. 5%). La spuma si riversa sottile, compatta, stabile, aderente. L'olfatto propone attraenti profumi di pane e lieviti. Dal corpo rotondo prende il via un gusto di luppolo sottile e morbidamente aromatico. Il retrolfatto si rivela amaro e secco nella sua discreta persistenza.

    Dolmen Bock, bock di colore rosso rubino (g.a. 6%). La spuma, piuttosto grossolana, è comunque abbondante, compatta, cremosa, di buona tenuta. All'olfatto, pan pepato e cannella allietano i sentori di malto e di caramello con accenni erbacei. Il corpo, di notevole struttura, spalleggia un intenso gusto la cui tendenza al dolce viene controllata da note di spezie. Nel finale prende il sopravvento il malto, che lascia nel retrolfatto lunghe impressioni tostate.

    Almond '22

    Loreto Aprutino

    Birrificio nato nel 2003 a Pescara, in un edificio del 1870 dove fin al 1922 si pelavano le mandorle (almond, in inglese) destinate alla produzione dei rinomati confetti artigianali di Sulmona. Nel 2007 fu trasferito a Spoltore, paesino sulle colline dell'entroterra pescarese, dove rimase fino al 2014, quando subì un ulteriore trasferimento, a Loreto Aprutino, sempre in provincia di Pescara.

    Jurij Ferri, nato a Stoccolma da madre svedese e padre abruzzese, studiò chimica all'università, quindi iniziò come homebrewer fin a impiantare una piccola ma promettente attività.

    La produzione, ampia e in continua evoluzione, è già arrivata a 37 referenze. Le birre, solo di fermentazione alta (eccetto la pilsner Braveheart), subiscono tutte la rifermentazione in bottiglia. Alcune (Fredric, Blanche de Valerie) sono dedicate alla famiglia.

    In certi casi vengono impiegati miele e zucchero di canna biologici. Il primo è acquistato da apicoltori locali. Il secondo arriva da agricoltori ecuadoriani del circuito equo e solidale. Sempre biologico e del circuito equo e solidale, è lo zucchero di canna integrale delle Filippine mascobado, più scuro e di sapore più intenso con retrolfatto di liquirizia. Ma si utilizzano anche farro biologico, segale, fiocchi d'orzo e d'avena. L'acqua proviene dalla fonte di Farindola, in un'area incontaminata sulle montagne abruzzesi, per cui non necessita di alcun tipo di trattamento.

    Almond '22 Fredric, intensa belgian ale di colore ambrato carico dai riflessi rubino; realizzata con aggiunta di zucchero di canna grezzo a fine bollitura (g.a. 6%). Ha un naso molto equilibrato, con profumi fruttati e sentore di caramello; corpo rotondo; morbido e piacevole sapore di frutta con buon sottofondo di luppolo; delicato retrolfatto amaro.

    Almond '22 Irie, golden ale di colore giallo paglierino (g.a. 5%). Utilizza una leggera speziatura a base di coriandolo, fiori d'arancio, boccioli di rosa, scorza di arancia amara e dolce. Si propone con una bella spuma compatta e persistente, fine naso dolce dalle spezie appena accennate, corpo medio, notevole equilibrio gustativo tra cereale e rampicante che si perde in un lungo finale amaro evocante la buccia d'arancia.

    Almond '22 Grand Cru, belgian strong golden ale, di un ambrato chiaro, in stile abbaziale (g.a. 7,5%). Sprigiona al naso un sottile ma persistente bouquet fruttato; mentre al gusto risulta equilibratamente speziata e dolce. Le morbide e fresche note finali rendono il prodotto di facile beva, a dispetto della natura vinosa.

    Almond '22 Nigra, singolare stout che cerca di conciliare la dolcezza della sweet stout inglese con il deciso sapore secco e amaro della dry stout irlandese (g.a. 4,5%). Propone un colore tonaca di frate tendente al nero; spuma compatta chiara con sfumature caffè; invitanti profumi di caffè d'orzo e cioccolato fondente; corpo di media intensità; gusto morbido e delicato con note di caffè, cioccolato e tostature piacevolmente amaricanti.

    Almond '22 Farrotta, specialità al farro (g.a. 5,8%); con farro e miele d'acacia (aggiunto, quest’ultimo, in fase di raffreddamento del mosto) biologici. Ha un bel colore dorato con riflessi aranciati, fresco e attraente olfatto balsamico, corpo setoso (merito del farro), gusto all'attacco dolce ma che si avvia lentamente verso il finale aromatico foriero di un retrolfatto di farro con discreta persistenza all'insegna della morbidezza.

    Almond '22 Maxima, english strong ale di un intenso colore dorato (g.a. 6,9%). La schiuma emerge ricca e cremosa. All'olfatto, spezie e sentori balsamici e di agrume candito si fondono con tocchi di erba medicinale. Il corpo ha una buona tessitura. Il sapore inizia caramellato, vira quindi verso il candito e termina con un certo amarore subito asciugato dall'alcol, con la felice introduzione di un lungo retrolfatto dolcemente segnato dal malto.

    Almond '22 Blanche de Valerie, bière blanche di colore giallo paglierino (g.a. 4,5%). E' dedicata alla moglie del birraio. Utilizza cereali biologici locali: segale e saragolla. Quest'ultima è una specie antenata dei grani duri (introdotta in Abruzzo dall'Egitto nel secolo IV) rispetto ai quali contiene un più alto contenuto di proteine, lipidi e sali minerali. La speziatura è invece affidata alla rarissima varietà di pepe nero di Sarawak, coltivata nel Borneo. Con l'effervescenza moderata, la schiuma si sviluppa sottile, compatta, aderente. L'attraente olfatto pepato regala freschi profumi di acqua d'arancio. Dal corpo medio si distende un persistente gusto morbido e abboccato con fragranti note speziate ma privo della tipica acidità della witbier. Al gradevole finale secco e pulito, segue una discreta persistenza retrolfattiva dalle raffinate suggestioni amare ed erbacee, con un lontano richiamo di pepe.

    Almond '22 Noa,  barley wine, affinato in bottiglia per sei mesi (g.a. 10%). Ha colore ambrato scuro con riflessi aranciati e spuma compatta e persistente. Le intense note di candito, di uva sultanina e di una leggera ossidazione sono destinate a una notevole evoluzione durante l'invecchiamento. Con un corpo consistente, il gusto accusa tutta la potenza dell'alcol; eppure scorre con eleganza e un calore carezzevole, sin al lungo finale di consistenza erbacea.

    Almond '22 Noa Reserve, versione della Noa affinata 1 mese in acciaio, 12 mesi in caratelli di rovere italiani da 100 litri e 2 mesi in bottiglia (g.a. 10%). Il colore rubino ha riflessi aranciati. L'olfatto, di grande complessità, è caratterizzato da note di frutta esotica, uva sultanina e una lieve sfumatura ossidante. Il corpo rotondo e vigoroso spalleggia il calore e la viscosità gustativa con chiusura finemente erbacea di una lunga corsa.

    Almond '22 Pink IPA, india pale ale italianizzata (g.a. 6,2%); con utilizzo di pepe rosa. Ha colore ambrato chiaro dai riflessi aranciati, aroma particolarmente luppolizzato con tocchi fruttati e di agrume, corpo medio, deciso gusto secco di tendenza amara, persistente retrolfatto amarognolo.

    Stagionali

    Almond '22 Torbata, barley wine prodotto, durante la stagione fredda, con malto da whisky e miele di castagno (g.a. 8,7%). Il colore è di un ramato scuro. La spuma beige abbonda, ma non dura molto. Al naso i caratteristici sentori di torba precedono il fruttato e il miele di castagno, in attesa del luppolo che armonizzi il tostato e il caramellato. Il corpo ostenta una notevole struttura. Il gusto appare leggermente orientato verso il dolce e l'affumicato, insieme; ma si snoda, ricco e concentrato. L'alcol si tiene nascosto per l'intero percorso gustativo ed esplode nel finale. Il retrolfatto è breve; si rivela però caldo, avvolgente.

    Almond '22 Christmas Cru, specialità natalizia di colore ambrato con qualche sfumatura arancio (g.a. 8%); ottenuta con mosto cotto di uve montepulciano d’Abruzzo. Ha sostituito la Grand Cru Santa Claus (g.a. 7,6%). La schiuma ocra, fine, soda, cremosa, mostra sufficiente durata. L'elegante finezza olfattiva propone sentori di spezie, caramello, banana matura, anche i segni dell'alta fermentazione. Il corpo, esageratamente strutturato, spalleggia il vibrante gusto tostato dai sentori balsamici. Dal retrolfatto si levano impressioni calde e dolci, tipiche della frutta sotto spirito.

    Collaborazioni

    Con Karma, 'Na tazzulella 'e Cafè; con l'ex Desmond di Spoltore (PE), Festival; con Foglie d'Erba, Le '22 Foglie del Conte.

    Alta Quota

    Cittareale

    Birrificio in provincia di Rieti. Nacque, in località Selvarotonda (a 1600 metri d'altitudine), nel 2010 a opera dei fratelli Andrea (il mastro birraio) e Claudio Lorenzini. Mentre il trasferimento nella sede attuale avvenne nel 2014.

    La cooperativa sociale Il Gabbiano, affidataria dell'esecuzione del progetto Falacrina a sostegno di percorsi di integrazione dei richiedenti e titolari di protezione internazionale, ospiti del comune di Cittareale, nel 2010, in collaborazione con il birrificio Birra del Borgo, mise a punto il progetto Alta Qualità: laboratorio sperimentale di produzione e commercializzazione di birra artigianale, potenziale opportunità di lavoro per gli ospiti del progetto Falacrina.

    La birra viene realizzata sfruttando l'acqua dell'Alta Valle del Velino e il farro di cui venne avviata la produzione in loco per esaltare ancora di più l'identità del territorio cittarealese.

    La produzione attuale è solo di fermentazione alta, con 21 referenze.

    L'imbottigliamento avviene presso lo stabilimento di Birra del Borgo.

    Alta Quota Principessa, speciality grain (al farro) di colore biondo dai riflessi dorati (g.a. 5,8%). Con un'effervescenza moderata, la spuma fuoriesce copiosa e morbida. Gli aromi sono di luppolo e di malto. Il corpo medio, equilibrato, alimenta un sapore di frutta con note di spezie. Il retrolfatto appare amaro di tostature.

    Alta Quota Omid, speciality grain di colore nero impenetrabile (g.a. 7,2%). Ha una ricca schiuma compatta e duratura, aromi di malto e di luppolo che armonizzano tra loro, corpo pieno e vigoroso, delicato gusto di frutta matura con belle note tostate, lunga persistenza retrolfattiva all'insegna di suggestioni amarognole.

    Alta Quota Ginevra, belgian strong golden ale di colore biondo tendente all’ambrato (g.a. 6,5%). L'effervescenza media genera una spuma spessa e resistente. I profumi erbacei e floreali cedono pian piano il posto a quelli di agrume e di frutta matura. Il corpo appare armonico e robusto, caldo, brillante. Il gusto scorre vigoroso e pulito con lieve tendenza all'amarore. Dal retrolfatto si levano lunghe impressioni dolceamare.

    Alta Quota Chicano, spiced ale di colore biondo intenso (g.a. 5,8%). Utilizza un peperoncino proveniente dal Perù e dalla Bolivia. Si presenta con una schiuma di media stabilità, intenso olfatto fruttato ed erbaceo, corpo medio, gusto di malto all'inizio ma che vira presto all'amaro del luppolo, sorprendente retrolfatto dalle sensazioni calde e piccanti.

    Alta Quota Giovio, american pale ale di colore ambrato (g.a. 6,5%). La spuma ocra è minuta, cremosa, tenace. L'olfatto si libera con puliti sentori floreali, di agrumi e di pesca bianca. Dal corpo leggero prende il via un gusto a strati che si succedono ritmicamente: prima, biscotto e caramello, poi, ancora agrumi e pesca bianca, a chiudere, lieve amaro vegetale. Il finale asciutto prelude a un retrolfatto dalle suggestioni amaricanti della scorza di pompelmo.

    Collaborazione

    Alta Quota Birrosa, specialità di colore ambrato carico (g.a. 6,5%). Si tratta di una birra al vino (rosato Vigna Camposevero) realizzata in collaborazione con il ristorante La Foresta di Rieti. La spuma, di grana piuttosto grossolana, risulta di scarsa durata. L'elevata intensità olfattiva regala attraenti profumi erbacei e floreali e, in secondo piano, sentori di frutta matura e di agrumi, non senza qualche accenno mentolato, speziato e di frutta secca. Il corpo agile e leggero favorisce il distendersi di un fresco gusto amarognolo con una sapiente punta di acidità.

    'A Magara

    Nocera Terinese

    Birrificio, in provincia di Catanzaro, aperto nel 2014. Fu opera dei fratelli Marco e Federico Ferrini, proprietari, insieme alle rispettive compagne, Asun Yanutolo e Nicoletta Ziosi, dell'azienda agricola Fangiano e dell'agriturismo Calabrialcubo. Il birraio invece è Eraldo Corti, titolare del beershop con cucina Nabbirra di Cosenza ed ex homebrewer messosi in luce con la birra Riuli, realizzata presso il birrificio A.F.-AEFFE.

    La produzione contempla una trentina di proposte solo a fermentazione alta. Mentre le megare, stilizzate in etichetta, sono figure della tradizione popolare calabrese, ovvero le streghe o fattucchiere; così come le megarie sono le pratiche magiche da loro operate.

    'A Magara Magaria, plain porter di colore marrone molto scuro, quasi nero (g.a. 6%); d'ispirazione angloamericana. Con una delicata effervescenza, la spuma, di un beige scuro, emerge fine e abbondante, cremosa e duratura. L'olfatto è in direzione del torrefatto, della frutta secca tostata, dello speziato e di un leggero affumicato; da parte sua, il luppolo sembra voglia rimanere alla finestra, mentre s'insinua sottilmente con i suoi sentori di pompelmo. Il corpo, da medio a leggero, presenta una consistenza vellutata, tra cremosa e oleosa. Il gusto riflette fedelmente le sensazioni avvertite al naso, con la semplice aggiunta di qualche nota di caffè che apporta una fresca punta di acidità. Il percorso, di media durata, si conclude con un amarore moderato che lascia nel sufficiente retrolfatto secchezza e pulizia.

    'A Magara SaisonSaison, saison di colore arancio pallido (g.a. 7,7%). Sospinta da una frizzantezza elevata, la schiuma bianca si alza imponente, finissima, compatta, cremosa, di notevole stabilità e aderenza. Al naso, intensi profumi fruttati e floreali di luppolo spirano frammisti armonicamente a un delicato sentore acidulo e allo speziato dei lieviti. Il corpo medio ha un'opportuna consistenza watery. Di notevole interesse appare il gusto, sempre floreale, e con note fruttate e speziate, nonché una marcata punta di acidità agrumata. Un lieve amarore erbaceo segna il brusco finale. Corto, rustico e aspro, il retrolfatto sa rendersi piacevole col suo sfuggente warming etilico.

    'A Magara Riulì, red ale di colore ambrato carico (g.a. 6%). La carbonazione è piuttosto contenuta; la schiuma, di un beige chiaro, generosa, fine, compatta, cremosa, molto stabile e aderente. Il bouquet olfattivo si libera tenue ma con persistente freschezza e pulizia, a base di malti, canditi, toffee, caramello, biscotto, cereali, frutta rossa, miele, crosta di pane, luppolo agrumato. Il corpo medio ha una buona trama watery. Con una solida base maltata, il gusto può esprimere tutto il suo equilibrio tra note caramellate e fruttate a contrasto con un amarore di luppolo resinoso deciso non però invadente. Qualche reminiscenza di coriandolo fa una rapida comparsa nella peraltro brevità del finale. Anche il retrolfatto risulta abbastanza corto, con amaricanti suggestioni tostate e terrose.

    Amiata

    Arcidosso

    Birrificio, in provincia di Grosseto, sul monte Amiata, la cui roccia vulcanica (l'Amiata è appunto un antico vulcano) costituisce un filtro ideale per l'acqua utilizzabile nella fabbricazione della birra. Fu aperto nel 2006 dai fratelli Gennaro e Claudio Cerullo in località Il Piano, nella frazione di Montelaterone di Arcidosso.

    Nell'aprile del 2010 l'attività fu trasferita nella zona artigianale di Arcidosso, mentre la vecchia sede rimase come punto di vendita con mescita. La produzione è solo di fermentazione alta con rifermentazione in bottiglia. Utilizzando prodotti tipici del territorio (come castagne, miele di marruca, zafferano) e con un costante lavoro di affinamento qualitativo, l'azienda ha nel tempo enormemente ampliato la gamma di offerte arrivando a 84.

    Amiata ComunAle, belgian ale di colore giallo chiaro: spuma compatta, aroma blandamente fruttato, gusto rotondo su fondo secco e amarognolo (g.a. 5%).

    Amiata Caronte, brown porter al caffè, color tonaca di frate (g.a. 6,5%). Si presenta corposa, rotonda e con un insinuante accenno di amarore per la presenza di luppolo aromatico.

    Amiata Drago della Selva, rauchbier di un intenso colore giallo dorato (g.a. 5,5%). Prodotta con malto affumicato alla torba, propone un sapore asciutto, improntato al malto e segnato da un'insistente venatura di fumo, avvertita piuttosto lieve all'olfatto anche per la presenza di tocchi fruttati.

    Amiata Aldobrandesca, bière blanche di colore giallo chiaro (g.a. 5,5%). Oltre al frumento, vengono aggiunti farro e segale. Con un'effervescenza media, la spuma si leva abbondante e cremosa, anche se accusa scarsa resistenza. Nell'aroma fruttato e speziato si esalta il coriandolo, seguito a ruota da fresche note di lievito. Il corpo mostra una media struttura. Il gusto si snoda pulito, vivace, intrigante di spezie. Nel retrolfatto compaiono brevi sfumature di amarore.

    Amiata Contessa, american pale ale di colore giallo carico con riflessi bronzei (g.a. 7%). La spuma, di grana minuta e cremosa, mostra buona durata. Nel ricco aroma luppolizzato si distinguono sentori fruttati di malto. In bocca l'equilibrio appare perfetto: gusto fresco e corpo pieno con un persistente sapore di luppolo finale. Dal retrolfatto si levano impressioni amare di scorza di pompelmo.

    Amiata Marruca, honey ale di colore giallo carico con riflessi miele (g.a. 6,6%). Durante la bollitura viene aggiunto miele di marruca (arbusto spinoso delle Ramnacee abbastanza diffuso in Toscana), dal sapore più deciso rispetto agli altri tipi. All'olfatto si avverte subito il miele di marruca, che ritorna in bocca a fine corsa, sovrastando con le proprie note aromatiche l'arrendevole luppolizzazione.

    Amiata Bastarda Rossa, birra alle castagne di colore ambrato scuro con riflessi rame (g.a. 6,5%). Prodotta con il 20% di castagne i.g.p. del monte Amiata essiccate e una luppolizzazione attenuata. Offre una bella schiuma ocra cremosa e durevole, intenso e deciso aroma di malto tostato, corpo di ottima struttura, gusto caldo e vellutato, delizioso finale amarognolo, retrolfatto erbaceo e amaricante.

    Amiata Bastarda Doppia, birra alle castagne di colore rosso carico con riflessi castagna (g.a. 8,5%). Utilizza il 40% di castagne (invece del 20%) i.g.p. dell’Amiata essiccate e una luppolizzazione molto sostenuta. Rispetto alla Bastarda  Rossa  ha maggior corpo e più alta gradazione alcolica.

    Amiata Bastarda Nera, imperial stout di un nero impenetrabile (g.a. 9%); prodotta con aggiunta del 20% di farina di castagne, miele di castagno e fiocchi di frumento. La spuma nocciola è fine, cremosa, persistente. Al naso si alternano con buon equilibrio caffè, tostature, liquirizia, vaniglia, rum e salsa di soia. Il corpo medio alimenta un gusto in cui l'acidità del caffè lascia, a fine corsa, il palato del tutto pulito. Il retrolfatto è improntato a un amarore di tostature in cui si esalta una suggestione di caldarrosta leggermente bruciata.

    Amiata Bastarda Nera Barrique, variante barricata della Bastarda Nera (g.a. 9,5%).

    Amiata Vecchia Bastarda, versione della Bastarda Doppia lasciata maturare nove mesi in botti che hanno ospitato per un anno vini pregiati di Bolgheri, in provincia di Livorno (g.a. 8,6%). Si tratta di una produzione limitata e numerata, con retrolfatto di legno e di cantina.

    Amiata Bastarda Tripla, birra alle castagne di colore giallo paglierino tenue (g.a. 6%). Utilizza il 15% di castagne precedentemente tostate. Con un'effervescenza molto spinta, la schiuma bianca erompe abbondante, solida, cremosa. Lo spiccato aroma di malto tostato, nocciola e miele di castagno è attraversato da sentori dolciastri, a tratti vagamente metallici, ed erbacei persistenti.  Il corpo medio presenta una consistenza leggermente acquosa. Anche il gusto è inizialmente segnato dal malto; poi arrivano calde note di castagnaccio, avvolte in una secchezza da fumo. Senz'altro singolare è l'impressione del finale, che si protrae sin nel lungo, armonioso, retrolfatto: un delizioso amarognolo donato non tanto dal solito luppolo quanto dalla farina di castagne.

    Amiata Cinabro, barley wine di colore rosso mattone e con spuma persistente (g.a. 11%). Agli intensi profumi caldi e fruttati segue, in un corpo di notevole struttura, l'eccezionale equilibrio gustativo tra le note dolci e secche dei pregiati malti e luppoli. Nel finale si leva una piacevole punta di acidità.

    Amiata Birba, cream ale di un giallo dorato (g.a. 4,2%). Ha bella spuma cremosa e duratura, tenue olfatto luppolizzato, corpo di struttura leggera, delicato gusto dolciastro con un discreto finale di luppolo.

    Amiata Crocus, spiced ale (g.a. 7%). Utilizza lo zafferano (nome scientifico, Crocus sativus) purissimo di Maremma dell'Associazione Crocus Maremma (40 piccoli produttori della provincia di Grosseto). Ha colore giallo dorato e una bella schiuma cremosa abbastanza persistente. L'aroma caratterizza ovviamente naso e palato. Solo verso la fine della corsa lo zafferano allenta la morsa facendo emergere note di malto e di luppolo.

    Amiata Suor Bastarda, birra alle castagne di colore ambrato (g.a. 6,5%). L’aroma è di malto dolce con note di caramello. Anche il gusto tende alla dolcezza; ma è tenuto ben in equilibrio dal robusto fondo di luppolo che impronta infine il retrolfatto al proprio amarore detergente.

    Amiata Rye'ccomi, india pale ale di colore arancio pallido (g.a. 6,2%); realizzata con aggiunta di segale e fiocchi d'orzo. Il nome allude appunto alla segale (in inglese, rye) e al ritorno in Italia, dalla Danimarca, del famoso birraio americano Mike  Murphy per collaborare alla realizzazione di questa birra. La spuma, abbondante e dalla consistenza della panna, mostra notevole durata. Al naso dominano profumi insistenti di agrumi (limone, mandarino, scorza di pompelmo). Le stesse impressioni si trasferiscono in bocca, fin al retrolfatto, caratterizzato da un leggero erbaceo.

    Stagionali

    Amiata Zancona, specialità bionda, prodotta con segale e aromatizzata con anice (g.a. 4,5%). Si tratta di una birra piuttosto originale e decisamente interessante. Ha corpo e personalità. Trae, dalla segale, il carattere rustico; dall'anice, una nota orientaleggiante.

    Amiata San Nicolò, specialità natalizia dedicata al patrono di Arcidosso (g.a. 8,8%). E' una doppio malto di colore nero scarico. La schiuma di grana non così minuta accusa anche una scarsa persistenza. Con la luppolizzazione leggera, sia il naso che il palato mettono in mostra un blando quanto gradevole speziato, dalla noce moscata allo zenzero, dalla cannella ai chiodi di garofano. Solo all'attacco il gusto riesce a far emergere una grata nota di liquirizia, seguita a ruota da un accenno al cioccolato.

    Linea Birra del Buttero

    Nata nel 2011, per continuare a esprimere i saldi legami con il territorio.

    Birra del Buttero Marremmamara, india pale ale di colore ambrato carico (g.a. 6%). Viene brassata con un infuso di erbe (menta, rosmarino, tarassaco, malva, ginepro rosso, genziana e timo) nell'intento di rievocare i profumi della macchia maremmana. La schiuma, di grana minuta e cremosa, ha ottima persistenza. All'olfatto spirano intensi e numerosi profumi erbacei e vegetali. Il corpo medio sostiene un gusto in cui convergono molte delle sensazioni avvertire al naso. Dal finale secco si passa a un retrolfatto piuttosto complesso in cui si esalta in particolare la genziana.

    Birra del Buttero Marronbona, birra alle castagne di colore giallo dorato (g.a. 5%); con frumento e farina di castagne. La carbonazione è media; la schiuma biancastra, di medie dimensioni, appena sufficientemente stabile e aderente. L'aroma propone la castagna, in primo piano e a seguire, malto tostato, frutta, erbe, mela rossa, caramello, gesso, lievito, agrumi, luppolo terroso, un lieve affumicato; in coda, un tocco acidulo che s'intensificherà al palato. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza abbastanza oleosa. Il gusto si barcamena tra un fruttato dolce e un agrumato amaro, mentre ritorna l'acidulo dell'olfatto tirandosi dietro una punta speziata. Il lungo finale, secco e aspro, introduce le sensazioni retrolfattive amarognole della farina di castagne.

    Birra del Buttero  Marsilia, gose di colore giallo chiaro (g.a. 4,5%); dedicata alla costa maremmana. Prevede l'utilizzo, oltre al frumento e ai semi di coriandolo, del sale grezzo di salina. Con una forte effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, irrompe nel bicchiere ricca, fine, densa, cremosa, piuttosto persistente e con un'allacciatura un po' appiccicosa. L'aroma sparge sentori di acido lattico, yogurt alla greca, lievito, sale marino, scorza di limone, luppolo fruttato, accompagnati da un pizzico di spezie. Il corpo leggero ha una consistenza tra cremosa e oleosa. Il gusto si distende secco e amarognolo, acidulo e lattico, con alcune note  fruttate e  floreali... estremamente rinfrescante; mentre il sale prende il sopravvento verso il termine della lunga corsa. Il finale esala un'asprezza asciutta di luppolo agrumato. Piacevolmente sapide compaiono le sensazioni nello sfuggente retrolfatto.

    Birra del Buttero Macchiaiola, honey beer di colore ambrato chiaro (g.a. 6%); con miele della macchia maremmana. Ha l'aroma netto e vivace di malto e il gusto lieve e persistente di un miele alquanto rustico.

    In collaborazione invece con Croce di Malto, l’azienda produce Helles Diablo.

    Conto terzi

    Per la Turatello.

    Monella, golden ale di colore giallo carico con riflessi ambrati: naso erbaceo di luppolo; corpo medio-leggero; gusto che inizia col malto, si evolve in luppolo e frutta, chiude la corsa tra note amare (g.a. 5%).

    Intrigante, birra gialla alle castagne (g.a. 5%). Presenta una media effervescenza, e una spuma consistente. All'olfatto l'alcol sovrasta le delicate note di malto e di miele, annullando addirittura lo speziato e il citrico. Nel corpo denso e sensuale di malto, un gusto fresco e dissetante, ben luppolizzato, volge languidamente, con un finale anonimo, verso un lungo retrolfatto pulito e secco.

    Testarda, plain porter di colore bruno scuro con riflessi rossastri (g.a. 6,2%). La spuma sbocca fine, compatta. L'aroma è penetrante e complesso, a base di malto torrefatto, di un succoso fruttato, di menta, di liquirizia, di una fragrante affumicatura. Il corpo medio ostenta solidità e carattere. Il gusto, tostato e secco, reca un accenno dolce tra eleganti note di cioccolato. Il finale, acidulo e secco, pulisce bene il palato, affidando al vigoroso e persistente retrolfatto il compito di lasciare una scia abbastanza lunga e amara, ricca di caffè e radice di liquirizia.

    Biscara, american pale ale dorata (g.a. 6,5%). La schiuma, fine e cremosa, ha buona durata. L'olfatto non mostra tanta intensità; ma è ben luppolizzato, con sentori resinosi e di agrumi. Nel corpo, da leggero a medio, il gusto inizia con la frutta per terminare piacevolmente amaro e un po' astringente. Il retrolfatto, piuttosto sfuggente, esala suggestioni di resina e di luppolo.

    Antagonisti

    Melle

    Beer firm del Cuneese, nata nel 2012.

    Fu opera di Enrico (Chicco) Ponza e Fabio Ferrua, con precedenti esperienze da birrai in diverse fabbriche piemontesi.

    Inizialmente si servirono degli impianti di SorA'LaMA', poi passarono al Birrifio della Granda. Infine alla beer firm si affiancò il bistrò/birreria Officina Antagonisti di Melle, nel quale le birre vengono abbinate a prodotti locali.

    Otto le proposte, e tutte di fermentazione alta.

    Antagonisti Black Humor, stout  di colore marrone molto scuro, quasi nero (g.a. 4,5%). Con una frizzantezza moderata, la spuma cappuccino fuoriesce ricca, pannosa, stabile e aderente. L'aroma si libera con intensi, pervicaci, odori di malto torrefatto,  frutta  scura,  cioccolato  fondente, pane  nero tostato, caffè, fumo, caramello bruciato, luppolo terroso, lievito fruttato. Il corpo ostenta una vivace snellezza, nella sua trama abbastanza acquosa. Il gusto avverte il dolce del malto e l'amaro delle tostature in perfetto equilibrio tra loro; mentre, in prossimità del traguardo, si leva una rinfrescante punta acida di caffè. Il finale, corto, secco, terroso, introduce un retrolfatto non certo più lungo, ma denso di corroboranti suggestioni di cacao amaro. 

    Collaborazione 

    Antagonisti 21, golden ale di colore oro pallido tendente al paglierino  (g.a. 4,2%); una session beer estiva ideata in collaborazione con ZOE-Birrificio Trunasse presso il quale continua a essere realizzata. Doveva essere una produzione one-shot per festeggiare un giorno importante per entrambi, il 21 appunto: un matrimonio in casa Trunasse e l'anniversario di nascita della beer firm. Invece il favore riscosso decretò la produzione stabile. E ancora oggi questa birra continua a essere la più gettonata della casa. La carbonazione è piuttosto vivace; la schiuma bianca, densa, cremosa, tenace. L'aroma si esprime con semplicità e, insieme, eleganza, pulizia, freschezza, a base di agrumi, fiori, luppolo erbaceo. Il corpo leggero presenta una consistenza alquanto oleosa. Il gusto si snoda dolce e croccante, con succose note fruttate e un'incisiva punta di acidità oltre la metà del percorso di media durata. Un timido amarore fa capolino nella relativa secchezza finale. Così come, una suggestione erbacea e di scorza di pompelmo affiora nello sfuggente retrolfatto.

    Atlantic Oil

    Porrena di Poppi

    Brewpub, in provincia di Arezzo, aperto nel 2006.

    Le sei birre, tutte di fermentazione alta, vengono servite solo alla spina nell'annesso ristorante.

    Atlantic Oil Gotica, foreign extra stout di colore nero (g.a. 6,5%). Con l'effervescenza decisa, la schiuma sottile e cremosa rimane fino all'ultimo sorso. L'aroma fruttato e di malto tostato reca sfumature piuttosto aspre. Il corpo appare di grande struttura. Il sapore è secco e amarognolo, ma insieme corposo e forte. Il retrolfatto manifesta una blanda astringenza.

    Atlantic Oil Bionda, golden ale dorata dal notevole equilibrio tra cereale e amaricante, secca, di corpo frizzante e leggero, con note di frutta e spezie al palato (g.a. 4,5%).

    Atlantic Oil Solea, best bitter ale ambrata (g.a. 4,6%). Ha un aroma amarognolo di luppolo, gusto di malto con lieve sfumatura di luppolo in sottofondo che si protrae sin alla fine, retrolfatto amaro e secco.

    Atlantic Oil Resina, pale ale di un bel colore dorato chiaro (g.a. 6,5%). La spuma abbonda, e con una straordinaria aderenza. Piuttosto complesso, l'aroma emette profumi di luppolo legnoso, di malto caramellato, di frutta matura. Il corpo è leggero e vivace. Il gusto di malto si distende in tutta la sua ampiezza con qualche accenno di luppolo. Il finale secco ed erbaceo lascia il campo a un retrolfatto dolcemente fruttato.

    Atlantic Oil Weizen Dark, dunkel weizen di colore marrone ambrato (g.a. 4,8%). Al naso aleggiano grati profumi speziati. Anche il gusto, in un corpo medio-leggero, risulta speziato, con distinte note di chiodi di garofano relegate però in secondo piano dal carattere frizzante della birra. Il finale asciutto preannuncia un retrolfatto altrettanto secco, e asprigno.

    Stagionale

    Atlantic Oil Birra di Natale, spiced ale bronzea (g.a. 7,5%). Il lieve malto dell'olfatto si mostra deciso in bocca, sostenuto da un sapiente fondo speziato. La struttura è possente, e tiene a bada lo scalpitante alcol. Dal retrolfatto si levano lunghe suggestioni di luppolo amaro.

    Atlas Coelestis

    Roma

    Brewpub nato ufficialmente nel 1999, ma operativo dal 2001. Fu opera di Cristiano Iacobelli, un appassionato di birra che si era formato in Canada presso la Eco Brew Tech, fornitrice dell'impianto.

    E' aperto al pubblico solo come ristorante, nel senso che le birre vengono servite  in abbinamento alle pietanze proposte dalla casa al posto del vino. L'impianto troneggia al centro della sala, mentre la volta fa architettonicamente da cielo.

    La produzione, ferma a sette birre, contempla sia la bassa che l'alta fermentazione, ed è caratterizzata dalla voluta effervescenza moderata per favorire la piena espressione del gusto.

    Atlas Coelestis Spica Weizen, hefe weizen di colore aranciato (g.a. 5%). Si presenta fruttata, amabile, con una punta acida e gradevoli note di affumicatura nel retrolfatto.

    Atlas Coelestis Mizar, english pale ale ambrata (g.a. 4,8%). Ha la spuma scarsa ed evanescente, aroma di malto con sentori caramellati e di luppolo, corpo medio-leggero, gusto fresco di luppolo su morbido fondo di malto, finale secco, discreto retrolfatto amaro.

    Atlas Coelestis Antares, india pale ale di colore ambrato chiaro (g.a. 6%). La schiuma biancastra è abbastanza contenuta ma molto fine. Il bouquet olfattivo, pulito e gradevole, si rivela un vero inno alla freschezza, con malto caramellato e luppolo fruttato.  Il corpo medio è di buona consistenza acquosa. Nel gusto, la base maltata (cracker) è appena percettibile per l'abbondanza di agrumi che vanno a comporre una sorta di succo di frutta estremamente dissetante. Un finale molto secco introduce le sensazioni retrolfattive amare che sembra non vogliano mai estinguersi.

    Atlas Coelestis Shaula, dunkel bock di colore marrone scuro (g.a. 6%). La schiuma marrone chiara è ricca, cremosa, stabile e aderente. L'aroma, intensamente fruttato, evidenzia sentori di spezie e un indizio di acidità. Il corpo è pieno e rotondo, caldo e armonioso. Il gusto, di una dolcezza moderata, risultante da un mescolamento di note speziate e di frutti di bosco, va via via assumendo una consistenza erbacea amara. Un amarore che, dopo lo sfuggente finale asciutto, si attenua in sensazioni abbastanza piacevoli.

    Azienda Agricola Vallechiara

    Talamone

    Birrificio agricolo, in provincia di Grosseto, aperto nel 2012 all'interno dell'Azienda Agricola Vallechiara, all'estremità meridionale del Parco Naturale della Maremma.

    Il mastro birraio Antonio, utilizzando l'orzo autoprodotto e sottoposto a maltaggio presso terzi, brassa quattro birre di alta fermentazione e della stessa gradazione alcolica (7,2%), coi nomi riferiti al loro colore.

    Birra Maremmana Bionda, belgian strong golden ale di colore giallo pallido; la proposta classica del birrificio. La schiuma sgorga ricca, cremosa e tenace. L'olfatto propone intensi aromi fruttati, di luppolo e spezie. Il corpo medio regge un sapore di caramello, piuttosto dolce, ma pulito, asciutto. Il finale è quasi assente; subito però subentra un lungo retrolfatto dalle soffici, delicate, sensazioni di agrumi e fiori della macchia mediterranea.

    Birra Maremmana Rossa, belgian strong dark ale di colore ambrato carico dai riflessi rubino. La spuma ocra mostra compattezza e resistenza. Al naso s'impongono blandi ma gradevoli profumi di caramello, fragola, ciliegia sciroppata. Il corpo, di pregevole tessitura, alimenta un gusto di frutta secca, tostature, caramello. Il finale non dura

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