Chi sei è occupato di progettare e costruire ancore ha sempre avuto a che fare con due elementi principali: il peso e la forma. Nel caso delle ancore cosiddette permanenti, quelle utilizzate per mantenere in posizione una piattaforma o una nave faro, oppure, ad esempio, allevamenti ittici o boe di segnalazione, la forma passa in sottordine rispetto all’elemento peso che invece svolge il ruolo determinante.
Nel caso delle ancore destinate alle navi, quindi soggette ad essere salpate e calate più volte, il peso resta un elemento della linea di ancoraggio, ma la forma, e quindi la capacità di agguantare fondi penetrabili, assume il ruolo di protagonista.
Le forme delle ancore si sono trasformate negli anni e, soprattutto nel diporto, lo hanno fatto inseguendo l’ancora perfetta, quella che possibilmente sia in grado di penetrare tutti i tipi di fondo. Un target realmente mai raggiunto, fino a quando la sperimentazione di geometrie sempre nuove non ha condotto a scovare una forma che consente di ridurre di molto il peso necessario alla linea d’ancoraggio (ancora e, soprattutto, peso della catena) raggiungendo la “tenuta dinamica incrementale”. Ebbene, oggi, le ancore in grado di realizzare questa