NEL MONDO DEI COCKTAIL forse non esiste un drink più facilmente riconoscibile del Bloody Mary. Nonostante la sua storia non sia del tutto chiara, questa bevanda pepata, piccante, a base di succo di pomodoro e vodka è un classico del brunch. Le origini circa la sua provenienza e il suo creatore sono infatti contrastanti, mentre il suo aspetto e il suo gusto sono stati nel corso degli anni molto più coerenti – fino ad ora.
Oggi i barman, dal Sud della Francia a Las Vegas, si divertono a trasformare il Bloody Mary in svariate versioni quasi irriconoscibili, alcune delle quali, come dimostrano le ricette che seguono, non assomigliano affatto al bicchiere alto di liquido rosso da cui fuoriescono gambi di sedano. Aldi Cannes, in Francia, il bar manager Emanuele Balestra afferma che il sapore complesso del Bloody Mary si presta a diverse reinterpretazioni. Per realizzare una versione pre-dinner dell’iconico cocktail aveva bisogno di alleggerire la ricetta originale. Il suo Bloody Majestic prevede pomodori gialli, dal sapore meno acido, sake per le ricche note floreali e vodka polacca a base di segale per il suo profilo aromatico speziato. Al, il Santa Maria del bar manager Facundo Gallegos potrebbe destare stupore per via del colore cristallino. Ma il succo di pomodoro c’è, è stato solo chiarificato e mescolato con vodka infusa al rafano e una tintura al pepe nero e pepe di Caienna. La leggenda vuole che il Bloody Mary sia stato perfezionato nel 1934 al King Cole Bar del St. Regis di New York. Gallegos, però, non si è sentito obbligato ad attenersi alla tradizione: «L’idea iniziale era quella di creare un Bloody Mary diverso da tutti quelli che si possono trovare negli hotel della stessa catena alberghiera – racconta –. Volevo un cocktail più leggero che potesse essere gustato anche come aperitivo prima di cena».