Pincherle formulerà una sua teoria secondo la quale questi monoliti di granito avrebbero costituito un’enigmatica struttura preesistente alla creazione della piramide, una sorta di “cuore” custodito al suo interno: lo Zed o “torre del tempo”.
Tutto inizia nel 1965 quando il ricercatore italiano Mario Pincherle, oggi scomparso, fa il suo primo viaggio nella terra dei faraoni entrando anche nella Piramide di Cheope. Fin da subito quell’architettura così imponente, quegli strani cunicoli, suscitarono in lui forti dubbi riguardo la loro funzione. Davvero la piramide di Cheope era solo una tomba? O forse la sua struttura era stata realizzata per custodire un segreto importante?
LE PAROLE DI ENOCH
Da quel momento il fascino misterioso di quel luogo non lo abbandonerà più e si dedicherà con passione a studiare la Piramide di Cheope, da molti punti di vista. Nel 1969, una sua ricerca riguardante il sistema di movimentazione e messa in opera dei giganteschi blocchi di granito che si trovano all’interno della piramide viene resa nota in una pubblicazione dell’Accademia dei Lincei. In seguito Pincherle formulerà una sua teoria secondo la quale questi monoliti di granito avrebbero costituito un’enigmatica (un testo apocrifo che la tradizione attribuisce a un antenato di Noè), che riporta una frase sibillina che da sempre attirò l’attenzione dello studioso: