hi rinuncerebbe mai alla bella tonalità ambrata che si conquista dopo una passeggiata in montagna, qualche ora in spiaggia o una gita in barca? È uno dei bonus irrinunciabili delle vacanze: relax, divertimento e tintarella. Eppure, per molti millenni e fino agli anni Venti del Novecento, la pelle scurita dal sole era aborrita: segno inequivocabile di povertà e di duro lavoro all’aperto, nei campi o nei cantieri. Nel 1923 fu Coco Chanel, vera icona di stile internazionale, a “promuovere” l’abbronzatura, facendosi fotografare in Costa Azzurra con la pelle “scandalosamente” dorata, di ritorno da una crociera nel Mediterraneo. E poiché qualunque cosa facesse diventava subito moda, anche la tintarella lo diventò. Comunque Mademoiselle Coco prendeva il sole con i guanti, per evitare di avere “mani da lavoratrice”… L’abbronzatura fu presto sinonimo di buona salute, gioia di vivere, stile e libertà: si adattava benissimo agli orli scorciati delle gonne Chanel e alla ribellione femminile contro le restrizioni dell’età vittoriana. Pochi anni dopo su , la bibbia internazionale della moda, Mademoiselle Coco dichiarava: «La ragazza del 1929 deve essere abbronzata. Un’abbronzatura dorata è indice di eleganza». Invano la truccatrice di fama mondiale Helena Rubinstein, fedele al pallore, metteva in guardia le donne dai rischi di un’eccessiva esposizione al sole, che poteva provocare macchie e invecchiamento. Eppure il celebre dermatologo tedesco Paul Gerson Unna, e in seguito i colleghi Nevis Hyde e William Debroughill, fra il 1906 e il 1907 avevano notava: «Il ha dato vita a una nuova industria che comprende costumi da bagno, cosmetici e abiti che hanno l’obiettivo di conquistare e mostrare una pelle color miele». Il primo olio abbronzante che assorbiva i raggi UV fu sviluppato dal farmacista Eugène Schueller nel 1935.
TINTARELLA DI SOLE O DI LUNA?
Jun 21, 2023
7 minuti
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