Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Oro: Il libro perduto dell'alchimia
Oro: Il libro perduto dell'alchimia
Oro: Il libro perduto dell'alchimia
E-book323 pagine5 ore

Oro: Il libro perduto dell'alchimia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In questo testo scoperto di recente, il celebre occultista britannico Israel Regardie fa luce sul significato psicologico e spirituale celato dietro i simboli e le metafore dell’alchimia. Chiuso in un cassetto per anni prima di essere riportato alla luce, e adesso accompagnato da numerose chiose di Chic e Sandra Tabatha Cicero, Oro è il primo nuovo libro di Regardie dato alle stampe da decenni.

Per analizzare un importante trattato alchemico intitolato Il vero libro del sapiente Sinesio, Regardie utilizza il linguaggio della psicologia junghiana, del magnetismo, dell’ipnosi e, nel frattempo, cita la sue esperienze personali come terapeuta e guaritore.

I lettori potranno così imparare a conoscere l’alchimia spirituale e il legame che esiste tra l’antica magia e la psicologia moderna, scoprire le somiglianze tra le teorie alchemiche, la filosofia taoista, lo yoga, lo Zen e gli esperimenti con l’aura umana. Arricchito da svariate illustrazioni e due appendici, tra cui il testo originale di Regardie L’arte della vera guarigione, Oro è l’opera sublime di un vero maestro.
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2019
ISBN9788827229170
Oro: Il libro perduto dell'alchimia
Autore

Israel Regardie

Israel Regardie (1907-1985), segretario dell’occultista britannico Aleister Crowley, è stato un importante divulgatore delle tecniche di alta magia. La sua opera, La magia della Golden Dawn (pubblicata in quattro volumi dalle Edizioni Mediterranee), è considerata uno strumento indispensabile per tutti gli studiosi delle scienze occulte. Di Regardie, le Edizioni Mediterranee hanno già pubblicato i seguenti testi: Il giardino dei melograni, Divinazione geomantica, I talismani, Insegnamenti magici della Golden Dawn (in tre volumi); mentre per Hermes Edizioni sono stati pubblicati Teoria e pratica della magia e Magia cerimoniale.

Correlato a Oro

Ebook correlati

Corpo, mente e spirito per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Oro

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Oro - Israel Regardie

    Prefazione

    di Chic Cicero e Sandra Tabatha Cicero

    Francis Israel Regardie (1907-1985) è stato l’autore di molti libri importanti sulla magia cerimoniale. Anche se nato in Inghilterra, passò gran parte della sua vita negli Stati Uniti. Da giovane, Regardie studiò qualunque testo sulla magia e sul misticismo che riuscì a trovare. Nel 1932, all’età di venticinque anni, Regardie pubblicò due dei suoi libri più importanti: A Garden of Pomegranates¹, che descrive il sistema mistico chiamato Cabala, e The Tree of Life², un manuale che tratta praticamente ogni aspetto della magia dal punto di vista di un mago praticante. Quest’ultimo libro è ancora considerato la sua opera principale.

    La pubblicazione di The Tree of Life gli portò un invito all’ordine della Stella Matutina, il ramo più vitale della Golden Dawn. Fu iniziato all’ordine nel gennaio del 1933, e fece subito rapidi progressi attraverso i vari gradi di iniziazione. Tuttavia, Regardie rimase molto deluso dallo stato delle cose all’interno del gruppo, e così abbandonò l’ordine alla fine del 1934, dopo essere giunto alla conclusione che quasi tutti i loro insegnamenti sarebbero andati persi per negligenza. Tre anni dopo pubblicò quattro volumi intitolati The Golden Dawn³ nei quali rese pubblici molti degli insegnamenti dell’ordine. Quella pubblicazione rappresentò un evento rivoluzionario nel mondo della magia cerimoniale.

    Nel 1938, Regardie pubblicò The Philosopher’s Stone⁴, un’opera sull’alchimia spirituale. Al tempo della sua stesura, Regardie era convinto che l’alchimia medievale non fosse altro che un processo psico-spirituale sottilmente velato – che le operazioni alchemiche eseguite in laboratorio, che si diceva operassero su materiali diversi per trasformare il piombo in oro, fossero in realtà concentrate solo sulla mente, sull’anima e sullo spirito dell’uomo.

    Il manoscritto Oro venne redatto tra il 1938 e il 1941, come è indicato dalla data posta alla fine dell’introduzione originaria. Come per The Philosopher’s Stone, il tema di Oro è l’alchimia spirituale. Tuttavia, Oro inizia esattamente lì dove il libro precedente si era interrotto, mettendo a confronto la Grande Opera alchemica con gli obiettivi del misticismo orientale: il samadhi dello yoga e il satori dello Zen. Fu durante questo periodo che Regardie s’immerse nello studio della psicologia e della psicoterapia – fatto che emerge chiaramente nelle pagine di Oro.

    Questo manoscritto inedito di Regardie ci è stato presentato da una fonte che desidera rimanere anonima. L’unica copia esistente del testo era alquanto danneggiata e, a causa delle pessime condizioni della carta, è stato necessario ricostruire una o due frasi. Tali interventi da parte nostra sono stati minimi, e tutti indicati chiaramente nelle note a piè di pagina.

    Israel Regardie viene spesso considerato come il principale responsabile della rimozione del velo di segretezza che circondava la magia cerimoniale e l’occultismo occidentale. Da decenni, moltissimi studenti continuano ad apprezzare e a trarre giovamento dalla saggezza e dalla competenza di Regardie. Il suo stile di facile lettura è un segno distintivo di tutte le sue opere. Pertanto, è con grande piacere che vi presentiamo Oro. Non abbiamo dubbi che gli ammiratori di Regardie finiranno per adorare questo piccolo tesoro proprio come lo abbiamo ama­to noi.

    Chic Cicero & Sandra Tabatha Cicero

    Metraton House

    Equinozio d’autunno 2013


    1. Trad. it., Il giardino dei melograni: dalla kabbalah alla magia (Edizioni Mediterranee, Roma, 1980).

    2. Trad. it., L’albero della vita: saggio sulla magia (Venexia, Roma, 2009).

    3. Trad. it., La magia della Golden Dawn: insegnamenti, riti e cerimonie dell’Ordine Ermetico della Golden Dawn, 4 voll. (Edizioni Mediterranee, Roma, 1980).

    4. Trad. it., La Pietra Filosofale (Venexia, Roma, 2014).

    Introduzione

    di Chic Cicero e Sandra Tabatha Cicero

    La Quintessenza è una virtù o un potere imperituro, permanente e perpetuamente vittorioso, o meglio è una luce chiara che effonde la vera bontà in ogni anima che ne ha già avuto il sapore. È il nodo e il legame di tutti gli elementi, che contiene dentro di sé, essendo anche lo Spirito che nutre tutte le cose, e attraverso la cui assistenza la natura opera nell’Universo. […] Allora sappi, mio caro figlio, che l’uomo ignorante non può comprendere il segreto dell’Arte, perché dipende dalla Conoscenza del vero Corpo, che gli è celato.

    Il vero libro del sapiente

    abate greco Sinesio

    La storia dell’alchimia è il racconto di una conoscenza scoperta, quasi persa, riscoperta e reinterpretata. L’Arte Regia, l’Arte Ermetica e la Filosofia del Saggio sono solo alcuni degli epiteti associati alla scienza spirituale dell’alchimia, una parola composta dai due termini arabi al e khemi, che si riferiscono alla materia egizia. Le radici dell’alchimia risalgono all’Egitto dell’Età del bronzo, dove le prevalenti credenze e pratiche religiose che circondavano il rito della mummificazione portarono a un’elementare comprensione della chimica, che a sua volta venne associata alla magia e al concetto di vita eterna. All’inizio del VI secolo a.C., filosofi greci come Eraclito, Pitagora, Aristotele e Platone, cominciarono a incorporare concetti alchemici nei loro insegnamenti. Col passare del tempo, il pensiero greco e la spiritualità egizia si fusero a formare l’ermetismo e la filosofia neoplatonica, che si diffusero attraverso il mondo grecofono. Alcuni dei più antichi testi alchemici sopravvissuti, tra cui le opere di Zosimo di Panopoli, risalgono al periodo ellenistico (300 a.C.-300 d.C. ca.).

    Secondo la leggenda, il presunto fondatore dell’alchimia sarebbe stato nientemeno che il mitico maestro Ermete Trismegisto. Si racconta che Ermete il tre volte grande era un sacerdote e mago dell’antico Egitto considerato l’autore di quarantadue libri, conosciuti collettivamente come letteratura ermetica. Questi libri, inclusi la Tavola di smeraldo e il Pimandro, descrivono la creazione dell’universo, l’anima dell’umanità e il modo per conseguire la rinascita spirituale.

    Nelle ultime fasi dell’Impero romano, i principi alchemici finirono nelle opere di Plotino e Proclo. Tuttavia, nel IV e V secolo, la persecuzione di tutte le religioni non-cristiane e delle accademie pagane da parte della Chiesa, spinse la maggior parte degli studiosi a fuggire in Persia. Un’importante scuola fondata in questo periodo nella città di Harran svolse un ruolo fondamentale nella preservazione delle conoscenze ellenistiche. Dopo la conquista musulmana dell’Egitto nel VII secolo, gli Arabi assorbirono la conoscenza degli alchimisti alessandrini e preservarono con grande cura molti testi alchemici greci e arabi. E così il mondo islamico divenne il custode delle arti alchemiche e di tut­te le altre scienze antiche, che vennero poi portate in Spagna nel­l’VIII secolo. Dal IX al XII secolo, la Spagna divenne un deposito di conoscenze alchemiche; tra i più famosi alchimisti arabi vanno ricordati Jabir ibn Hayyan (conosciuto col nome latinizzato Geber) e Ibn Sina (Avicenna).

    Le Crociate, come anche la riconquista cristiana della Spagna moresca, riportarono in Europa la sapienza alchemica, e un buon numero di testi alchemici venne tradotto dall’arabo al latino. Alcuni importanti alchimisti medievali che trassero beneficio dall’accesso a queste fonti furono il tedesco Alberto Magno, o Alberto il Grande (1206-1280), l’autore più prolifico della sua epoca e massimo esperto di scienze naturali; l’inglese Ruggero Bacone (1214-1294), uno strenuo difensore della scienza sperimentale nel Medioevo; e il francese Nicolas Flamel (1330-1418), che studiò l’astrologia e la Cabala oltre all’alchimia. Altri studiosi come i catalani Raimondo Lullo (1235-1315) e Arnaldo da Villanova (1235-1311) esaminarono a fondo l’aspetto spirituale dell’alchimia.

    Il Rinascimento fu l’epoca d’oro dell’alchimia europea. Fu in questo periodo che Cosimo de’ Medici incaricò Marsilio Ficino (1433-1499) di tradurre il Corpus Hermeticum. Le opere di Ermete Trismegisto erano considerate così importanti che Ficino dovette mettere da parte la traduzione delle opere complete di Platone per dedicarsi completamente al Corpus. Un altro personaggio rinascimentale, Basilio Valentino, scrisse numerosi trattati alquanto importanti, tra cui Cocchio trionfale dell’antimonio (1604)¹ e Le dodici chiavi de la Filosofia (1599)². Probabilmente, il più grande alchimista di tutti fu il medico svizzero-tedesco Paracelso (1493-1541), che sostenne la concezione ermetica per cui la vita umana era inseparabile dalla vita del cosmo. Paracelso è considerato l’iniziatore di quella che in seguito sarebbe diventata la scienza della farmacologia.

    Nei secoli XVI e XVII, alchimisti e filosofi come John Dee, Robert Fludd, Jean Baptiste van Helmont e Sir Isaac Newton, si dedicarono regolarmente allo studio degli aspetti pratici e mistici dell’Arte spagirica. Tuttavia, nel XVIII secolo, la scienza alchemica, un tempo venerata da molti, cominciò a essere usurpata dal suo stesso prodigio – l’interesse nell’alchimia declinò man mano che la chimica moderna guadagnò sempre più popolarità e rispetto. Con il tempo, solo i mistici si misero alla ricerca della sapienza nascosta dell’alchimia. Per il grande pubblico, l’alchimia finì per essere ingiustamente etichettata come pseudo-scienza primitiva.

    Cos’è l’alchimia? L’Arte separatoria è un’antica forma di chimica sacra che esplora la natura di varie sostanze. Si tratta di una poliedrica scienza-filosofia naturale, radicata in una visione spirituale del mondo in cui ogni cosa presente nel cosmo contiene uno spirito universale che costituisce l’origine di tutta la materia, che è una cosa vivente. L’alchimia insegna che, attraverso la combinazione delle quattro qualità di base della materia vivente (Terra, Fuoco, Aria e Acqua), rispettando determinate proporzioni, l’alchimista può accelerare i processi della natura, con l’obiettivo di perfezionare e trasformare una sostanza facendole raggiungere il suo massimo potenziale possibile come Medicina universale, Elisir di lunga vita, o Pietra Filosofale. Fondamentalmente, l’alchimia si occupa della purificazione, della trasformazione e della crescita. Il suo obiettivo è di portare tutte le cose, e specialmente gli esseri umani, al loro preordinato stato di perfezione.

    L’alchimia ha sempre avuto una doppia natura e due linee di approccio. L’alchimia pratica si occupa della trasformazione di una materia prima grezza in una sostanza più pura, come ad esempio la trasmutazione del piombo, o di un altro metallo vile, in oro, oppure dell’estrazione di una sostanza medicinale da una pianta allo scopo di produrre un elisir curativo. Questo è il genere di alchimia cui pensano di solito i lettori quando s’imbattono nel termine – un laboratorio pieno zeppo di fornaci, mantici, alambicchi, condensatori e bicchieri di vetro.

    Anche se è vero che molti alchimisti praticavano la loro Arte dentro un laboratorio, il principale interesse di molti altri filosofi alchemici era strettamente spirituale. Questi alchimisti non si limitavano a cercare la mera essenza dell’oro, ma s’impegnavano a conferire al loro stesso essere la qualità dell’oro, per trasmutare i metalli vili – gli elementi grezzi e impuri della loro stessa natura – in oro spirituale, o in sapienza divina.

    L’alchimia spirituale o interiore s’interessa alla trasformazione del­l’anima umana da uno stato di viltà a uno d’illuminazione spirituale. In termini mistici, l’alchimia simboleggia una conversione da una coscienza fisica, terrena, pesante, di piombo, all’oro raffinato dell’essere divinamente ispirato. L’alchimia crea una mappa stradale delle energie interiori che possono influire sulla purificazione del corpo, della mente e dell’anima.

    L’obiettivo dell’alchimia è chiamato Magnum Opus, o la Grande Opera. Questo termine si riferisce alla purificazione ed evoluzione di qualcosa di vile e basso in qualcosa di più nobile ed elevato – indipendentemente dal fatto che il praticante lavori con i metalli, le materie vegetali o la coscienza umana. Il processo alchemico viene spesso simboleggiato dalla trasmutazione del piombo, il più pesante, plumbeo e meno prezioso dei metalli, in oro puro, il più brillante e pregiato di essi.

    I testi classici di alchimia sono ricchi di simboli e allegorie. Alcuni di questi libri contengono poco più di incisioni e illustrazioni alchemiche. Altri presentano pochissimi disegni, ma sono colmi di termini criptici, rime enigmatiche, metafore e allegorie disorientanti. La motivazione pratica che spesso viene addotta per spiegare un linguaggio così codificato è che gli alchimisti volevano celare le loro tecniche operative a coloro che avrebbero potuto profanare la sacra Arte. Tuttavia, si pensava anche che solo coloro che erano spiritualmente puri sarebbero stati in grado di decodificare i messaggi e rivelare i segreti divini dell’Arte. L’alchimia non è solamente un’Arte che insegna la trasmutazione dei metalli, ma anche una vera e propria scienza che insegna come conoscere l’essenza di tutte le cose, che nel linguaggio divino è chiamata lo Spirito della Vita³.

    Negli ultimi decenni l’alchimia ha guadagnato popolarità grazie alle opere dello psicologo svizzero Carl Gustav Jung, che l’ha interpretata come un antico metodo di trasformazione psicologica avvolto in una terminologia metallurgica. Il sistema sviluppato da Jung, chiamato psicologia analitica, è diventato uno dei più comuni meccanismi per l’interpretazione dei fenomeni occulti nel XX secolo. La teoria principale alla base della psicologia junghiana è che tutti i fenomeni occulti e religiosi sono di natura psicologica e sono collegati al rapporto che esiste tra l’individuo e il regno dell’Inconscio collettivo. I principali abitanti dell’Inconscio collettivo sono gli archetipi – idee preesistenti o categorie basilari della consapevolezza umana. Sono centri di energia psicologica che tendono a ricomparire nella coscienza umana sotto forma di figure e immagini simili. Queste immagini sono eterne e universali.

    Jung era affascinato dal fato dello psicoanalista austriaco Herbert Silberer, la cui opera più importante, Problems of Mysticism and Its Symbolism (1917)⁴, rappresentò il primo serio tentativo di correlare i metodi della psicoanalisi con la letteratura alchemica, rosacrociana e massonica. Sfortunatamente, l’opera di Silberer venne radicalmente scartata dal suo mentore Sigmund Freud, e a seguito di tale rifiuto lui si suicidò.

    Jung venne influenzato dall’opera di Silberer e dal fatto che il simbolismo alchemico continuava a comparire nei sogni di pazienti che non avevano alcuna cognizione di alchimia. Jung arrivò a pensare che quei simboli scaturissero dall’Inconscio collettivo dell’umanità, e che l’opera alchemica fosse un processo di individuazione, o di auto-realizzazione, verso una personalità pienamente integrata. Nel 1926, Jung fece un sogno insolito in cui vide se stesso nelle vesti di un alchimista del XVII secolo impegnato nella realizzazione della Grande Opera. Quel sogno lo portò alla presa di coscienza che l’alchimia era uno strumento di collegamento tra la sapienza spirituale degli antichi gnostici e la moderna scienza psicologica. Jung ha spiegato tale rivelazione nella sua autobiografia:

    [L’alchimia] rappresentava il legame storico con lo Gnosticismo, e ­[…] pertanto esisteva una continuità tra passato e presente. Radicata nella filosofia naturale del Medioevo, l’alchimia formava un ponte tra il passato della Gnosi e il futuro della moderna psicologia dell’Inconscio. Ho dovuto innanzitutto trovare le prove a favore della prefigurazione storica avuta nelle mie esperienze interiori. In altre parole, mi sono chiesto: Dove hanno già avuto luogo nella storia tali eventi particolari?. Se non fossi riuscito a trovare delle prove, non sarei mai stato in grado di convalidare le mie idee. Pertanto, il mio incontro con l’alchimia fu decisivo per il mio lavoro, […] Solo attraverso la scoperta dell’alchimia ho potuto capire chiaramente che l’Inconscio è un processo e che i rapporti dell’ego con l’Inconscio e i suoi contenuti avviano un’evoluzione, o più precisamente una vera metamorfosi, della psiche⁵.

    All’inizio degli anni Quaranta, gran parte dell’opera di Jung era focalizzata sulle implicazioni psicologiche dell’alchimia, come si evince dal suo testo Psicologia e alchimia (1944)⁶. La teoria di Jung divenne molto popolare, specialmente nel XX secolo, perché forniva un metodo di studio dell’alchimia che non era in contraddizione con i teoremi e i principi della scienza moderna. Di conseguenza, i simboli, le metafore, le allegorie e i concetti alchemici sono stati ampiamente adottati in svariate applicazioni psicologiche e spirituali, in modi che gli alchimisti medievali non avrebbero potuto nemmeno immaginare. In una serie d’interviste filmate rilasciate nel 1957, Jung reitera la sua teoria alchemica di base:

    Ovviamente non posso parlare dell’alchimia in maniera dettagliata. È la base del nostro modo moderno di concepire le cose, e quindi è come se si trovasse proprio sotto la soglia della coscienza. Ci fornisce uno splendido quadro di come appare lo sviluppo e il movimento degli archetipi quando li si osserva come se ci si trovasse sopra di essi. Dal presente si volge lo sguardo al passato, e si vede in che modo il momento presente si è evoluto da quello passato. La filosofia alchemica – nome alquanto curioso. Dovremmo dargliene uno completamente diverso. In effetti, ha già un nome diverso, si chiama filosofia ermetica, anche se ovviamente questo nome rivela pochissimo, proprio come il termine alchimia. È lo sviluppo parallelo, come fu lo Gnosticismo, allo sviluppo conscio del Cristianesimo, della nostra filosofia cristiana, dell’intera psicologia del Medioevo⁷.

    Israel Regardie cominciò a studiare alchimia fin da giovane. Nel 1926, lo stesso anno in cui Jung sognò di essere un alchimista, il diciannovenne Regardie entrò a far parte del Washington College of the Societas Rosicruciana in America, dove studiò diversi aspetti della filosofia ermetica. Verso la fine del 1929, Regardie si trasferì a Londra. In quel periodo stava studiando il misticismo in tutte le sue fasi, ramificazioni e varianti⁸. Avendo lavorato come segretario di Aleister Crowley a Parigi, Regardie divenne un autore esoterico per proprio merito con la pubblicazione di A Garden of Pomegranates⁹ e The Tree of Life¹⁰ nel 1932. La pubblicazione di quest’ultima opera gli spianò la strada per l’iniziazione all’ordine della Stella Matutina. Dopo aver abbandonato l’ordine nel 1934, Regardie continuò a studiare e a scrivere libri, tra cui The Golden Dawn (1937)¹¹, The Art of True Healing (1937) e The Philosopher’s Stone (1938)¹².

    Anche lo studio della psiche umana era un soggetto che gli stava molto a cuore. Si sottopose a una lunga analisi freudiana e studiò psicoterapia con il dottor E. Clegg e il dottor Laurence J. Bendit a Londra. Nel 1937, Regardie tornò negli Stati Uniti e rivolse la propria attenzione alla psicologia. Studiò con il dottor Nandor Fodor a New York e si iscrisse al Columbia Institute of Chiropractic (CIC, l’odierno New York Chiropratic College), laureandosi nel 1941 con un dottorato in psicologia. Sul modulo d’iscrizione al CIC, Regardie scrisse:

    Sin dal 1931 ho redatto numerosi articoli giornalistici su argomenti filosofici e psicologici, e ho scritto otto libri, cinque dei quali sono stati già pubblicati. […] Ho letto parecchio riguardo la psicoanalisi e la psicologia analitica. Nel 1935 ho cominciato a studiarla da un punto di vista pratico, e mi sono sottoposto a circa centocinquanta ore di analisi con tre dei più importanti psicologi di Harley and Wimpole Street. Ho praticato il massaggio a Londra per due anni con l’autorizzazione del Consiglio di contea di Londra. […] Ho appreso varie procedure ipnotiche dal direttore di un ospedale psichiatrico inglese e da un ipnotista privato. Sin da allora, ho utilizzato, da praticante inesperto, sia la psicologia analitica sia l’ipnosi¹³.

    Dopo aver conseguito la laurea, Regardie aprì uno studio clinico e si mise a insegnare anatomia al CIC prima di arruolarsi nell’Esercito degli Stati Uniti nel 1942. Nel 1944 si trasferì in California e aprì uno studio di chiropratica e di terapia reichiana. Si mise anche a insegnare psichiatria presso il Los Angeles College of Chiropractic. Durante questo periodo scrisse numerosi articoli per varie riviste di psicologia, tra cui la American Journal of Psychotherapy e la Psychiatric Quarterly.

    Il primo libro di Regardie sull’alchimia, The Philosopher’s Stone¹⁴, venne scritto nell’arco di due settimane, nell’inverno tra il 1936 e il 1937, mentre si trovava costretto a letto, a Londra, per un grave attacco di bronchite. Per sfruttare al meglio quel periodo di degenza, Regardie decise di affrontare un lungo e difficile testo sull’alchimia, A Suggestive Inquiry into the Hermetic Mystery (1850) di Mary Anne Atwood, che documentava l’enorme impatto avuto dalla filosofia ermetica sulla spiritualità umana. Secondo la Atwood, in realtà l’alchimia era essenzialmente un metodo per trasformare l’anima umana mediante stati alterati di coscienza, e tutti i discorsi sui metalli, minerali e processi alchemici nei laboratori, dovevano esser letti semplicemente come simboli e metafore della vera alchimia spirituale.

    Fu durante la sua degenza, passata a studiare il libro della Atwood, che Regardie ebbe il suo momento di illuminazione riguardo l’alchi­mia. Era convinto che in realtà l’alchimia fosse un processo psico-spirituale leggermente velato, e che tutte le operazioni alchemiche mirate alla trasmutazione di varie sostanze fossero in realtà concentrate solo sulla mente, sull’anima e sullo spirito dell’uomo. In altre parole, l’alchimia operativa svolta in laboratorio era semplicemente erronea, e solamente l’alchimia teorica, spirituale o psicologica era valida. Nel libro The Philosopher’s Stone¹⁵, Regardie ammise che, sebbene alcuni testi alchemici potessero esser letti dandone un’interpretazione letterale, primitivamente chimica, era comunque irremovibile sul fatto che gli scritti alchemici dovevano essere interpretati solamente facendo riferimento a termini psicologici e mistici. In quel momento della sua vita, Regardie sentiva che l’alchimia operativa era, nel migliore dei casi, una cortina che velava le sublimi verità spirituali mediante l’uso del simbolismo, e nel peggiore dei casi, una vera e propria truffa perpetrata dai cosiddetti Soffiatori¹⁶.

    Nel libro The Philosopher’s Stone¹⁷, Regardie presenta tre trattati alchemici del XVII secolo – Il trattato aureo di Ermete Trismegisto¹⁸, Le sei chiavi di Eudosso e il Coelum Terrae di Thomas Vaughan – i cui testi sono pervasi da indovinelli e termini emblematici utilizzati per comunicare in segreto con altri alchimisti esperti. Nei capitoli intermedi, Regardie estrae abilmente il significato psicologico dai simboli e dalle metafore di questi tre trattati criptici, facendo ricorso sia alla propria ispirazione personale sia alle conoscenze acquisite tramite lo studio delle opere di Silberer, Jung e altri studiosi. Il suo approccio consiste nell’analisi emblematica dei tre trattati, utilizzando il sistema simbolico della magia, della Cabala e della psicologia junghiana per spiegare in che modo le operazioni alchemiche in laboratorio non erano altro che delle procedure psico-analitiche per conseguire l’auto-realizzazione e ottenere conquiste spirituali.

    Oro, scritto tra il 1938 e il 1941, rappresenta il seguito diretto di The Philosopher’s Stone¹⁹, e contiene molte delle stesse asserzioni riguardo l’alchimia. Nel presente libro, che potrebbe esser chiamato il Secondo volume di The Philosopher’s Stone²⁰, Regardie continua a far luce sul significato psico-spirituale che si cela al di là dei crittogrammi dell’Arte spagirica. Questa volta viene presentato e analizzato solamente un trattato alchemico, Il vero libro del sapiente Sinesio, abate greco, preso dalla biblioteca dell’Imperatore, e concernente la Pietra Filosofale, scritto da un alchimista anonimo che non sarebbe potuto essere Sinesio di Cirene, vescovo di Tolemaide di Libia. Come nel suo precedente libro, Regardie parla di questo trattato con il linguaggio del magnetismo, dell’ipnosi e della psicoanalisi di Jung. Ma qui la discussione è più specifica, con Regardie che menziona le sue esperienze personali come terapista, e anche alcuni esempi ispirati da pionieri nel campo dell’ipnosi e nello studio dell’aura umana. Esplora anche le similitudini tra l’alchimia, la filosofia taoista, lo yoga e lo Zen.

    Circa trenta anni dopo aver scritto The Philosopher’s Stone²¹ e Oro, Regardie ribaltò completamente il suo modo di vedere l’alchimia operativa. Questo cambio di opinione ebbe luogo a seguito della sua partecipazione a un seminario di Albert Riedel, acclamato fondatore della Paracelsus Research Society nella città di Salt Lake City, nello Utah, che offriva corsi di formazione in alchimia operativa. L’opera di Frater Albertus, come veniva chiamato Riedel, ebbe un ruolo determinante nel riportare in vita la pratica di laboratorio dell’alchimia nella seconda metà del XX secolo. Nella sua introduzione alla seconda edizione di The Philosopher’s Stone²², Regardie descrive il suo incontro con Albertus e il suo secondo momento d’illuminazione riguardo l’alchimia:

    Mi ci volle solo qualche minuto per rendermi conto che stavo parlando con la prima persona nella mia vita che sapeva veramente ciò che diceva riguardo l’alchimia. Ci promettemmo di

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1