PER I FAN dell’artista ‘eremita’ rhythm and blues, Frank Ocean, le brevi clip audio pubblicate sulla chat Discord all’inizio di aprile erano allettanti. Sono state annunciate come anticipazioni trapelate da Ocean, che non pubblicava un album completo dal 2016, come anteprima di un nuovo imminente progetto.
I collezionisti fissati con la musica di Ocean hanno offerto migliaia di dollari per acquistare prima di tutti le tracce. C’è stato solo un problema: le tracce erano false, create con un nuovo tipo di intelligenza artificiale che sta generando un terremoto nell’industria musicale e sollevando spinose questioni sull’etica, sul copyright e su come gli artisti possono proteggere il loro brand personale.
I numeri di questi cosiddetti deepfake musicali sono esplosi perché negli ultimi sei mesi la tecnologia che permette di realizzare imitazioni realistiche della voce di qualcuno è diventata sempre accessibile e meno costosa. Un potenziale incubo per l’industria discografica. Se la tendenza attuale continuerà in modo incontrollato, gli artisti