DEFINIRE il trasferimento tecnologico è un’attività impegnativa, soggetta a dinamiche ogni volta nuove. Capita che l’uditore per quanto spesso attrezzato di competenze multidisciplinari e solide, con difficoltà riesca a mascherare la propria incertezza di fronte all’oratore esperto di trasferimento tecnologico, una materia affascinante e ostica da spiegare allo stesso tempo. Pertanto, per introdurre una breve ‘guida’ al trasferimento tecnologico, non c’è niente di meglio che partire dalla stessa definizione usata dalla Commissione europea sulla pagina ufficiale del Competence centre on technology transfer d’Europa: “Research transforms money into knowledge… technology transfer transforms knowledge into money” (Geoffrey Nicholson, padre del Post-It, 3M).
Mi piace da sempre definire il trasferimento tecnologico (TT) come uno strumento di accelerazione economica. Con TT si intende la sequenza di una serie di attività concatenate fra loro all’interno di un percorso di innovazione, sviluppate da un qualsiasi team di ricerca (sia pubblica che privata) spesso con il supporto di altri partner di innovazione (industrie, consulenti, venture builder e venture capital), atte a trasformare le competenze e i risultati ottenuti in prodotti innovativi, utili per il mercato e, dunque, a esso trasferibili.
IL MODELLO DI TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
Si tratta dunque di un processo