Public Innovation Manager: Per una P.A. motore del Paese
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I Public Innovation Manager saranno i musicisti dell’ensemble dell’innovazione pubblica e fungeranno da connettori tra innovazione pubblica e privata. Si tratta di una nuova figura che, mettendo a fattor comune e gestendo congiuntamente competenze di Government ed efficienza pubblica, Coaching, Digital Transformation, Ricerca&Sviluppo, progettazione, gestione e rendicontazione di progetti finanziati con fondi e risorse europee dirette e indirette, riuscirà a motivare e coinvolgere stakeholder pubblici e privati nel pensare a soluzioni alle sfide del futuro,
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Anteprima del libro
Public Innovation Manager - Davide D'Arcangelo
Public Innovation Manager
per una P.A. motore del Paese
PUBLIC INNOVATION MANAGER
Prima edizione aprile 2024
©Davide D’Arcangelo - Ilaria Ricci 2024
EDITING E PROGETTO EDITORIALE A CURA DI
Valeria Ferracuti
P.za 4 Novembre, 5
00062 Bracciano (Roma)
IMMAGINI INTERNE
a cura degli Autori
La realizzazione di un libro comporta per l’Autore e la redazione un attento lavoro di revisione e controllo sulle informazioni contenute nel testo, nonché sulla loro forma. Nonostante il costante perfezionamento delle procedure di controllo, sappiamo che è quasi impossibile pubblicare un libro del tutto privo di errori o refusi. Per questa ragione ringraziamo fin d’ora i lettori che li vorranno indicare all’Autore.
Introduzione.
L’Italia culla dell’innovazione
di Max Andriolo
Il mondo si trasforma anche e soprattutto in seguito a crisi e shock globali. E la nuova economia non può restare alla finestra: i big player economici si sono impegnati a orientare budget e modelli sull’economia rigenerativa e sui nuovi orientamenti della trasformazione digitale. E con obiettivi sempre più urgenti.
Raramente nella sua storia l’umanità si è trovata di fronte a cambiamenti così importanti: l’Italia stessa deve affrontare un’opportunità epocale che, se ben gestita, le consentirà di riconquistare il suo millenario ruolo di culla dell’innovazione.
Era dalla seconda guerra mondiale – stiamo parlando dell’impatto della pandemia – che l’intero pianeta non si ritrovava a doversi ripensare come una società globale. Il mondo non ha potuto fermarsi, ma oggi possiamo generare insieme soluzioni obbligate imposte dalla crisi globale ma soprattutto capaci di portare cultura innovativa.
Le analisi e le narrazioni collettive raccontano che le più decisive e importanti innovazioni nascono nel luogo in cui si incontrano cuore (e cioè l’empatia per comprendere i bisogni del mercato e dei cittadini, insieme alla creatività utile a trovare soluzioni) e mente (struttura e disciplina per trasformare la creatività in valore concreto). È indubbio che l’Italia non abbia antagonisti nella capacità di generare empatia, ma è ugualmente vero che, in mancanza di competenze, la creatività da sola non possa bastare.
Negli ultimi anni nel nostro Paese la spinta all’innovazione è stata generata principalmente da organizzazioni private. Oggi però non è più praticabile immaginare che le sfide possano essere vinte se il più grande datore di lavoro e il più grande fornitore di servizi italiano (la Pubblica Amministrazione) non continuerà a mantenere un ruolo attivo nella capacità di innovazione.
Questo è il significato di rigenerazione sociale ed economica: un passaggio definitivo a concetti di equilibrio e sostenibilità, oltre che di efficienza.
Il nostro nuovo mondo contemporaneo ha assistito e vissuto (lo sta ancora facendo) trasformazioni profonde nei modelli organizzativi: un nuovo concetto di economia, green economy ed economia circolare. Sono messaggi culturali consolidati, che dovranno diventare sempre più approcci di cultura d’impresa sia pubblica che privata. Anche per motivi di reputazione sempre più aziende adottano pratiche rigenerative e innovazione tecnologica per rendere concreta e praticabile la sostenibilità. La strada da percorrere è ancora lunga, ma il nuovo approccio alla crescita di consapevolezza offre la speranza di un futuro con molte potenzialità.
Una forma di intelligenza circolare che riconduciamo all’intelligenza emotiva di Daniel Goleman: un approccio sociale e individuale che riconosce l’interconnessione di ogni aspetto di un servizio, ambito professionale, metodo, pensiero.
L’intelligenza circolare riassume in sé tutte le conoscenze sommate nei millenni e racchiude i principi universali che legano le differenti culture di ogni epoca storica nell’intero sviluppo della nostra civiltà: ogni società, anche primitiva, ha cercato di interpretare il mondo, misurarlo, desumerlo, anticipandone segnali e cambiamenti, adattandosi oppure scoprendo nuove frontiere di conoscenza.
Intelligenza emotiva che ci parla anche di ascolto. Ascolto dei bisogni e ascolto delle nuove esigenze di chi lavora nella Pubblica Amministrazione, di cui parleremo più avanti.
È nostra responsabilità di operatori economici e advisor capire come avviene la rigenerazione nella società, con quali regole di convivenza e con quali obiettivi individuali e sociali.
Quali sono gli elementi chiave che costituiscono un ambiente sano e sostenibile per la cultura dell’innovazione?
Si tratta della capacità di vedere le cose da una prospettiva diversa, nuova e non soltanto monodirezionale, associativa e anche deduttiva. Si tratta di identificare nuovi modelli e connessioni e di trovare nuove soluzioni.
E questo è più che evidente proprio nella profonda trasformazione che ha subìto la Pubblica Amministrazione. Con l’arrivo (uno tsunami) dei social media, abbiamo assistito a un cambiamento radicale nel modo in cui il pubblico si relaziona con i cittadini. Il management pubblico è consapevole oggi di non poter più ricorrere a una comunicazione statica e unidirezionale: il pubblico deve essere pronto a impegnarsi in un dialogo bidirezionale con i cittadini. E questo in ogni momento.
Comprendendo le esigenze e i comportamenti dei cittadini, gli enti pubblici possono rimanere efficaci e riposizionare un appannato standing reputazionale, continuando a crescere in una cultura amministrativa in evoluzione.
Superando ampiamente quell’approccio dall’alto verso il basso non più efficace e vincente: i cittadini sono diventati consapevoli, esigenti e anche responsabilizzati. La comunità di decisori e consulenti deve accompagnare a un modello circolare di comunicazione, in cui il dialogo e la trasparenza siano rimessi al centro, ricucendo un rapporto di fiducia con la cittadinanza che ha bisogno di servizi e risposte. Questa è la strada per strutturare e rigenerare le relazioni danneggiate da anni di chiusura alle nuove conoscenze. Perché al centro delle relazioni sociali – non lo scopriamo oggi – c’è sempre la fiducia. Come nel mercato finanziario. La fiducia è quella dimensione che ci permette di sentirci sicuri nelle nostre interazioni con gli altri ed è il collante che tiene insieme la società.
Stiamo parlando di un complesso processo che richiederà tempo, pazienza e predisposizione all’apprendimento continuo.
La Pubblica Amministrazione deve dichiararsi pronta a ripensare il proprio ruolo, assicurando di essere sempre all’avanguardia nel cambiamento, per non rimanere isolata. Le opportunità di crescita e di espansione emergono continuamente, anche e soprattutto dalla crisi. E chi è in grado di coglierle sarà ben posizionato per avere successo e capacità di centrare i risultati.
Questo