Melaverde

Territorio

e città sono due ma il capoluogo di provincia – che, si badi bene, porta il nome di entrambe le città – a causa di un vuoto normativo è uno solo. Stiamo parlando della provincia romagnola di Forlì-Cesena, che nel 1992 ha preso il posto della più estesa Provincia di Forlì. Poco più di 18 km separano le due città, ma in questo breve spazio sono tante le bellezze da scoprire! Partendo da Cesena, il suggerimento è quello di acclimatarsi con una lunga passeggiata nel centro, tipico del gotico di area germanica). Al suo interno, meritano una visita la settecentesca Cappella della Madonna del Popolo e il Museo della Cattedrale. Vicinissima a Piazza del Popolo sorge la celebre Rocca Malatestiana, la cui l’edificazione venne inaugurata nel 1380 per volontà del condottiero Galeotto Malatesta. Oggi il fortilizio è celebre per la sua mole maestosa, per gli spalti panoramici e per i suggestivi camminamenti interni; la Rocca comprende due imponenti fabbricati, la Torre Maestra (o Maschio) – al cui interno oggi sono esposte alcune armature e selle antiche – e il (Femmina), dove ha sede il Museo di Storia dell’Agricoltura. Imprescindibile anche una visita a Santa Maria del Monte, antica abbazia benedettina dell’XI che sorge sul monte Spaziano. Oltre a una bella collezione d’arte sacra, notevolissima, al suo interno, la ricca collezione di ex voto che comprende quasi 700 pezzi. Dirigendosi verso Nord si raggiunge la cittadina di Bertinoro, il “Balcone di Romagna” e la “Città dell’Ospitalità” per eccellenza: il borgo di origine medievale è infatti rinomato per la sua tradizione della “Colonna dai dodici anelli”, una colonna in sasso bianco che fungeva da abbeveratoio e in cui ogni anello corrisponde a una delle dodici famiglie deputate un tempo ad ospitare il forestiero che, arrivando, vi legava il proprio cavallo. Il monumento più celebre della cittadina è la Rocca, che domina il monte Cesubeo da prima dell’anno Mille dapprima con funzioni prevalentemente militari e difensive, poi (a partire dal XV) assurgendo a luogo di conservazione e produzione di cultura. Nella parte più antica del maniero, negli spazi delle segrete e delle cisterne, è allestito il Museo Interreligioso dedicato al dialogo tra Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Spostandosi poi nella frazione di Polenta, si arriva a una deliziosa chiesa cantata dal poeta Giosuè Carducci: la pieve di San Donato in Polenta. La struttura è vetusta e venne probabilmente eretta dai Longobardi nell’VII secolo. Presenta elementi di stili ed epoche diverse. Notevoli le grandi colonne circolari sormontate da capitelli tra loro difformi e la cripta scoperta nel XIX, epoca di “riscoperta” della Pieve, dovuta in gran parte al poeta versiliese. Lasciata Bertinoro ci si ritrova a Forlimpopoli, nella città che diede i natali a Pellegrino Artusi, gastronomo e autore de , con ogni probabilità il libro di cucina italiana più letto di sempre. Anche qui troviamo una Rocca, questa però fatta edificare dal cardinale Egidio Carrilla de Albornoz nella seconda metà del Trecento sulle rovine di una cattedrale romanica. Il complesso a pianta quadrangolare, con i suoi quattro bastioni e il fossato con ponte levatoio è da quasi sette secoli il simbolo del comune, e oggi è il centro della vita cittadina: ospita infatti il Comune, il Museo Archeologico, il Centro Culturale Polivalente e il Teatro “Giuseppe Verdi” ove ebbe luogo la celeberrima incursione di Stefano Pelloni, il Passatore, e della sua banda nella notte del 25 gennaio 1851. Non distante dalla Rocca si trova la Chiesa dei Servi, costruita nel XV e tuttavia di aspetto pienamente settecentesco, epoca in cui venne fortemente rimaneggiata e dotata del caratteristico torrione. Nell’interno ricco di decorazioni ed eleganti arredi spiccano sei grandi nicchie con altari ornati da dipinti di pregio tra cui spicca l’ dipinta nel 1533 da Marco Palmezzano allievo di Melozzo da Forlì. Da visitare anche la Collegiata di San Rufillo, costruita forse nel VI e poi rimaneggiata a più riprese, soprattutto nel XV e XIX. La chiesa conserva un patrimonio d’arte di grandissimo pregio: i due sepolcri cinquecenteschi di Brunoro I e Brunoro II Zampeschi, signori di Forlimpopoli; all’interno molte tele cinquecentesche di pregevoli pittori romagnoli. All’esterno, alla base del campanile quadrato in stile lombardo (1521), è murata la testa di un leone in marmo di epoca romana. Arriviamo infine a Forlì, dove ci accoglie l’abbazia di San Mercuriale che si affaccia sulla piazza più importante del centro storico: piazza Aurelio Saffi. Il complesso religioso, sorto su un sito (forse) del VI, si compone oggi di una chiesa a tre navate in stile romanico a salienti, di un imponente campanile lombardo (1178) e del chiostro di origine cinquecentesca completamente rimaneggiato nel 1940, e contiene numerose opere d’arte di grande pregio e interesse.

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