Melaverde

Sapore di mare e roccia

uando si pensa ai vini bianchi del Friuli-Venezia Giulia, molto spesso vengono in mente il Collio, la Malvasia, la Ribolla gialla. Eppure, parte di questa regione, anche se storicamente “separata”, considerata quasi una terra di mezzo, nota per essere stata teatro di violente battaglie durante la Prima Guerra mondiale tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche, è la zona che da Triste costeggia il Mare Adriatico e arriva all’Istria: il Carso,, nel I secolo d.C., racconta che nel golfo alto adriatico non lontano dalle Bocche del Timavo, si produceva vino su un colle sassoso. La viticoltura qui si sviluppò proficuamente fino alla Prima Guerra mondiale, quando il territorio fu teatro di dure battaglie. Da quella catastrofe, la viticoltura ha ripreso nuova vita, arrivando a ottenere la denominazione di origine controllata Carso (ora appellata “Carso o Carso Kras”), solo nel 1985. I vitigni che concorrono alla produzione dei vini della denominazione sono sette a bacca bianca e cinque a bacca rossa; insieme danno origine a tredici tipologie di vino, tra i quali il Glera, la Malvasia istriana, la Vitovska e il Terrano. I vini del Carso dal punto di vista organolettico presentano caratteristiche peculiari attribuibili sicuramente al territorio, come il colore giallo paglierino ai bianchi, una sensazione al palato di gradevole morbidezza, profumi netti ed intensi di frutta, talvolta spezie. A concorrere a queste caratteristiche, giocano un ruolo significativo infatti il clima, l’esposizione e il terreno. Il clima carsico è prettamente mediterraneo, anche se il territorio spesso è spazzato dallo sferzante vento di Bora. Questo è un vento continentale, portatore di aria secca che, nel corso del periodo vegetativo della vite, però, non ha quell’irruenza e violenza dei mesi invernali. Infatti, la presenza di una ventilazione moderata nel corso dei mesi primaverili ed estivi concorre a eliminare repentinamente le nebbie del mare Adriatico, a far scendere l’umidità dell’aria, a rendere il cielo più sereno facendo così aumentare la radiazione solare e, quindi, a far salire la temperatura. Tutto ciò concorre a rendere più efficace il processo fotosintetico della vite, a vantaggio dell’accumulo di sostanze zuccherine nei grappoli. Un ruolo non secondario sul clima lo esercita anche il mare Adriatico e non solo sul ciglione carsico che si affaccia sullo specchio d’acqua, ma anche sul restante territorio dell’altopiano. La capacità termica del mare mitiga la temperatura dell’aria nei mesi più freddi, smorzandone i gradienti estremi, e il fenomeno della riflessione dei raggi solari determina un effetto di doppia insolazione a tutto vantaggio della coltivazione della vite. Il fattore orografico costituisce un limite non indifferente per la vite coltivata solamente su piccoli terrazzamenti. La carenza di acqua nei periodi estivi, se da un lato concorre a limitare quantitativamente la produzione di uva per ettaro, dall’altro favorisce la qualità della stessa. La Vitovska in particolare presenta grappoli di forma piramidale e compatti, con bacche sferiche, verdi, dalla polpa succosa piuttosto insapore. Nonostante il sapore neutro dell’uva, dalla Vitovska i suoi vini acquistano personalità e spessore, con una gamma olfattiva in cui si riconoscono sia la pera Williams che note di salvia.

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