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l’alba è stata caratterizzata da temporali che si sono abbattuti su Charleston, in South Carolina, e dai fulmini che hanno illuminato il cielo della città. Poco dopo le 10, Rob Turkewitz era seduto in un elegante studio di avvocati del centro, in attesa che il suo cliente John Barnett testimoniasse. Barnett doveva proseguire nel racconto degli errori di produzione a cui avrebbe assistito da vicino nella fabbrica della Boeing, una narrazione drammatica che aveva iniziato il giorno precedente. Dopo una lunga carriera a Everett, Washington, dove a detta di tutti era orgoglioso degli aerei assemblati dai suoi team, Barnett ha lavorato dalla fine del 2010 al 2017 come responsabile della qualità presso lo stabilimento di North Charleston che assembla il 787 Dreamliner. In quel ruolo, aveva avvertito i dirigenti di quelle che considerava una miriade di violazioni dei processi e delle procedure previste dalla legge ma i suoi avvertimenti venivano ignorati. Barnett è emerso come il più famoso whistleblower della Boeing, raccontando gli abusi nel controllo della qualità a cui sosteneva di aver assistito. Turkewitz non era del tutto sorpreso che Barnett fosse in ritardo per la deposizione. “Il centro di Charleston era allagato da uno dei peggiori temporali che abbia mai visto”, ricorda. “Alle 9 del mattino avevo chiamato la stanza di John all’Holiday Inn dove alloggiava, per sapere se voleva che lo venissi a prendere, ma non mi rispose”. Le accuse di Barnett hanno riacceso l’attenzione sulla scia dello scoppio del portellone del 737 Max, avvenuto a gennaio sul volo 1282 dell’Alaska Airlines subito dopo il decollo da Portland, Oregon, seguito da una serie di altri incidenti sugli aerei Boeing. Nelle interviste rilasciate dopo la disfatta del portellone, Barnett ha criticato aspramente le inadempienze della Boeing e ha attribuito la catastrofe alle procedure approssimative