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Un semplice dessert
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E-book144 pagine

Un semplice dessert

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Info su questo ebook

Un libro della serie Il curioso ricettario di Nonna B

Boone Walton ce l’ha messa tutta per mettere un po’ di distanza tra lui e il suo passato. Ha investito nella sua nuova vita, nella sua galleria d’arte a New Orleans e nella sua amicizia con Scott Wren. Tutto sembra sistemato e Boone non potrebbe essere più felice della ritrovata normalità.

Lo chef Scott Wren vuole qualcosa di più della semplice normalità con Boone. Vuole far fare un passo avanti al loro rapporto, ma l’amico è spaventato, e non a causa dei fantasmi che infestano l’appartamento di Scott o della sua famiglia. No, il passato di Boone sta per fargli visita, e l’unica cosa che potrebbe mettersi tra lui, Scott e la strana ricetta di una mousse al cioccolato trovata in un curioso ricettario è il fiume di sofferenza che Boone ha dovuto attraversare per arrivare a New Orleans. C’è però un segreto dietro agli ingredienti, un segreto che potrebbe far emergere la verità e l’amore che sono sempre mancati nella vita di Boone. 

LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2018
ISBN9781640807112
Un semplice dessert
Autore

Mary Calmes

Mary Calmes believes in romance, happily ever afters, and the faith it takes for her characters to get there. She bleeds coffee, thinks chocolate should be its own food group, and currently lives in Kentucky with a five-pound furry ninja that protects her from baby birds, spiders, and the neighbor’s dogs. To stay up to date on her ponderings and pandemonium (as well as the adventures of the ninja), follow her on Twitter @MaryCalmes, connect with her on Facebook, and subscribe to her Mary’s Mob newsletter.

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    Anteprima del libro

    Un semplice dessert - Mary Calmes

    Indice

    Sinossi

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Altri libri di Mary Calmes

    Biografia

    Di Mary Calmes

    Visitate il sito di Dreamspinner Press

    Copyright

    Un semplice dessert

    Di Mary Calmes

    Un libro della serie Il curioso ricettario di Nonna B

    Boone Walton ce l’ha messa tutta per mettere un po’ di distanza tra lui e il suo passato. Ha investito nella sua nuova vita, nella sua galleria d’arte a New Orleans e nella sua amicizia con Scott Wren. Tutto sembra sistemato e Boone non potrebbe essere più felice della ritrovata normalità.

    Lo chef Scott Wren vuole qualcosa di più della semplice normalità con Boone. Vuole far fare un passo avanti al loro rapporto, ma l’amico è spaventato, e non a causa dei fantasmi che infestano l’appartamento di Scott o della sua famiglia. No, il passato di Boone sta per fargli visita, e l’unica cosa che potrebbe mettersi tra lui, Scott e la strana ricetta di una mousse al cioccolato trovata in un curioso ricettario è il fiume di sofferenza che Boone ha dovuto attraversare per arrivare a New Orleans. C’è però un segreto dietro agli ingredienti, un segreto che potrebbe far emergere la verità e l’amore che sono sempre mancati nella vita di Boone.

    Capitolo 1

    PROFUMO DI gelsomino.

    Era quella la fragranza che aleggiava intensa nell’aria di New Orleans, il gelsomino, e nessuno avrebbe potuto convincermi del contrario. Era da cinque anni che abitavo a NOLA, come è anche conosciuta la celebre città della Louisiana. Appena trasferito avevo l’abitudine di girare per la città con il naso per aria, chiedendo alla gente cosa fosse quello che sentivo. Dopo le classiche risposte come gamberi o zuppa di pesce, sanguinella o caprifoglio, acqua del fiume o pioggia, si ritornava sempre all’odore di fondo: il gelsomino. Permeava il Garden District o arrivava come brezza leggera dalla Dumaine, e quando camminavo sui marciapiedi scheggiati e irregolari del quartiere di prima mattina o molto tardi la sera, era il profumo di gelsomino che inspiravo profondamente nei polmoni. I miei amici pensavano che fossi pazzo, soprattutto quello che mi stava più vicino, il mio migliore amico, l’uomo con cui non passava un giorno senza che ci parlassimo da quando l’avevo incontrato due anni prima. Scott Wren.

    Quando era entrato nella mia galleria per lasciarmi il volantino che pubblicizzava il suo trasferimento nel Quartiere Francese in compagnia della sua cucina spagnola di impronta semi-tradizionale, avevo notato per prima cosa gli occhi grigi, poi i folti capelli biondo scuro tirati indietro, più lunghi in cima, corti ai lati e sulla nuca, quindi le sue graziose mani d’artista, le gambe lunghe e, per concludere, il suo perfetto sedere rotondo. Quando l’avevo visto restare a bocca spalancata mentre dava un’occhiata in giro nella sala principale, mi era passato per la testa di provarci con lui.

    Non erano opere mie – ero un arredatore d’interni, non un artista – ma gestivo una galleria di successo che portava il mio nome, Boone Walton, e il fatto che stesse curiosando in giro a bocca aperta mi aveva fatto riflettere, mi aveva fatto cambiare idea.

    Porca miseria, aveva sospirato. Sono stato più o meno in dieci gallerie oggi, ma questa è fantastica. Ecco perché tutti mi hanno consigliato di evitarla.

    Mi ero sentito immediatamente offeso. La gente ti ha detto di non venire nella mia galleria?

    Lui aveva annuito, continuando a osservare con interesse senza riservarmi particolare attenzione. Hanno detto che non hai bisogno di nulla, che non ingaggi mai imprese del posto per il cibo alle inaugurazioni, che hai un’azienda di catering che viene da New York.

    Era tutto vero.

    Hanno detto che sarebbe stata una perdita di tempo.

    E per lui lo sarebbe stata, se non avesse notato l’arte, se non l’avesse apprezzata, facendo sì che io fossi disposto a sentire quello che aveva da offrirmi.

    Ma, mi sono detto, ci siamo entrambi trasferiti da poco, giusto? aveva chiesto voltandosi a guardarmi. E probabilmente non hai ancora trovato qualcuno di cui fidarti. Non hai trovato nessuno in cui credere e che abbia le tue stesse cose da perdere e da guadagnare.

    Sì.

    Ho ragione?

    Ce l’aveva, e l’occhiolino che mi aveva riservato era stato adorabile, così ovviamente l’avevo guardato in cagnesco. Come?

    Ti ucciderebbe sorridere?

    Forse.

    Te lo prometto, puoi smettere di essere accigliato. Diventeremo amici.

    Non ne sarei stato così sicuro.

    Quella cosa dello sguardo truce di solito funziona? La gente scappa?

    Capitava. Sì.

    Avevo due atteggiamenti: sapevo essere incantevole come chiunque altro o semplicemente il classico scorbutico. La mia altezza, insieme al modo in cui mi calzavano gli abiti, avvolgendo una muscolatura soda e sviluppata, rendeva le persone diffidenti. Se avessero visto i tatuaggi sotto ai vestiti, molti dei miei clienti sarebbero probabilmente scappati, ma ero in grado di nascondere il mio lato spaventoso e accentuare quello affascinante quando si trattava di concludere un affare. E in quel momento, anche se avevo tanto desiderato ‘concludere’ con Scott Wren – perché ero veramente intenzionato a scoprire che sapore avesse – più di ogni altra cosa avrei voluto che se ne andasse. Avevo già capito che mi sarebbe entrato sottopelle e che mi sarebbe importato di lui. Non l’avevo intimorito e quello era un segnale d’avvertimento.

    Odio doverti rovinare la festa, mi aveva informato, ma non vado da nessuna parte. Ho già capito che hai bisogno di me.

    Io non… avevo iniziato a brontolare. Ho amici più che a sufficienza, grazie.

    Nessuno ne ha mai abbastanza.

    Non ero riuscito a controbattere in modo credibile. Avevo, a quel punto, un amico in California e uno a New Orleans, ma tutti gli altri amici della mia infanzia erano morti oppure finiti anche peggio.

    Allora, che ne dici? Vuoi provare a darmi fiducia?

    Volevo? E, cosa più importante, avrei potuto? Perché se il mio primo istinto era stato quello di andarci a letto, saremmo riusciti a essere soltanto amici?

    Penso che potremmo aiutarci a vicenda. Magari ti andrebbe di appendere qualche quadro nel mio ristorante e, in cambio, io potrei farti da catering. Che ne pensi?

    Era un rischio. Il tuo posto è carino?

    Non ancora, aveva sospirato fissando con malinconia la mia galleria. Non è proprio sistemato. Vorrei che avesse quest’aspetto, comunque. Dio, è semplicemente fantastico qui.

    A malincuore, aveva suscitato il mio interesse e mi aveva fatto venire voglia di dare un’occhiata al suo spazio.

    La sua attenzione era poi tornata su di me. Questo è l’inizio del mio sogno. Vuoi farne parte?

    Lui desiderava che collaborassimo, e io trattavo con serietà tutto ciò che riguardava i miei affari. Mi ero ritrovato a dover prendere una decisione proprio sul momento. Saremmo stati amici o solo l’avventura di una notte?

    Vieni a mangiare da me, aveva proposto avvicinandosi ed entrando nel mio spazio personale, toccandomi l’avambraccio. Solo per sapere cosa ne pensi.

    Mentre stavo ancora decidendo, mi aveva afferrato la mano.

    Ti prego, allora. Lasciami cucinare per te.

    Così avevo fatto. Gli avevo permesso di entrare in casa mia sopra la galleria. E tutto ciò che mangiai, dai gamberi azafràn alla paella alla valenciana al maiale arrosto, fu fantastico. Utilizzai il suo catering per l’apertura successiva, e le tapas e il vino rosso erano stati i pezzi forti. I miei clienti erano rimasti estasiati; il riscontro aveva mandato in delirio Scott, quindi, tutto sommato, avevo dovuto ammettere che eravamo fantastici insieme. Lo avevo rimosso in modo permanente dalla lista delle conquiste per inserirlo in quella dei colleghi, ma per me era meglio così. Gli uomini con cui andavo a letto erano a bizzeffe e poco memorabili. Un collaboratore, per non parlare di un amico, era molto più difficile da trovare.

    Al momento, il mio migliore amico mi stava osservando di sbieco dall’altro lato del tavolo al Café du Monde. Non ci venivamo mai; era troppo rumoroso, troppo affollato, ma qualche volta lui aveva semplicemente voglia di bignè, e poiché aveva giurato che non li avrebbe mai preparati nel suo ristorante, ci eravamo stipati in quella trappola per turisti per ordinarne un po’.

    Dovresti arrenderti e prepararli, proposi prima di infilarne uno in bocca, utilizzando le dita per comprimere il boccone pastoso all’interno.

    Lui ridacchiò. Wow.

    Gli mostrai brevemente un sorriso carico di zucchero a velo.

    Disgustoso.

    Gli feci cenno di ascoltare.

    No, tesoro, non se ne parla. Non farò mai dei bignè. Non voglio essere paragonato all’originale.

    Ho magiao di meio, dissi continuando a masticare.

    Tutti abbiamo assaggiato di meglio e di peggio, concordò, riuscendo a capirmi anche se avevo la bocca piena. Ma onestamente, perché preoccuparsi? Ho bisogno di qualcos’altro, una sorta di dolce leggendario. Ho bisogno del fattore ‘wow’ che farà ricordare alla gente il ristorante.

    Inarcai un sopracciglio.

    Sai cosa voglio dire. Tutti hanno bisogno di una specialità.

    Aveva provato parecchi dolci diversi alla ricerca di quello che sarebbe stato

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