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Gambetto di Quinn: (Quinn's Gambit)
Gambetto di Quinn: (Quinn's Gambit)
Gambetto di Quinn: (Quinn's Gambit)
E-book320 pagine

Gambetto di Quinn: (Quinn's Gambit)

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Info su questo ebook

Libro primo della serie AURA

Un truffatore umano mago non registrato e un poliziotto elfo puritano e ligio al dovere. Mentre New York esplode di pericolose creature, la loro passione diventa nucleare.

Dopo che un tremendo incidente magico a Berkeley ha creato degli imprevedibili squarci tra le realtà, ogni genere di creature non umane hanno iniziato a sbucare nel nostro mondo. Questi trasferimenti, chiamati Rilocazioni Anomale di Realtà Esterne, o RARE, hanno portato la magia fuori dalla fiction e l'hanno ricollocata saldamente nella realtà, causando una grande quantità di caos e confusione. L'elfo trasferito Valerian lavora con l'AURA, l'Agenzia Ufficiale di Ricollocazione e Assimilazione, per intercettare queste creature quando appaiono nel mondo degli umani, aiutando quelle pacifiche e sottomettendo quelle violente e maligne. un lavoro utile e soddisfacente, e Val sarebbe felice se non si sentisse cos solo.

Quinten un giovane mago che cerca solo di tirare avanti, ma New York non la città più semplice in cui sbarcare il lunario. Anche se i suoi metodi a volte sono moralmente dubbi, il suo cuore al posto giusto. Ovviamente, per Quinn il posto giusto significa messo sotto chiave e protetto a tutti i costi. Vivendo di mezzucci e, a volte, fortuna magicamente indotta, lavora come “utilizzatore di magia freelance”, ovvero mago non registrato e truffatore di piccolo calibro, secondo le autorità. L'ultima cosa che Quinn vorrebbe attrarre l'attenzione dei poliziotti ma, al verificarsi di un Evento proprio addosso a lui, costretto a rivolgersi all'AURA in cerca di aiuto. Valerian non affatto come si aspettava fosse un poliziotto dell'AURA, e di certo non immaginava che avrebbe unito le forze con un elfo sexy, un sarcastico drow e un incubo amareggiato quando alcuni individui al potere avrebbero tentato di fermare le RARE con ogni mezzo necessario.

Niente ci che sembra nel quartier generale dell'AURA, e sulla cima si annida un male ancora peggiore di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare.

LinguaItaliano
Data di uscita22 feb 2022
ISBN9781802500974
Gambetto di Quinn: (Quinn's Gambit)
Autore

Bellora Quinn

Originally hailing from Detroit Michigan, Bellora now resides on the sunny Gulf Coast of Florida where a herd of Dachshunds keeps her entertained. She got her start in writing at the dawn of the internet when she discovered PbEMs (Play by email) and found a passion for collaborative writing and steamy hot erotica. Soap Opera like blogs soon followed and eventually full novels. The majority of her stories are in the M/M genre with urban fantasy or paranormal settings and many with a strong BDSM flavour.

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    Anteprima del libro

    Gambetto di Quinn - Bellora Quinn

    Pride Publishing libri di Angel Martinez e Bellora Quinn

    AURA

    Quinn’s Gambit

    Flax’s Pursuit

    Kellen’s Awakening

    Books by Angel Martinez

    Single Title

    Wild Rose, Silent Snow

    Boots

    Offbeat Crimes

    Lime Gelatin and Other Monsters

    The Pill Bugs of Time

    Skim Blood and Savage Verse

    Feral Dust Bunnies

    Jackalopes and Woofen-Poofs

    All the World’s an Undead Stage

    Endangered Fae

    Finn

    Diego

    Semper Fae

    No Fae is an Island

    Anthologies

    50’s Mixed Tape: The Line

    Books by Bellora Quinn with Sadie Rose Bermingham

    Elemental Evidence

    Breathing Betrayal

    Burning Boundaries

    Surfacing Secrets

    Digging Deeper

    Wanted

    Demon Familiar

    AURA

    GAMBETTO DI QUINN

    ANGEL MARTINEZ E BELLORA QUINN

    Gambetto di Quinn

    ISBN # 978-1-78430-442-3

    ©Copyright Angel Martinez e Bellora Quinn 2015

    Copertina di Posh Gosh ©Copyright Febbraio 2015

    Tradotto da Carmelo Massimo Tidona 2022

    Design del testo interno di Claire Siemaszkiewicz

    Pride Publishing

    Il presente romanzo è un’opera di finzione. Tutti i personaggi, i luoghi e gli eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non devono essere confusi con la realtà. Qualsiasi somiglianza con persone, in vita o morte, eventi o luoghi è puramente casuale.

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcuna forma materiale, sia tramite stampa, fotocopia, scansione o altro senza il permesso scritto dell’editore, Pride Publishing.

    Le richieste devono essere inviate in prima istanza, in forma scritta, a Pride Publishing. Atti non autorizzati o ristretti relativi a questa pubblicazione possono comportare procedimenti civili e/o penali.

    L’autore e l’illustratore hanno fatto valere i loro rispettivi diritti ai sensi del Copyright Designs and Patents Acts 1988 (e successive modifiche) per essere identificati come autore di questo libro e illustratore dell’opera.

    Pubblicato nel 2022 da Pride Publishing, Regno Unito.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, scannerizzata o distribuita senza permesso in qualsiasi forma stampata o elettronica. Si prega di non partecipare o incoraggiare la pirateria di materiale protetto da copyright in violazione dei diritti degli autori. Acquistare solo copie autorizzate.

    Pride Publishing è un imprint di Totally Entwined Group Limited.

    Se avete acquistato questo libro senza copertina, dovete essere consapevoli che questo libro è proprietà rubata. È stato segnalato come ‘invenduto e distrutto’ all’editore né l’autore né l’editore hanno ricevuto un pagamento per questo ‘libro spogliato’.

    Libro primo della serie AURA

    Un truffatore umano mago non registrato e un poliziotto elfo puritano e ligio al dovere. Mentre New York esplode di pericolose creature, la loro passione diventa nucleare.

    Dopo che un tremendo incidente magico a Berkeley ha creato degli imprevedibili squarci tra le realtà, ogni genere di creature non umane hanno iniziato a sbucare nel nostro mondo. Questi trasferimenti, chiamati Rilocazioni Anomale di Realtà Esterne, o RARE, hanno portato la magia fuori dalla fiction e l’hanno ricollocata saldamente nella realtà, causando una grande quantità di caos e confusione. L’elfo trasferito Valerian lavora con l’AURA, l’Agenzia Ufficiale di Ricollocazione e Assimilazione, per intercettare queste creature quando appaiono nel mondo degli umani, aiutando quelle pacifiche e sottomettendo quelle violente e maligne. È un lavoro utile e soddisfacente, e Val sarebbe felice se non si sentisse così solo.

    Quinten è un giovane mago che cerca solo di tirare avanti, ma New York non è la città più semplice in cui sbarcare il lunario. Anche se i suoi metodi a volte sono moralmente dubbi, il suo cuore è al posto giusto. Ovviamente, per Quinn il posto giusto significa messo sotto chiave e protetto a tutti i costi. Vivendo di mezzucci e, a volte, fortuna magicamente indotta, lavora come utilizzatore di magia freelance, ovvero mago non registrato e truffatore di piccolo calibro, secondo le autorità. L’ultima cosa che Quinn vorrebbe è attrarre l’attenzione dei poliziotti ma, al verificarsi di un Evento proprio addosso a lui, è costretto a rivolgersi all’AURA in cerca di aiuto. Valerian non è affatto come si aspettava fosse un poliziotto dell’AURA, e di certo non immaginava che avrebbe unito le forze con un elfo sexy, un sarcastico drow e un incubo amareggiato quando alcuni individui al potere avrebbero tentato di fermare le RARE con ogni mezzo necessario.

    Niente è ciò che sembra nel quartier generale dell’AURA, e sulla cima si annida un male ancora peggiore di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare.

    Dedica

    Alle mie socie di scrittura Sadie Rose Bermingham e Angel Martinez. Grazie per tutti gli anni di storie e avventure, prove e trionfi, lacrime e risate. Non so da dove iniziare per dirvi quanto entrambe significhiate per me, ma datemi una pagina bianca e un accenno di idea e continuerò a provarci. – Con affetto, Bellora

    Dedicato a Bellora, che ha creduto in me prima che io credessi in me stessa. Ora, ancor meglio, abbiamo la meraviglia di credere assieme – Angel

    Riconoscimento dei Marchi

    L’autore riconosce i marchi commerciali e i relativi detentori dei seguenti elementi menzionati in quest’opera di fantasia:

    Hello Kitty: Sanrio Co Ltd.

    NY Times: The New York Times Company

    Time Magazine: Time Inc.

    Cercatori/Harry Potter: JK Rowling

    Frisbee: Whamm-O Toy Company

    Lefevres: Ulla Berville Limited

    It’s the End of the World as We Know It (And I Feel Fine): R.E.M.

    iPod: Apple Inc

    Ci sono segni di vermi… come nemmeno Dio aveva mai visto prima.: Dune, Frank Herbert/David Lynch

    Gandalf: JRR Tolkien

    Prologo

    Da Magia nel mondo moderno di Gerald Silverstein. New York: Hecate Publishing

    Con il senno di poi, alcuni individui asserirono di aver saputo che fosse inevitabile una volta iniziata la mescolanza tra tecnologia e magia. Per coloro che lo vissero, però, sappiamo che il disastro colse il mondo del tutto impreparato.

    L’incidente a Berkeley fece esplodere numerose stanze della Stanley Hall e non lasciò nulla degli incantatori salvo residui bruciacchiati. Di conseguenza, non rimase niente dei loro appunti, dei loro portatili, delle loro intenzioni originarie o di quali passi avessero intrapreso di preciso. Tutto ciò che rimase furono le RARE, le Rilocazioni Anomale di Realtà Esterne.

    Il collegamento tra l’esplosione all’università e la comparsa di un minotauro nel mezzo di Times Square richiese alcune settimane per essere compreso. Quando altre inesplicabili creature caddero dal cielo in luoghi casuali del globo, i ricercatori misero assieme i pezzi.

    Quella manciata iniziale di manifestazioni portò panico, disastri e tragedie. Il minotauro mangiò tre turisti prima che la polizia di New York lo abbattesse crivellandolo di colpi. La sirena che cadde da due metri di altezza fuori da Tempe diede uno sguardo al Deserto di Sonora e si uccise per la disperazione.

    Alla fine, utenti di magia di ogni tradizione iniziarono a farsi avanti per prestare aiuto per quelle imprevedibili manifestazioni. Usando buon senso, parole tranquillizzanti e, occasionalmente, trappole magiche, furono in grado di contenere i nuovi arrivati. Alcuni scelsero comunque il suicidio, ma molti, terrorizzati e disorientati, vennero presi sotto la protezione di quei coraggiosi pionieri.

    Cinque anni dopo l’incidente, il piccolo gruppo era cresciuto fino a diventare un collettivo organizzato, e poi un’organizzazione finanziata dal governo. Così nacque l’AURA, Agenzia Ufficiale di Ricollocazione e Assimilazione.

    Un messaggio frequente appariva su molte targhe sulle scrivanie o appese nei cubicoli nel palazzo dell’AURA: È uno strano lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.

    Capitolo Uno

    Di certo solo un bacio, un abbraccio… Queste cose non possono che essere di beneficio. Valerian lasciò scivolare le mani giù lungo la schiena dell’adorabile ragazzo umano. Si sporse a premere le labbra contro quelle carnose e seducenti che gli venivano offerte tanto volentieri…

    Forse era l’odore di umano, o il modo in cui il ragazzo si strusciava contro di lui con un po’ troppa enfasi. Niente di tutto ciò era giusto o familiare, e tutta quell’umanità estranea gli dava sui nervi. Si ritrasse e si girò a guardare la finestra, le braccia incrociate sul petto.

    «Mi dispiace. Non sta funzionando».

    «Mi stai dicendo che questo è stato uno spreco del mio tempo? Mi hai trascinato fin quassù per niente? Il tempo è denaro, ragazzone».

    Val strinse i denti, lottando contro il suo carattere irascibile. «Non infrango né distorco la mia promessa. I tuoi soldi sono lì, sul cassettone. Puoi prenderli e lasciarmi solo».

    «Ehi». Il tono acuto si addolcì in qualcosa di più tranquillizzante, una mano gentile gli accarezzò il braccio. «Non intendevo in quel senso. Devo solo stare attento, sai? Non dobbiamo per forza fare qualcosa. Ho dei clienti che vogliono solo parlare o che ci facciamo le coccole. Ne ho uno che vuole solo qualcuno che lo abbracci mentre piange».

    È a questo che mi ridurrò presto? A pagare qualcuno perché mi conforti? «Ho parlato in modo aspro. Me ne scuso. Ma ho… È stato un errore. Ti prego. Ho impegnato il tuo tempo. I soldi sono tuoi. Ho solo bisogno di star solo, adesso».

    «Va bene. Capito. Ma se cambi idea, chiamami, eh?» Il ragazzo si infilò il rotolo di banconote nella tasca dei jeans logori. «Dammi una chance di vedere se quelle gustose orecchie da elfo sono sensibili come dicono».

    Con un ghigno e una strizzata d’occhio, uscì spavaldo dalla stanza. Un attimo dopo, la porta dell’appartamento si chiuse con uno scatto. Val appoggiò la fronte al vetro freddo e guardò il traffico della tarda serata dieci piani più in basso. Avrebbe potuto aprire la finestra. Sporgersi. Cadere sul marciapiede in attesa.

    Emise un pesante sospiro. Un umano sarebbe morto, ma lui, con la sua struttura ossea, probabilmente sarebbe sopravvissuto… con una grande quantità di dolore, ma ancora vivo. Vivere solo stava iniziando a pesargli, niente di più. Forse avrebbe dovuto avere un coinquilino. Non era la stessa cosa che avere un senrist di giovani uomini in attesa per lui, ma almeno sarebbe stato qualcuno con cui conversare. Dio, quanto gli mancavano. Aveva tentato di descrivere il senrist al suo collega umano una volta. La cosa più simile che era riuscita a indicare era stato un harem, ma non andava neppure vicino a trasmettere l’amore e la devozione che un tempo era stato così privilegiato da avere.

    C’erano giorni in cui si sentiva meglio. Giorni in cui pensava che, forse, avrebbe potuto adattarsi. Poi succedeva qualcosa del genere a ricordargli che quello non era il suo mondo. Non sarebbe mai stato il suo posto. La città era affaccendata sotto di lui, strade illuminate dal sole e gente che viveva in fretta i propri giorni. Vita, tutto attorno, mentre ogni giorno lui moriva dentro un po’ di più.

    * * * *

    Quinn stava seduto sulla panchina assolata del parco a guardare le anatre che nuotavano nel laghetto a pochi metri di distanza. Era lì seduto a godersi il bel tempo e ad aspettare da poco più di un’ora quando una giovane mamma passò con una bimba piccola che la teneva stretta per mano. Un bambino più grande camminava loro accanto. Entrambi i bambini avevano un cono gelato. Quello della piccola era per lo più sulle sue mani, sulla faccia e sul davanti della maglietta, ma era comunque adorabile con i suoi codini dorati che ballonzolavano.

    Quinn guardò la famigliola procedere lungo il sentiero verso il ponte pedonale che attraversava il laghetto delle anatre. Sembravano del tutto ignari della sagoma scura che si muoveva sotto il pelo dell’acqua, seguendo il loro avanzare. Appena prima che arrivassero al ponte, la sagoma si palesò, emergendo barcollante dall’acqua. Un intreccio di piante acquatiche, melma e schiuma lacustre scorsero lungo un’enorme faccia contorta in una smorfia mostruosa, e la creatura emise un basso ringhio minaccioso.

    «Merda!» mormorò Quinn, saltando su dalla panchina. Quello non avrebbe dovuto succedere.

    La madre e i bambini urlarono, i coni volarono via mentre scappavano in direzione opposta rispetto al ponte. Quinn sapeva che stavano andando dritti verso una strada senza uscita che terminava con alti cespugli, una staccionata e nessun posto dove scappare.

    Il mostro barcollò fuori dal laghetto, ringhiando e digrignando i denti appuntiti, le braccia tese mentre inseguiva la famiglia terrorizzata. Quinn era più veloce, però, e corse lungo il sentiero, sfrecciando tra il mostro e le sue prede. La donna si era appena resa conto di essere corsa in un vicolo cieco ed essere in trappola. Tirò a sé i bambini urlanti e rimasero stretti assieme, terrorizzati.

    «Non abbiate paura. Vi proteggerò io!» urlò Quinn, girandosi spavaldo verso la bestia puzzolente. Sollevò il suo bastone, mormorando una formula indecifrabile. L’estremità del bastone iniziò a illuminarsi e lui la puntò verso il mostro del lago. «Vade retro! Lascia in pace queste persone, bestia ripugnante!»

    La creatura esitò, poi fece qualche altro passo minaccioso.

    «Ho detto vade retro!» gridò Quinn, brandendo il bastone. «Ti avverto… se libero la palla di fuoco dal mio bastone, non sopravvivrai, immonda creatura!» Vade retro… Immonda creatura… Dio, mi sento così ridicolo a dire cose del genere.

    Il mostro palustre si fermò mollemente. Gemendo, sollevò un braccio grigioverde ricoperto di vegetazione per schermarsi dalla forte luce emanata dall’estremità del bastone. Con un verso che lo fece sembrare spaventato e dolorante, iniziò ad arretrare. Quinn lo seguì, il bastone proteso in avanti, facendolo indietreggiare. Alla fine la creatura fuggì, rientrando nel laghetto e affondando nell’acqua fangosa.

    Quinn emise un sospiro di sollievo e lasciò che l’energia dell’incantesimo si dissipasse. La luce all’estremità del bastone si spense. Lui si voltò verso la famiglia scossa.

    «Va tutto bene. Se ne è andato, adesso. Non vi infastidirà più», disse loro nel suo tono più sicuro e confortante.

    «Oh, Dio, grazie! Grazie davvero! Non so cosa avremmo fatto se non fosse stato qui». Lacrime di sollievo luccicavano negli occhi della donna ora che sembrava che lei e i suoi figli fossero al sicuro.

    «Non sembri un mago», disse il bambino, alzando lo sguardo dei grandi occhi rotondi verso Quinn. «Sembri mio fratello, Robbie. Va alle superiori e pensa che ora è troppo grande per giocare».

    Quinn riuscì a sorridere. «Sono un po’ più grande di così. Tutti i maghi sono stati giovani un tempo, però. Meno male che ero qui oggi, o quel troll vi avrebbe mangiati per pranzo».

    «Ci si aspetterebbe che quei tipi dell’AURA si assicurino che bestie del genere vengano messe sotto chiave! Non so come ripagarla», disse d’un fiato la madre, già infilando una mano nella borsetta.

    Quinn sollevò una mano. «No, no. Non potrei accettare. Non è niente di più di ciò che avrebbe fatto chiunque. Va bene così», disse umilmente.

    «Insisto, per favore. Almeno lasci che le paghi il pranzo». Gli premette le banconote nella mano.

    Quinn esitò e infine chiuse le dita attorno ai soldi. Chinando con grazia la testa, li fece sparire, stavolta con destrezza di mano piuttosto che vera magia.

    «Lasciate che vi accompagni oltre il laghetto così saprò che siete usciti sani e salvi dal parco. Poi tornerò a vedere se riesco a trattenere il mostro finché non arriva l’AURA», disse.

    Condusse la famiglia grata oltre il ponte e fino alla strada, assicurandosi che fossero in un’area più popolata prima di accommiatarsi. Tornando verso il laghetto, si fermò a un chiosco di hot dog e comprò quattro footlong con una parte dei soldi che gli aveva dato la donna.

    La superficie del laghetto era immobile come vetro quando tornò, nessuna traccia del mostro o di persone da nessuna parte. Attese, in ascolto. Procedette lungo il sentiero per circa venti metri, in cerca di pedoni, poi tornò indietro. «D’accordo, la via è libera», disse al nulla.

    Il mostro, che non era affatto un troll bensì un boggle, emerse dal profondo, il volto aperto in un raccapricciante sorriso.

    Quinn si mise una mano su un fianco e lo guardò con aria di rimprovero. «Credevo fossimo d’accordo che avresti aspettato finché non ti avessi dato il segnale».

    «Oh, andiamo, Quinten. Non mi divertivo così da una vita!» rispose il boggle.

    «Ho detto niente vittime con bambini, Groof! Probabilmente avranno gli incubi per mesi!»

    «Oh, sentiti, Mister Moralista». Groof rise dal naso, cosa che gli fece emettere uno spruzzo d’acqua di lago dalle narici. «Che mi dici di quell’ottuagenario che mi hai segnalato la settimana scorsa? Avrebbe potuto venirgli un attacco di cuore. E poi, i vecchi non corrono tanto veloci». Rise, un suono bagnato, come se avesse avuto del fango incastrato in gola.

    Quinn sospirò. «La prossima volta, aspetta il segnale, Groof. Tieni…» Gettò gli hot dog uno alla volta, ancora incartati, nelle fauci aperte di Groof, tenendosi l’ultimo per sé. Tentò di non fare una smorfia mentre il boggle masticava a bocca aperta e la sua lingua nera gli leccava non solo le labbra ma anche il mento, le guance e le narici ogni volta che ne aveva inghiottito uno. Groof era a posto per essere un boggle, ed era un socio piuttosto valido, ma le sue abitudini alimentari davano a Quinn un po’ di nausea.

    «Mmm… Senape e cipolle extra, proprio come piace a me. Sei un buon amico, Quinten», brontolò Groof con un’allegra risatina.

    «Già, già… D’accordo. Ci vediamo domani». Quinn lo salutò con un cenno della mano oltre una spalla mentre si metteva lo zaino e iniziava a mangiare il suo hot dog lungo la strada per uscire dal parco.

    * * * *

    Di norma Val dormiva nudo sopra le coperte, ma un gelo da far tremare le ossa gli era sceso addosso. Si era avvolto nel copriletto, completamente vestito. Il suo sonno era tormentato dal sogno di cadere, a volte su rocce frastagliate, a volte attraverso il fuoco. L’impatto lo faceva risvegliare di soprassalto ogni volta, finché la sua notte non divenne un continuo rigirarsi interrotto da improvvisi disorientamenti causati dall’adrenalina.

    A una qualche ora indegna, gli squillò il telefono. Allungò una mano fuori dalla sua caverna di coperte e afferrò quel maledetto aggeggio.

    «Val?» ne uscì la voce di Matt, roca per la preoccupazione.

    «Per quanto possa dirlo a quest’ora della notte». Val affondò di più sotto le coperte col telefono. «C’è una segnalazione Evento?»

    «Ah, no». Nella pausa, sentì Matt fare un lento respiro. «Sono di sotto, Val. È mattina».

    Val emise una serie infinita di espletivi elfici passandosi una mano tra i capelli blu. «Dammi qualche minuto».

    «Faremo tardi al lavoro. Audra vorrà le nostre teste su un piatto».

    «Penserò io a Audra. Mi dispiace, Matt. Forse non è stata la migliore delle notti».

    «Già, fin lì c’ero arrivato. Basta che porti giù il tuo culo».

    Val tentò di calmare le mani tremanti mentre si sfilava i vestiti stropicciati. L’ultimo sogno era stato fin troppo reale. Stava cavalcando Carras, galoppando nella foresta. Lo squarcio nel nulla si era spalancato davanti a loro e li aveva inghiottiti. Gli alberi, le felci, il terreno stesso erano svaniti e loro erano caduti, con Carras che gridava per il panico. Quando avevano colpito la scultura di metallo dai bordi affilati, una trave d’acciaio aveva impalato il suo destriero da battaglia. Il sogno era stato una ricostruzione fin troppo fedele del suo attraversamento, quando Carras era deceduto e lui rimasto a giacere mezzo morto nel parco dei monumenti finché dei corridori mattinieri non l’avevano trovato.

    Una doccia avrebbe fatto meraviglie, l’acqua calda a volontà era una delle cose che gli piacevano davvero del suo nuovo mondo, ma si limitò a lavarsi in fretta al lavandino. Anche l’uniforme dell’AURA era una benedizione, risparmiandogli la necessità di dover scegliere un abbigliamento adeguato. Le camicie a maniche corte e i pantaloni aderenti rispecchiavano le uniformi della polizia di New York, anche se quelle dell’AURA erano di un nero ininterrotto e avevano stivali alti al ginocchio per un po’ di protezione aggiuntiva in un punto debole.

    Afferrò una carota dal frigorifero, Perché si chiama frigorifero? Perché non freddorifero?, e la mangiò lungo le scale, che scese tre scalini alla volta.

    Matt fece un piccolo sbuffo dal naso quando raggiunse l’entrata. «Tu e il tuo cavolo di cibo da conigli».

    «Mi sostiene». Val si strinse nelle spalle mentre andavano verso l’auto di Matt.

    «C’è di più nella vita oltre al sostentamento, ragazzone. Dammi una bella bistecca succosa e sgocciolante ogni giorno».

    Val si strozzò col suo boccone e represse l’istinto di vomitare.

    «Scusa, scusa. Dio, sei sensibile oggi». Matt gli lanciò un’occhiata che avrebbe potuto indicare seccatura o preoccupazione.

    Andarono al lavoro in silenzio, con Val che si teneva alla cinghia sopra la portiera del passeggero mentre Matt sfrecciava attorno alle altre auto a un pelo di distanza e prendeva le curve a velocità che di certo infrangevano diverse leggi naturali.

    Val fece un sospiro di sollievo quando l’edificio dell’AURA torreggiò davanti a loro. In passato era stato una banca ma, quando questa aveva cessato l’attività, l’AURA ne aveva preso possesso. Un gruppo di sciamani e streghe aveva impiegato settimane ad allontanare tutta l’energia emotiva negativa da quel posto, ma ora avevano ampio spazio per tutto il loro vitale lavoro.

    Matt posteggiò nel garage e presero di corsa le scale verso il quarto piano, piuttosto che attendere l’ascensore. In quel modo entrarono dal lato della stanza degli investigatori, sperando di non essere notati.

    Non furono così fortunati.

    Il capitano Audra Lyons stava giusto congedando dal suo ufficio un investigatore intimidito quando li vide. «Kensington! Valerian! Ufficio! Ora!» La sua voce addestrata per la battaglia risuonò nella stanza e fece fare un balzo laterale al povero centauro che aveva appena divorato.

    Val tenne la testa bassa e l’espressione neutra. Anche se Audra era una guerriera formidabile, sarebbe morto piuttosto che mostrare ansia davanti a lei. Ex marine, lei era stata la candidata ideale a capo degli investigatori. Dura ma giusta, incredibile nel valutare il carattere delle persone, potente maga e precognitrice di minacce, Val non sarebbe riuscito a pensare a qualcuno di più qualificato. Eppure, a volte spaventava perfino lui.

    Lei sbatté la porta alle loro spalle e marciò alla scrivania. «Siete in ritardo».

    «Sì, signora. Non ci sono scuse», rispose Matt nel suo tono calmo e regolare.

    «Puoi scommetterci il culo che non ce ne sono».

    «Le mie scuse, Capitano», disse Val inclinando appena la testa. «È stato a causa mia. Matt fa del suo meglio per badare a me».

    Lei tamburellò con le dita dalle unghie cortissime sulla scrivania, aggrottando la fronte. «Kensington, fuori! Mettiti al lavoro».

    Matt rivolse a Val un’occhiata comprensiva e corse via.

    Il capitano diede un’occhiata alle sue email per qualche istante prima di dire: «Siediti».

    Val si sistemò sulla sedia di fronte alla scrivania, vergognandosi perché chiunque nella stanza degli agenti poteva vederlo attraverso il vetro.

    Alla fine, lei alzò lo sguardo. «Val, hai un aspetto orribile».

    «Non sto dormendo bene, capitano».

    «Pensi di starti ammalando?»

    «Io… No, signora. Sogni».

    Lei lo guardò dalla testa ai piedi e gli rivolse un secco cenno del capo. «Ti ho fissato un appuntamento giù in terapia. A meno che tu sia fuori per un incarico, mi aspetto che lo rispetti».

    «Sì, signora».

    «Tesined Valerian». Lei si sporse in avanti, la voce più dolce mentre pronunciava il termine elfico che significava principe guerriero. «Sei un investigatore dannatamente valido. Lo sai questo, vero?»

    Lui annuì, non più in grado di incrociare il suo sguardo.

    «Non voglio perderti perché sei troppo orgoglioso per parlare con qualcuno quando stai male. Capito?»

    «Sì. Grazie, capitano».

    «Ora fuori. Prima che a Kensington cedano i nervi».

    Val andò alla sua scrivania e riuscì a rivolgere un sorriso rassicurante a Matt.

    «Ti ha fatto il culo?»

    «No. Però devo andare in terapia oggi pomeriggio».

    «È un bene, giusto? Insomma… Lysander ti aiuterà».

    «Sì». Temporaneamente.

    Fu una giornata tranquilla, passata a richiamare persone e mettersi in pari coi documenti. Alle tre in punto, Val si sentiva in effetti un po’ sollevato mentre scendeva le scale verso la terapia. L’intero piano consisteva di diverse stanze di habitat, progettate per aiutare le creature magiche nel panico a sentirsi più a loro agio. Sarebbe stato molto meno traumatico se l’AURA fosse riuscita ad avere un ambiente del genere quando lui aveva attraversato. Le sue prime settimane le aveva passate in un ospedale, circondato da troppo bianco e troppi odori che lo facevano star male.

    Un’adorabile minuta guaritrice umana, i capelli tinti di rosa, era di turno al banco dell’accettazione quel giorno. «Lieta di vederla, investigatore. Lysander la sta aspettando

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