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La Maschera dell'Highlander
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E-book233 pagine3 ore

La Maschera dell'Highlander

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Info su questo ebook

Una volta aveva paura di toccarlo. Ora ha paura di lasciarsi andare.

Costretta a sposarsi per evitare una guerra tra clan, Kenna Cleary ha resistito per tre giorni alla brutalità del suo nuovo marito, ignara delle sue origini demoniache. Lasciandola quasi morta, lui è partito per combattere contro gli inglesi. Nei cinque anni della sua assenza, lei gli ha dato una figlia, ha fatto prosperare le sue terre e ha ottenuto l’amore e il rispetto della sua gente. Adesso che lui è tornato, Kenna e il suo clan dovranno imparare a sopportare di nuovo la sua crudeltà?

Può un antico dio celtico trovare la pace nel mondo mortale?

Il Laird di Domhnul, tornato dalla guerra, è un uomo cambiato, più di quanto sua moglie possa immaginare. Ora il guerriero deve affrontare una nuova battaglia, quella per riconquistare il cuore di sua moglie e la fiducia della sua gente. Vive sul filo del rasoio, circondato da inganno e pericolo, mentre impara a gestire il potere soprannaturale che gli arde dentro e scopre di discendere da una stirpe inimmaginabile.

Ma quando suo padre li coinvolge entrambi in un complotto potenzialmente mortale, riuscirà la coppia a trovare un modo per evitare la guerra tra i loro clan?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita2 mar 2020
ISBN9781071535318
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    Anteprima del libro

    La Maschera dell'Highlander - Bambi Lynn

    Trama

    Una volta aveva paura di toccarlo. Ora ha paura di lasciarsi andare.

    Costretta a sposarsi per evitare una guerra tra clan, Kenna Cleary ha resistito per tre giorni alla brutalità del suo nuovo marito, ignara delle sue origini demoniache. Lasciandola quasi morta, lui è partito per combattere contro gli inglesi. Nei cinque anni della sua assenza, lei gli ha dato una figlia, ha fatto prosperare le sue terre e ha ottenuto l’amore e il rispetto della sua gente. Adesso che lui è tornato, Kenna e il suo clan dovranno imparare a sopportare di nuovo la sua crudeltà?

    Può un antico dio celtico trovare la pace nel mondo mortale?

    Il Laird di Domhnul, tornato dalla guerra, è un uomo cambiato, più di quanto sua moglie possa immaginare. Ora il guerriero deve affrontare una nuova battaglia, quella per riconquistare il cuore di sua moglie e la fiducia della sua gente. Vive sul filo del rasoio, circondato da inganno e pericolo, mentre impara a gestire il potere soprannaturale che gli arde dentro e scopre di discendere da una stirpe inimmaginabile.

    Ma quando suo padre li coinvolge entrambi in un complotto potenzialmente mortale, riuscirà la coppia a trovare un modo per evitare la guerra tra i loro clan?

    Prologo

    Foresta delle Ardenne - mille anni dopo la nascita del Figlio

    La dea Arduinna emerse dagli alberi per la prima volta in quattrocento anni. Non incontrava Demona da almeno dodici millenni e la curiosità aveva avuto la meglio su di lei. Perché la moglie di Borvo, il dio delle sorgenti calde, avrebbe dovuto convocarla? Non erano amiche, nemmeno ai vecchi tempi, quando l’intero pantheon aveva vissuto un’esistenza senza preoccupazioni, credendo stupidamente che gli esseri umani li avrebbero adorati per sempre. All’inizio Arduinna aveva finto disinteresse per la convocazione di Demona, ma non poteva più mentire a se stessa, anche se lo stava facendo a proposito del piccolo stormo di fate che le svolazzava attorno, simili a fastidiose piccole zanzare.

    Attraversò quello che era rimasto di un villaggio ai confini della foresta, che ancora lottava per sopravvivere dopo tutto quel tempo. Torreggiò imponente sui pochi umani che incontrò. Molti di loro tenevano gli occhi bassi, cosa abbastanza facile, data la sua altezza. Altri, più audaci, li spalancavano apertamente, muovendo le mani davanti al corpo per fare un segno che era esistito molto tempo prima che arrivasse a simboleggiare il sacrificio fatto dal Figlio.

    Sorrise. Gli umani sarebbero stati pagani fino alla fine dei tempi.

    Le strade acciottolate erano cadute in rovina da quando i Romani se ne erano andati. A poco a poco, i Celti che erano venuti dopo di loro avevano ceduto a un’età oscura, più oscura di quanto gli dèi potessero ricordare da molte migliaia di anni. Ma grazie alla calda acqua di sorgente che gorgogliava dal terreno in quella parte della foresta, quel villaggio se l’era cavata meglio di altri. Da poco, un sottile velo di intelletto e conoscenza era stato drappeggiato sulla terra. Peccato che gli dèi non potessero rivendicarne la paternità.

    Arduinna era ancora offesa. L’ingiustizia era qualcosa da cui si sarebbe dovuta difendere con impegno. Eppure aveva fallito miseramente, molte più volte di quante ne potesse contare. Quando i Romani erano arrivati, avevano portato con sé i loro dèi. Quelle divinità avevano seguito avidamente le loro legioni, ansiose di guadagnare seguaci e quindi un potere maggiore sugli altri appartenenti al pantheon. Le divinità romane erano entrate nella Gallia, costringendo Arduinna e quelli come lei a rifugiarsi sottoterra. Molti avevano seguito gli umani attraverso il mare fino all’isola dei Bretoni e ancora più su fino ad Alba, ma Arduinna non si era fatta allontanare.

    I suoi seguaci erano stati perseguitati fin quasi all’estinzione, prima dai Romani e dai loro dèi, poi dai seguaci del Figlio stesso. Solo una manciata di Belgae, gli abitanti della Gallia Belgica, seguiva ancora le vecchie usanze, rendendole omaggio e lasciando sacrifici ogni volta che sembrava sicuro farlo.

    Mentre si avvicinava alla fonte delle acque termali curative, Arduinna trovò la dea sdraiata vicino al bordo. Fece in modo di confondersi con il fogliame circostante e osservò in silenzio Demona che accarezzava il corpo nudo di un giovane dio. Sembrava privo di sensi, perché non mostrava alcuna reazione alla dea che lo palpeggiava, bellissima anche se molto più vecchia di lui. Di tanto in tanto, Demona allungava una mano nell’acqua fumante e ne tirava fuori un po’ nel palmo stretto a coppa. La faceva gocciolare su di lui, tracciando con le dita vortici luccicanti sulla sua pelle dorata.

    Scacciando una fata che le svolazzava vicino, con le ali di pizzo iridescenti che le ronzavano fastidiosamente nell’orecchio, Arduinna uscì dal suo riparo tra le foglie. Che cosa stai combinando?

    Sorpresa, Demona balzò in piedi. Arduinna. Sei in anticipo.

    Arduinna si fermò accanto a lei. Devo andarmene e tornare in un momento più appropriato? Fece un sorriso beffardo verso il dio sdraiato a terra. Decisamente svenuto. Che cosa gli hai fatto?

    Un lato della bocca sensuale di Demona si sollevò mentre lo guardava. Sospirò. Tutto. Si voltò e diede ad Arduinna una rapida occhiata, valutandola dalla testa ai piedi. Ti trovo bene, Arduinna. Anche se sembri infestata dalle fate, disse arricciando il naso delicato.

    Arduinna si inginocchiò e spostò i capelli neri che erano caduti sulla fronte del dio. Inspirò a fondo. Non aveva mai visto nessuno di più bello, né tra gli dèi, né tra gli umani.

    Non è bellissimo? chiese Demona accovacciata accanto a lei.

    Stai cercando di rianimarlo? chiese Arduinna, evitando deliberatamente la domanda della dea.

    Demona scosse la testa. Sono io che l’ho messo a dormire. È l’unico modo in cui riesco a tenere le mani lontane da lui.

    Bah. Il tuo piano non sembrava funzionare molto bene quando sono arrivata, rispose Arduinna. Appoggiò il palmo della mano sulla guancia del dio e gli inclinò il viso verso di lei. È splendido, ma forse faresti meglio a trattenerti, vista la gelosia di tuo marito.

    Con uno sbuffo, Demona si alzò in piedi. Borvo è il motivo per cui ti ho chiesto di venire qui. Cominciò a camminare, torcendosi le mani e scrutando gli alberi come se si aspettasse che il marito saltasse fuori dalla foresta da un momento all’altro. Ho preso Ioeannan come mio amante qualche mese fa. Fece una pausa e fissò con desiderio il dio che giaceva ai loro piedi, poi riprese a parlare. "Borvo ci ha scoperti e lo ha maledetto. L’ho trascinato fuori da Celtia prima che Ankou potesse reclamarlo."

    Arduinna arricciò il labbro a quel nome. Ankou non era altro che il tirapiedi della Morte, un dio insignificante con poco potere e ancor meno personalità. Lei teneva ancora il palmo sulla guancia di Ioeannan. Quel tocco veicolava una sensazione calda e rilassante. Il suo potere la chiamava, e lei si ritrovò riluttante a ritirare la mano. Non riuscì neppure a smettere di fissarlo. Demona non esagerava. Sembrava diventare più bello ogni secondo che passava.

    Non la chiamano più così, le rispose. Percepì la gelosia di Demona che la osservava da dietro le spalle, e sorrise. Qualunque cosa volesse, Arduinna non le avrebbe reso la vita facile.

    Cosa? chiese Demona, la voce grondante di frustrazione.

    "Celtia. Credo che gli umani la chiamino Francia, adesso."

    Me ne frega meno della tetta di una fata, di come la chiamano, strillò, attirando su di sé un lamento indignato dalle fate che volavano sopra le loro teste. Voglio che lo porti fuori da qui prima che Ankou lo trovi e lo trascini nell’Altromondo.

    Dovette fare del suo meglio, ma Arduinna lasciò scivolare la mano via dalla guancia di Ioeannan, quindi si alzò in piedi. Perché io?

    È troppo orgoglioso per nascondersi. E rinchiuderlo da qualche parte sulla terra non sarebbe abbastanza. Ankou lo troverebbe. Deve essere nascosto in un posto dove Ankou non pensi di cercarlo. Tu hai il potere di viaggiare nel tempo. Potresti nasconderlo ovunque, in qualsiasi epoca. Lui sarebbe al sicuro, a quel punto. Avrebbe la tua protezione.

    Mi chiedi molto. Perché dovrei farlo? Arduinna immaginava quale fosse la risposta, ma ancora una volta, non voleva rendere le cose troppo facili alla moglie fedifraga di Borvo.

    Non farlo per me, ma per lui. Demona fece un cenno verso il dio disteso ai loro piedi. Sei la dea della giustizia. Non c’è giustizia nella maledizione di Borvo. Non è colpa di Ioeannan se è irresistibile.

    Gli occhi di Arduinna furono nuovamente attratti da Ioeannan mentre prendeva in considerazione la richiesta di Demona. Una cosa era certa. Non era giusto che qualcuno fosse così bello e decadente. Molto bene, disse infine. Farò come chiedi, ma non per te. È stata la tua incapacità di controllarti a metterlo in pericolo. Lo nasconderò, ma solo io ne conoscerò la destinazione.

    Ma...

    Arduinna alzò la mano per evitare discussioni, notando distrattamente che il tono verdognolo della sua pelle era sbiadito stando all’aperto. Lo faccio per proteggerti dalla... Ruotò la mano, meravigliandosi del cambiamento, ...sai, dalla tentazione.

    Demona socchiuse gli occhi ma non discusse. Lasciò che il suo sguardo tornasse a Ioeannan. Grazie, disse senza smettere di osservare il suo amante ancora svenuto. La sua voce tesa era a malapena udibile. Sono in debito con te.

    Arduinna gemette, scacciando le fate che si erano radunate per dare un’occhiata al dio. Per favore, non pagarmi in fate. Si sporse in avanti per liberare Ioeannan dal sonno incantato. Quando si alzò in piedi, Demona se n’era andata.

    CAPITOLO 1

    "Fairy, fairy, bake me a bannock and roast me a collop

    And I’ll gie yea spittle aff my gad-end." ~ Robert Chambers

    Highlands scozzesi, XIV secolo

    Kenna Cleary Vass si raddrizzò, dopo essere stata praticamente piegata in due nel tentativo di infilare la pala nella terra indurita dal gelido inverno. Asciugandosi la fronte con la manica, si premette la mano libera sulla parte bassa della schiena, stiracchiandosi il più possibile. Mancavano ancora parecchi giorni alla semina, ma a quel ritmo non avrebbero mai fatto in tempo ad arare il terreno. Buttando fuori un respiro frustrato, lasciò cadere l’inutile pala a terra e si diresse verso il secchio che aveva lasciato sulle scale. Immerse il mestolo nell’acqua e bevve un lungo sorso.

    Rivolse lo sguardo verso l’orto, cercando i contorni delle file ordinate messe a dimora la stagione precedente. Quando era diventata la Signora di Domhnul, nella dispensa c’era pochissimo cibo e nell’orto le verdure erano ricoperte da erbacce. Negli ultimi due anni, grazie alla magia fatta da Hew con i suoi buoi e alla supervisione della signora Dingwell in cucina, erano riusciti a mettere da parte un bel po’ di scorte. La signora Dingwell sosteneva che non ci sarebbero mai riusciti senza di lei, ma Kenna non era capace di prendersene il merito. La maggior parte di quelle persone viveva qui da generazioni, nonostante le difficoltà. Erano lavoratori leali e instancabili. Meritavano una ricompensa per le loro fatiche. E inoltre avevano a cuore la sopravvivenza del clan quanto lei. Anzi, forse di più.

    Si riparò gli occhi con una mano e guardò oltre l’orto, verso il campo dove la squadra addetta all’aratro stava facendo non poca fatica, anche con Hew in testa. Suo figlio Robby, un ragazzino di dieci anni, era alle prese con l’ingombrante aratro, mentre Alan e Derek, braccianti esperti, colpivano la lama nel tentativo di spingerla nel terreno. Non sembravano avere più fortuna di quella che aveva avuto lei con la pala, nonostante Alan martellasse con tutta la rabbia repressa di un uomo la cui moglie era appena scappata col fratello.

    Il rombo distante di un tuono fece aumentare il suo sconforto e portò con sé la minaccia di un brutto acquazzone. David, il più piccolo dei due buoi, fissò il cielo che si faceva più buio. Kenna digrignò i denti. Per favore, fai che non venga ancora a piovere. Avevano bisogno di qualche giorno in più per preparare i campi. Dopodiché, un terreno zuppo d’acqua sarebbe stato perfetto prima di piantare i semi. Avevano bisogno solo di un po’ di fortuna. Il segno che la buona sorte avrebbe girato dalla loro parte.

    Aggrottò la fronte al cielo quando udì il secondo tuono, un rumore così sordo da far spaventare Goliath, il bue più anziano. Scattò all’improvviso, facendo sbattere con forza il manico dell’aratro contro David. Il bue più piccolo cercò di scappare, ma finì a testa in giù nel terreno, il giogo gli si girò attorno al collo e lo ribaltò completamente. Nel trambusto, trascinò Hew con sé, bloccando l’esperto contadino sotto il suo grosso corpo. David tentò di raddrizzarsi, muovendo gli zoccoli nell’aria.

    Hew! urlò Kenna. Sollevò l’orlo della gonna e iniziò a correre. Guardò con orrore Goliath, più terrorizzato che mai, sollevare le zampe posteriori e colpire in un crescendo ritmico la testa di Hew, spinto dalla paura selvaggia di chi è incapace di fuggire.

    Correndo a perdifiato, Kenna urlò agli altri uomini di aiutarlo. Robby sganciò l’aratro e si precipitò vicino alla testa di David. Strattonò il giogo e urlò oscenità che un ragazzo di dieci anni non avrebbe dovuto conoscere. Quando li raggiunse, gli uomini avevano fatto rialzare David, liberando Hew e permettendo alla coppia di buoi di allontanarsi.

    Kenna si inginocchiò al fianco di Hew, con Robby proprio di fronte.

    Pa’, pa’. Di’ qualcosa... Le lacrime avevano preso a scorrere sul viso del ragazzo. Per favore, pa’. Per favore.

    Posò una mano sulle costole di Hew e sentì un debole battito cardiaco insieme al lento sollevarsi e abbassarsi del petto.

    È vivo. Portiamolo dentro.

    Gli uomini sollevarono Hew, prendendolo uno per le spalle e l’altro per le gambe. Kenna cercò di ignorare il sangue che gli copriva la testa. I suoi folti capelli, completamente fradici, facevano ben poco per nascondere i profondi squarci del cuoio capelluto, causati dal tentativo inarrestabile di Goliath di fuggire. Una delle lacerazioni era così grave che la pelle si spostava avanti e indietro, a rivelare il cranio fratturato.

    Il cielo si aprì, rilasciando un diluvio che li inzuppò prima che facessero in tempo a raggiungere la casa, una torre fortificata di quattro piani che si ergeva come un faro su un poggio che dominava la campagna circostante. Una guardia sui bastioni li vide e diede l’allarme.

    Trasportarono Hew attraverso la porta della cucina, appena oltre l’orto dove stava lavorando Kenna. Diversi altri uomini, che avevano risposto al grido della guardia, si precipitarono a prendere il corpo inerte di Hew da Alan e Derek.

    La signora Dingwell la affiancò. Che cosa è successo?

    Mettetelo nell’ingresso, ordinò Kenna agli uomini che avevano fatto entrare Hew in cucina. Rivolse la sua attenzione alla governante. Goliath si è spaventato e ha cercato di scappare, facendo ribaltare David. Mentre Hew era bloccato sotto di lui, gli zoccoli posteriori di Goliath lo hanno colpito diverse volte alla testa. Potete mandare qualcuno a prendere il guaritore?

    La signora Dingwell annuì e corse via. Gli uomini posarono delicatamente Hew sul pavimento di pietra. Il sangue che gli copriva la testa aveva cominciato a coagularsi, ma ciò nonostante ben presto sotto di lui si allargò una pozzanghera, formata anche dall’acqua piovana. La moglie di Hew si precipitò nell’ingresso, il viso sofferente per la preoccupazione. Robby le corse incontro e le gettò le braccia intorno alla vita, seppellendo la faccia contro di lei. Il suo corpicino tremava, scosso da singhiozzi silenziosi.

    Kenna si sentì male. Questa cosa non sarebbe finita bene. Dubitava che qualcuno potesse sopravvivere a un simile incidente. Anche se Hew ce l’avesse fatta, molto probabilmente la sua mente non sarebbe più stata quella di prima. Una volta aveva visto un uomo cadere dai bastioni e fratturarsi il cranio. Non era morto, ma da allora si era comportato come un bambino, incapace di fare da solo anche le cose più elementari, fino alla sua morte avvenuta pochi anni dopo.

    La madre di Robby si sciolse dall’abbraccio del figlio e si inginocchiò al fianco del marito. Le lacrime le rigavano le guance, segnando il loro percorso nella fuliggine che le copriva leggermente il volto. Doveva essere stata occupata a pulire i focolari quando aveva ricevuto la notizia.

    Il cuore di Kenna pianse per lei. Come moglie del laird, Kenna si sarebbe presa cura della sua famiglia, qualunque cosa fosse successa a Hew. Si sarebbe occupata di tutti, di sua moglie e dei loro quattro figli, di cui Robby era il maggiore. Ma sapeva per certo che Hew e sua moglie si amavano e che a lei si sarebbe spezzato il cuore se lo avesse perso.

    Fiona prese la mano di suo marito e se la portò al petto. Tutti i presenti rimasero in silenzio mentre aspettavano il guaritore. Quando infine arrivò, Hew se ne era già andato.

    Lo seppellirono il giorno dopo. All’alba Alan e Derek erano già tornati al lavoro sul campo, e si fermarono a mezzogiorno per il breve rito funebre. Non c’era tempo per piangerlo nella maniera corretta. La semina non poteva aspettare.

    Il sole splendeva come un faro nel cielo dopo le nuvole scure del giorno prima. La pioggia aveva reso l’aria più fresca. Kenna si strinse il mantello attorno alle spalle,

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