Raggiungere il Limite: (Reaching the Edge)
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Info su questo ebook
L.M. Somerton
Lucinda lives in a small village in the English countryside, surrounded by rolling hills, cows and sheep. She started writing to fill time between jobs and is now firmly and unashamedly addicted. She loves the English weather, especially the rain, and adores a thunderstorm. She loves good food, warm company and a crackling fire. She's fascinated by the psychology of relationships, especially between men, and her stories contain some subtle (and some not so subtle) leanings towards BDSM.
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Anteprima del libro
Raggiungere il Limite - Chiara Vitali
Libri Pride Publishing di L.M. Somerton
Single Books
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Black Dog
The Portrait
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Owned by the Sea
The Wyverns
Mantrap
Deathtrap
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Tales from The Edge
Reaching the Edge
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Dancing on the Edge
A Double-Edged Sword
Rough Around the Edges
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Driven to the Edge
Binding the Edges
Edging Closer
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Rasputin’s Kiss
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The Retreat
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The Gilded Mirror
Anthologies
Racing Hearts: Keeping the Luck
His Rules: Tagging Mackenzie
Hard Evidence: Secret’s Hold
I racconti del limite
RAGGIUNGERE IL LIMITE
L.M. SOMERTON
Raggiungere il Limite
ISBN # 978-1-80250-112-4
©Copyright L.M. Somerton 2013
Cover Art by Posh Gosh ©Copyright July 2020
Interior text design by Claire Siemaszkiewicz
Traduzione di Chiara Vitali 2022
Pride Publishing
Questa è un’opera di fantasia. Tutti i personaggi, i luoghi e i fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non rappresentano la realtà. Ogni somiglianza con persone, vive o morte, fatti e luoghi è puramente casuale.
Tutti i diritti riservati.
Eventuali domande devono essere indirizzate per iscritto ai responsabili. Atti non autorizzati o limitati in relazione a questa pubblicazione possono dar luogo a procedimenti civili e / o azioni penali.
L’autore e l’illustratore hanno rivendicato i rispettivi diritti ai sensi del Copyright Designs and Patents Acts 1988 (e successive modifiche) per essere identificati come l’autore di questo libro e l’illustratore dell’opera d’arte.
Pubblicato nel 2022 da Pride Publishing, United Kingdom.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma, elettronica o meccanica, senza il permesso scritto dell’editore.
Primo libro della serie
I racconti del limite
Quando raggiungi il limite, non puoi evitare di fare un atto di fede.
Joe Dexter conduce una vita complicata. È uno psicologo criminale, ma gestisce anche The Edge, una società di formazione aziendale di successo. È anche un Dom attivo nella scena BDSM londinese.
Una visita di cortesia all’Underground, un club di proprietà di un vecchio amico, si trasforma in qualcosa di più quando Joe viene presentato a un potenziale sottomesso. Innamorato perdutamente dei ricci biondi del ragazzo, dei suoi enormi occhi azzurri e del disperato bisogno di protezione, Joe, un po’ alla volta, lo aiuta a uscire dal guscio. Alla fine di un intenso fine settimana, è impossibile negare che tra di loro siano stati forgiati dei legami indissolubili e Joe è sulla buona strada per diventare il Padrone di Olly.
Joe sa che c’è un trauma nel passato di Olly, ma è solo quando la sua vita professionale e quella privata si scontrano che scopre la verità. Sa che non avrebbe dovuto perdere di vista Olly, ma è troppo tardi: il vecchio Padrone del ragazzo è tornato sulla scena e non è dell’umore giusto per perdonare e dimenticare.
Con la vita di Olly in pericolo, Joe rischia tutto per salvarlo. Possibile che Joe abbia trovato il perfetto sottomesso solo per vederselo portare via da un orribile scherzo del destino? Riuscirà l’amore a trionfare? Hanno raggiunto il limite e non c’è modo di evitare un atto di fede.
Dedica
Per affrontare le paure.
Riconoscimento dei marchi commerciali
L’autrice riconosce lo stato del marchio e i relativi proprietari dei seguenti prodotti citati nell’opera:
Dolce & Gabbana: Dolce & Gabbana
Photoshop: Adobe Systems, Inc.
Velux: VELUX
Velcro: Velcro
La fabbrica delle mogli: Ira Levin/Random House, Inc - Garzanti
Capitolo 1
«Alyson, mi rendo conto di essere uno psicologo clinico, ma la mia specializzazione, come ben sai, è la psicologia criminale. Cosa diavolo ti fa pensare che io possa aiutare questo ragazzo?»
«Non è un ragazzo, Joe, è un giovane uomo. Ha attraversato il tipo di trauma che avrebbe trasformato la maggior parte di noi in relitti farfuglianti ed è sopravvissuto, contro ogni previsione. Ma non riesco a convincerlo a fidarsi abbastanza di qualcuno da poterlo aiutare. È così chiuso che si limita a... funzionare.»
«Cosa vuoi dire esattamente?»
«Si prende cura delle sue esigenze basilari. Mangia. Si lava. Fa i lavori domestici. Ma non è stato in grado di tornare al lavoro e ha incubi orribili. Non credo che dorma bene da mesi.»
«Cos’è che non mi stai dicendo? Dev’esserci qualcosa...»
«Leggi il suo fascicolo. Giuro che ti pago una cena.» Il tono leggermente suadente lo fece innervosire e Joe si ritrovò ad accettare solo per chiudere la telefonata con quella donna fastidiosa.
«Va bene. Mandamelo e gli darò un’occhiata, ma questo è tutto, Alyson. Non ti prometto nulla.»
Sentì il trionfo di lei risuonare attraverso il ricevitore mentre riponeva il telefono nella sua base. Conosceva Alyson Bell da diversi anni. Era molto rispettata e, nonostante non gli piacesse, sapeva che era brava nel suo lavoro. Già in passato gli aveva mandato dei pazienti quando le capacità dei colleghi della clinica privata in cui lavorava non erano state sufficienti. Joe non si faceva illusioni, sapeva di essere l’ultima spiaggia. Ma era proprio quello che lo intrigava: aiutare alcuni pazienti era una sfida a cui tutti gli altri avevano rinunciato.
Era venerdì sera e non vedeva l’ora di godersi il primo weekend libero in quasi due mesi. Prese di nuovo il telefono e chiamò il suo socio in affari e migliore amico.
«Heath. Come va?» chiese Joe.
Sorrise mentre ascoltava le informazioni trasmesse da Heath sui corsi della settimana a venire presso il The Edge, la società di formazione aziendale che gestivano insieme. Divideva il suo tempo tra il suo studio privato in ascesa e quella che si stava trasformando in un’impresa commerciale di grande successo.
«Ci vediamo lunedì come previsto. Goditi il fine settimana libero» disse a Heath cercando di non sembrare troppo geloso. Il suo socio rise consapevolmente. «Non sembri molto sincero, amico mio. Cosa hai intenzione di combinare?»
Heath, dopo aver risposto, gli chiese come intendeva passare lui il weekend. In verità Joe stava ancora cercando di decidere come impiegare il suo tempo libero. «Non lo so. Forse faccio un salto all’Underground, stasera.»
Giocherellava con una penna sulla scrivania, poi la lasciò cadere mentre Heath gli dava un paio di suggerimenti molto dettagliati su cosa avrebbe potuto offrire una notte all’Underground.
«È passato così tanto tempo che penso di aver dimenticato come usarne uno!» sbottò Joe.
Uno sbuffo di incredulità risuonò lungo la linea, seguito da alcuni commenti caustici.
«Vado solo a bere qualcosa, e forse mi concederò un po’ di innocente voyeurismo. In ogni caso, non farà certo male agli affari, se mi presento.» Joe tenne il telefono lontano dall’orecchio e aspettò che la risata si placasse.
«Bene. Ridi pure. So che solo guardare
non è mai stato il mio forte, ma sono stufo dei sottomessi con gli occhi da cerbiatto che vogliono giocare solo per una notte, per poi tornare nei loro piccoli mondi sicuri. Ho quasi trent’anni, Heath. Voglio qualcosa di più e l’uomo che cerco deve essere là fuori da qualche parte.»
Inclinò indietro la sedia e sorrise alle parole gentili che seguirono.
«Va bene, va bene! Ventotto anni non sono trenta!» disse Joe. «Sì, mi divertirò. Sì, starò attento e no, non ti racconterò niente, domattina. Buonanotte, Heath.»
Cominciò a riordinare il suo ufficio e si preparò ad andarsene, lasciando che la sua mente tornasse indietro alla prima volta che lui e Heath si erano incontrati. L’Underground era un club privato esclusivo e costoso in cui si riuniva la scena BDSM gay di Londra. Joe stava oziando al bar principale, desiderando con tutto il cuore un morbido merlot mentre beveva un bicchiere di qualcosa a base di mango e mela che il barista lo aveva convinto a provare. Comprendeva perfettamente la politica niente alcol
del club, ma a volte era uno strazio per le papille gustative.
Heath aveva attirato gli sguardi di tutti i presenti quando aveva attraversato il locale, con le lunghe gambe e il sedere sodo inguainati in aderenti pantaloni di pelle e il busto avvolto in una camicia grigio argento quasi trasparente. C’erano stati alcuni sospiri delusi quando era diventato ovvio che non si trattasse di un nuovo, tenero sottomesso, ma di un giovane Dom sicuro di sé che avrebbe rappresentato una pericolosa concorrenza per tutti loro.
Aveva ordinato dell’acqua con una spruzzata di lime, aveva dato un’occhiata alla miscela fruttata di Joe con un sorrisetto e si era presentato. «Heath Anders. Ho bisogno di qualcuno che mi faccia da maestro e mi dicono che tu sei il migliore.»
Era iniziato tutto da lì, e Joe si era goduto ogni momento in cui aveva mostrato al suo volenteroso allievo cosa significasse essere sottomessi e come essere il miglior Dom in circolazione. A quell’amicizia era seguita la partnership e lo sviluppo di The Edge, che era diventata qualcosa di più di una semplice società di formazione aziendale. L’Underground aveva fornito loro una serie di ottimi clienti e Joe era orgoglioso del fatto che stessero contribuendo attivamente a rendere il loro mondo più sicuro e più rispettoso dei bisogni altrui.
Joe indossò il suo soprabito di cashmere scuro, spense le luci e uscì nella fredda notte londinese. Il suo ufficio non era lontano dalla piccola e appartata stradina pedonale in cui viveva quando non lavorava al The Edge. La casa valeva una fortuna e gli era stata lasciata dalla sua affettuosa nonna quando, sette anni prima, era venuta a mancare. Era in una di quelle graziose stradine londinesi che non venivano mai visitate dai turisti, nascosta dalle arterie principali. Il ronzio del traffico londinese era attutito quasi fino al silenzio. Sul pavimento acciottolato si affacciavano due file parallele di piccoli edifici, cinque su ogni lato, ciascuno con un grande giardino recintato sul retro, e Joe abitava nella casa in fondo al cul-de-sac. Girò la chiave nella serratura di ottone lucido ed entrò nella sua oasi personale.
Sapeva che se non si fosse preparato e fosse ripartito subito, si sarebbe sistemato in poltrona con un libro e un bicchiere di vino, e sarebbe rimasto lì tutta la notte. Lui aveva molta autodisciplina, quindi si fece la doccia, si rasò e si passò le dita tra i corti capelli biondi. Vestirsi fu un po’ più difficile. Non poteva sfoggiare un abbigliamento in pelle come Heath, ma aveva bisogno di qualcosa che non fosse troppo noioso o conservatore. Optò per un paio di pantaloni neri attillati e una camicia di seta verde scuro. La fascia di pelle borchiata intorno al polso e gli scarponi con le fibbie erano concessioni per entrare nella parte. Si infilò di nuovo il cappotto, chiuse a chiave la porta e tornò fuori nella notte.
L’Underground occupava i due livelli sotterranei sotto un edificio dall’aspetto innocente in una stradina secondaria di Westminster. Un numero sorprendente dei suoi membri aveva legami con il governo, il che rendeva quella posizione comoda. Per Joe fu una piacevole passeggiata di meno di un chilometro. All’ingresso principale si accedeva tramite una tastiera elettronica, anche se Joe sapeva che i due uomini in abito scuro appoggiati al muro di fronte stavano facendo un lavoro deliberatamente scadente nel sembrare poco appariscenti perché erano le guardie di sicurezza del club. Fece capire con un sorriso di averli riconosciuti e in cambio ne ricevette due enormi.
Digitò il suo codice a sei cifre sul tastierino e aprì la porta, entrando in un ascensore dotato di un solo pulsante. Nessun altro posto dove andare. L’ascensore, misericordiosamente privo di musica, scese dolcemente e lo fece uscire in un altro mondo. Una morbida moquette bordeaux attutì i suoi passi mentre si avvicinava a una scrivania di mogano gestita da un ragazzo con i capelli rossi e una spruzzata di lentiggini sul nasino grazioso. Il giovane alzò lo sguardo e Joe notò che i suoi occhi verdi si spalancarono. Fece al ragazzo un sorriso rassicurante.
«Buonasera, Christian. È bello vederti.»
«Buonasera, Signore.» Christian recuperò la calma molto rapidamente. «C’è qualcosa che posso fare per lei questa sera?»
Joe si tolse il cappotto e lo consegnò. «Puoi far sapere a Carey che sono qui e chiedergli se vuole unirsi a me per cena?»
«Certo, Signore. Desidera aspettare nel salone?»
Joe annuì e una porta alla sua sinistra si aprì con un clic quando Christian premette un pulsante sotto la scrivania.
Il salone avrebbe potuto facilmente passare per quello di un normale club per gentiluomini. Un’illuminazione tenue riscaldava gruppi sparsi di poltrone in pelle. Piccoli tavolini reggevano bottiglie d’acqua e bicchieri pieni di ghiaccio. C’erano già diversi uomini seduti – alcune coppie e piccoli gruppi, e uno o due individui sedevano da soli. Joe scelse un’alcova con un paio di sedie vuote e si sedette su una di esse. Sguardi apertamente curiosi vennero lanciati nella sua direzione, e lui salutò quelli che conosceva con un cenno del capo.
Pochi secondi dopo sentì una presenza tranquilla