LA SALITA IN CIMA alla Marmolada – gruppo montuoso in provincia di Belluno, che con i 3.342 metri di Punta Penia è la vetta più alta delle Dolomiti – è spettacolare di per sé e affascina anche chi non ha troppa dimestichezza con gli sci.
L’impianto di risalita nel comprensorio sciistico , costruito alla fine degli anni ’60 dall’omonima società con grandi sforzi di progettazione e installazione, comprende tre funivie che da Malga Ciapèla (a 1.450 metri, a poca distanza dal grazioso borgo montano di Sottoguda e con un ampio parcheggio gratuito a disposizione) portano fino ai 3.265 metri di Punta Rocca, dalla cui spettacolare – e ventosissima – terrazza si ammirano “da vicino” Punta Penia e le altre, orgogliosamente presentato come “il museo più alto d’Europa”. Un pugno nello stomaco per chi oggi è abituato – giustamente – a pensare alla montagna soprattutto come luogo di bellezza naturale e avventure sportive, racconta un aspetto poco noto della Grande Guerra, combattuta tra il 1915 e il 1917 anche su queste montagne dove le ardue condizioni ambientali rendevano ancor più dura la vita bellica. Qui l’esercito austro-ungarico, che aveva costruito la Città di Ghiaccio (un intricato e ingegnoso sistema di gallerie scavate nel ghiacciaio), fu arginato dalle truppe italiane fino alla rotta di Caporetto, con grandi perdite e sacrifici da entrambe le parti.