Come ha detto il direttore dell’agenzia funebre di Dryden, una serie tv sarebbe un buon metodo per sfatare il mito che la cittadina sia Il villaggio dei dannati
i piacerebbe vivere in un tro molto piccolo in cui ci sia la media di almeno un assassinio o una morte prematura all’anno per un intero decennio (dal 1989 al 1999)? Sicuramente no, soprattutto se dopo aver passato i momenti più tristi tenendo duro, quando state cominciando a scordarli e a vivere di nuovo un’esistenza normale, nel 2017 fosse in programma una docuserie a puntate sugli eventi che avete faticato tanto a tentare di dimenticare… Ciò corrisponderebbe a sentirsi affondare di nuovo il coltello nella piaga! Forse però, come ha detto Brad Perkins, il direttore dell’agenzia funebre di Dryden (dove risiede da oltre 60 anni), la serie sarebbe un buon metodo per sfatare il mito che la cittadina sia – per citare esattamente il titolo della produzione in questione. In effetti, gli omicidi e più in generale i decessi a tutta prima dipingono un quadro inquietante della comunità. Ma non necessariamente. Come afferma Perkins, «questi incidenti [N. B.] sono tutti isolati e non collegati tra loro». Già, forse il punto di vista potrebbe cambiare se ci si mettesse alla disperata ricerca di un senso (in quanto tale tranquillizzante, anche se di segno negativo – proprio come chi nel Medioevo pensava che la peste fosse un castigo divino perché erano stati commessi dei peccati) attraverso un oscuro collegamento fra tante morti: tranquilli, sostiene ancora Perkins, il collegamento non esiste. La spiegazione