Mistero Magazine

IL LUPO di Chicago

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Richard Speck si trovò trasformato in lupo. Era il 13 luglio 1966. Aveva trascorso giorni e giorni facendo la spola da casa di sua sorella Carolyn alla sala assunzioni della National Maritime Union di Chicago in cerca di un imbarco come marinaio accompagnato dal più paziente dei cognati, ed era giustamente furibondo: alcuni giorni prima, l’8, un collega con più anzianità gli aveva soffiato il posto. Il 12, poi, ne ebbe uno, che però era già stato occupato. Ma questo lo scoprì solo dopo. Un errore, insomma, o meglio non proprio: l’agenzia, fidandosi assai poco dei marinai, che spesso rispondevano affermativamente alla domanda d’impiego e in seguito non si presentavano, ne contattava abitualmente due alla volta, così era quasi certa di occupare la posizione richiesta.

Quella notte dormì in un fabbricato in costruzione poiché non aveva abbastanza soldi per pagarsi una pensione. Poco distante dal suo rifugio (46 metri a voler essere maniacalmente precisi) vivevano otto infermiere, studentesse senior del South Chicago Community Hospital, in una casa a schiera davanti alla quale in quei giorni era passato e ripassato. Squilli subliminali risuonarono per l’ennesima volta nella sua mente. Nessuna minima coscienza di essi, solo dei flash dettati chissà da cosa.

Il 13 giugno, dopo aver parlato con Carolyn e il cognato, stufo di aspettare un lavoro alla sala assunzioni, se ne andò in una locanda con 25 dollari che gli aveva dato la sorella. Trascorse il resto della giornata a bere prima di incontrare Ella Mae Hooper, che condusse nella sua stanza: lì la violentò e quindi le rubò la pistola. Con sé aveva anche un coltello a serramanico, presenza abituale nelle sue tasche. Se ne andò a cena e quindi tornò a ingollar whisky, poi camminò per quasi due chilometri e mezzo fino a raggiungere la residenza delle infermiere.

Gloria Jean Davy, Suzanne Bridget Farris, Merlita Ornado Gargullo, Mary Ann Jordan, Patricia Ann Matusek, Valentina Pasion, Nina Jo Schmale, Pamela Lee Wilkening: occorreva tutto il male che sarebbe stato fatto a queste ragazze, a questi ignariper renderle particolari, significative, o quantomeno per dare loro una parvenza di umanità, per estrarle dalla folla indistinta che siamo e contemporaneamente da cui siamo circondati, per risvegliare e spostare il nostro centro di interesse da prima serata su di esse. Il nostro centro d’interesse, cioè perlopiù il male. Pagarono al prezzo più alto una notorietà che negli anni a seguire le avrebbe rese una volta per tutte personaggi. Bella consolazione.

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