Forse nessun’altra area produttiva francese dimostra più dinamismo e volontà di crescita
– dove per giovane intendo la definizione italica moderna, ovvero chiunque abbia meno di quarant’anni – parla con entusiasmo di molte aree vinicole: dalla Borgogna, ovviamente, alle Langhe, dalla Loira al comprensorio etneo, dal Chianti Classico alla Mosella, fino alla sempreverde Champagne. Ma per una curiosa censura, un’insistente rimozione, quasi una damnatio memoriae, si dispone molto malvolentieri anche solo a sfiorare l’argomento Bordeaux. Pesa sulla reputazione dell’ampio bacino produttivo bordolese il cliché di zona devastata da una gestione agronomica intensiva (nell’uso di fitofarmaci di sintesi e di macchinari pesanti, nella riduzione o addirittura azzeramento della