LA STORIA INEDITA SCRITTA IN ESCLUSIVA PER VOI
Dolores Mirañar accenna un pasodoble mentre si avvicina alla porta della locanda, dove invita ad alzarsi per ballare con lei.
“Su, marito, concedimi questo ballo”.
“Come posso dire di no, cara?”.
Tiburcio si alza e prende tra le braccia sua moglie, danzando al ritmo della canzone che Dolores canticchia con grazia. A poco a poco, il resto degli abitanti cominciano ad avvicinarsi. Non dicono nulla. Alcuni sorridono, osservandoli. Altri si uniscono al ballo. I faretti che hanno recuperato offrono una fioca illuminazione alla scena, che ha in sé qualcosa di magico e fa ricordare loro tempi migliori. Quando Dolores termina la sua interpretazione del pasodoble, gli altri prorompono in un’ovazione tanto improvvisata quanto il ballo.
“Molto bene, Dolores!” si congratula una compaesana, “ne facciamo un altro?”.
Lei fa una riverenza, godendosi l’applauso, ma non cede alle pressioni di chi chiede di più.
“Meglio tenerli per la festa di domani. Che voglia di festeggiare tutti insieme!”.
Quelli che avevano chiesto altra musica e danze, le danno ragione e si ritirano senza insistere. Solo quando si trova con Tiburcio si rende conto che una persona non si è abbandonata all’allegria. Hipolito, appoggiato allo stipite della porta, ha lo sguardo perso nella sua anima logorata.
“Sembri triste, figlio mio. Pensi a Gracia?”.
Hipolito non accenna nemmeno a negarlo. Non varrebbe la pena. Sua madre lo conosce e ha centrato in pieno il problema.
“Mi manca sempre, e molto, ma ancora di più quando le cose vanno bene. Sento come se la stessi tradendo perché continuo a vivere”.
“Non essere crudele con te stesso” interviene Tiburcio con le migliori intenzioni. “Domani sarà un altro giorno”.
“Proprio questo è il problema. Un altro giorno senza di lei”.
L’argomento di Hipolito sembra inappellabile.