I Volti Delle Incomprensioni
Di AA. VV.
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I Volti Delle Incomprensioni - AA. VV.
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PREFAZIONE
La tematica delle incomprensioni
mi è sempre stata molto cara. Ho spesso notato che le grandi storie erano pervase da varie tipologie di incomprensioni. Potevano essere di vario tipo: familiari, amorose, lavorative, esistenziali e via discorrendo. Questo perché la vita stessa è intrisa di incomprensioni. Come se fossero una parte integrante e costante della vita degli esseri viventi. La vita quotidiana degli esseri umani nonché i grandi eventi che hanno sancito la storia dell’uomo hanno spesso avuto alla base delle incomprensioni. Basti pensare alle innumerevoli guerre di cui gli esseri umani sono stati artefici fin dalla notte dei tempi. Alla base di ciascun conflitto altro non c’era che un’incomprensione.
Anche le mie opere, senza volerlo, erano ricche di svariati casi di incomprensioni.
Mi sono spesso interrogata su come altri scrittori avrebbero sviluppato questo tema se gli fosse stato assegnato. Da questo pensiero è nata la presente raccolta, nonché iniziativa personale.
Ho chiesto a diversi autori di talento di dare una personale interpretazione su questa tematica. Ho deciso di lasciare assoluta libertà di scelta a ciascuno di loro in merito alla stesura, tipologia, ambientazione e genere letterario. Ciascun racconto non è altro che la personale visione e interpretazione di questa tematica da parte del singolo autore.
Leggendo i vari racconti si nota, infatti, come ciascuna storia muti per singolarità e stile. Si ha il privilegio di osservare da una differente angolazione la tematica ricorrente in tutti i racconti. Permettendo, di conseguenza, al lettore di muovere dentro di sé personali considerazioni e riflessioni.
Perfino l’immagine della copertina di questa raccolta rispecchia la tematica delle incomprensioni. Realizzata dalla fotografa di grande talento Letizia Totaro, l’immagine altro non è che la sua interpretazione visiva del tema dell’opera.
Personalmente, ho trovato illuminante leggere i vari racconti e mi auguro che tale sentimento possa essere condiviso anche da altri lettori.
Erin Eloe
I
IL FUNERALE
Erin Eloe
La zia Rosa si spense l’ultimo giorno del mese di aprile, nel suo letto, durante la notte, nella casa di riposo della Madonna Addolorata Dei Beati Risorti.
Il funerale fu organizzato dalla famiglia due giorni dopo la sua scomparsa.
Mario era uno dei nipoti della zia, non il più apprezzato da quest’ultima, perché da sempre considerato poco attendibile. Anche il resto della famiglia condivideva in parte questo pensiero. Pertanto, venne tenuto fuori dall’organizzazione del funerale.
Inoltre, la zia non aveva mai visto di buon occhio la scelta fatta dal nipote di sposare Anna, verace estetista di provincia. Le due donne non si erano mai sopportate.
La mattina del funerale, Anna non mostrava il benché minimo dispiacere per la scomparsa dell’anziana signora. Era intenta a farsi bella per non sfigurare di fronte all’intera famiglia, che si sarebbe riunita per l’occasione.
Mario era concentrato, invece, nel pulire la sua automobile nuova di zecca. Ci teneva particolarmente a far ingelosire il fratello, mostrandogli la sua macchina super accessoriata.
I due figli di Mario e Anna erano anche loro in procinto di preparazione. Angelica, la maggiore, stava ferocemente litigando con l’eyeliner, che non era per niente collaborativo quella mattina e si ostinava a fare delle fastidiose sbavature. Alessio, il piccolo della famiglia, dal canto suo, viveva la scomparsa della zia mascherando il suo dolore trastullandosi con Battlefield 1
, un feroce videogioco di guerra.
La famiglia uscì di casa con largo anticipo rispetto all’ora di inizio della cerimonia funebre. Anna ci teneva ad avere il tempo adeguato per poter fare le condoglianze a tutti. Ma soprattutto, ciò che le causava un’incredibile trepidazione era il non perdersi neanche un momento del funerale e la possibilità di mettersi in mostra e di squadrare e criticare ciascun parente.
Durante il tragitto, Mario canticchiava tra sé e sé: «Siamo diavoli belli o angeli brutti…», una canzone dei Negrita che aveva udito alla radio mentre puliva l’auto.
«Smettila con questa cantilena!», disse infastidita Anna.
«Non è una cantilena. È La Rivoluzione È Avere 20 Anni
», rispose placidamente Mario.
«Hai cinquant’anni! Fattene una ragione! Ancora perdi tempo appresso a queste sciocchezze», replicò seccata Anna.
Mario, ferito nell’orgoglio, smise immediatamente e sbuffando si concentrò sulla guida.
Anna iniziò a dare indicazioni sulla strada e su come portare la macchina: «Non girare lì, che c’è traffico a quest’ora. Prendi l’altra strada. Non frenare di colpo. Vai dritto. Perché tieni il volante in quel modo? Non è prudente. Vai di là, sbrigati! Non tenere la mano sul cambio, si potrebbe rompere con il tuo tocco
pesante. Veloce che scatta il rosso! Ecco, è diventato rosso! Come al solito sei una lumaca!».
Mario, dal canto suo, non proferì parola. Rimase in religioso silenzio, anche se si poteva palesemente scorgere sul suo viso un sentimento di disappunto.
All’uomo continuava a tamburellare in testa la canzone di prima. E senza che se ne rendesse conto, si ritrovò nuovamente a canticchiarla: «Verso un giorno migliore. Di scelte imperfette è piena la storia».
Anna lo interruppe bruscamente: «Mi stai facendo venire mal di testa!». Sospirando, proseguì acidamente: «Hai mandato una corona di fiori gigante come ti avevo detto?».
«Una corona di fiori…», rispose l’uomo.
Mario non fece in tempo a finire la frase, che la moglie lo interruppe: «Ti avevo detto gigante! Tua sorella, vedendola, doveva mangiarsi i gomiti. Avrei dovuto pensarci io. Non sei in grado di far nulla!».
«Ma a mia sorella non interessa…», provò a replicare Mario.
«Quella non si fa sfuggire nulla. E sai quanto ha rosicato quando hai avuto la promozione in ufficio, mentre il marito non ne ha mai avuta una? Si stava mangiando oltre ai gomiti, anche le mani e le braccia. E ora che avevamo la possibilità di sbatterle in faccia il nostro benestare, ti fai sfuggire questa occasione!», affermò Anna, gesticolando furiosamente.
«Ma veramente mia sorella…», disse Mario. Il quale fu nuovamente interrotto dalla moglie che, innervosita, lo azzittì: «Insomma, fai silenzio!».
Arrivati davanti la chiesa, Mario iniziò a cercare parcheggio. La ricerca si rivelò piuttosto lunga e l'impazienza di Anna iniziativa ad essere tangibile.
«Mettila lì!», esordì d’un tratto la donna profondamente adirata.
«Ma è riservato ai disabili», controbattè Mario.
«Fa niente. Alessio si fingerà handicappato. Che li abbiamo fatti a fare i figli sennò?», rispose Anna con nonchalance.
Mario decise di non ubbidire alla moglie e proseguire nella ricerca di un posto per la macchina più adeguato. Questo ovviamente gli sarebbe costato almeno tre notti sul divano, l'impossibilità per un mese di vedere le partite di calcio e l’obbligo di accompagnare Anna a fare shopping tutte le domeniche per quattro mesi al centro commerciale.
Trovato finalmente il parcheggio, la famiglia scese dall’auto. Anna risistemò in fretta e furia tutti i