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FERRARI 296 GTB

Spento il motore, scesi da questa nuova Ferrari,viene da chiedersi cos'accadrà ora. Che cosa potrà esserci dopo questa berlinetta? Con quale altro fuoco d'artificio – a Maranello – potranno stupirci quando arriverà il momento di evolvere il piccolo capolavoro che è la 296 GTB? Vorrei fosse chiaro, da subito, che di fronte a questo powertrain ibrido da 830 CV, non c'è precedente soluzione adottata da una berlinetta che possa reggere il passo: qui trovi spirito e il cambio a doppia frizione a otto rapporti) e prestanza inedite. Potremmo discutere per ore del glorioso sound del V8 aspirato della 458, che peraltro oggi sarebbe illegale; o della spinta surreale di un V8 biturbo a manovellismo piatto (come quello del predecessore aspirato, del resto) alla rincorsa dei suoi migliori giri. Ma resta il fatto che il nuovo V6 biturbo vola talmente "alto" (fino a 8.500 giri) da rendere squillanti gli acuti di questi cilindri disposti al profumo di corsa: una "V" molto larga vista in passato con il V6 "millecinque" della 156 che vinse il campionato di F.1 nel 1961 (o la monoposto che nel 1958 portò Mike Hawthorn alla vittoria del titolo Piloti F.1, la 246 F1) o sulle 126 turbo, sempre di Formula 1 e sempre 1.5: 126 (C e CK del 1981) e C2 (del 1982). Soluzione tecnica utile, perché contribuisce ad abbassare il baricentro (15 mm di altezza risparmiati con questo powertrain rispetto al corrispettivo della F8 Tributo), anche in questi tempi di elettrificazione: così l'auto risponde al meglio ai comandi dell'acceleratore. I 120° di separazione tra le bancate non sono l'unica citazione al passato della 296 GTB. C'è il passo corto, dettaglio che dalle parti di via Abetone chiamano SWB (abbreviazione di short wheelbase che sottolineava le attitudini di agilità della 250 del 1959); ci sono gli archi rampanti (omaggio a un'altra 250, la Le Mans del 1963), lo spoiler sopralunotto "nascosto" che cita, senza richiamarla apertamente, la 512 BB (1973). Insomma: una Ferrari piccola, visto che stiamo parlando della più corta e con meno cilindri del listino, ma che piccola non è. Ha studiato molto bene, anzi, prima di presentarsi al banchetto delle divoratrici di emozioni imbastito dalle berlinette che l'hanno preceduta. La 296 GTB accelera in quel modo per cui non riesci a trattenere il sorriso (0-100 in 2,9 secondi, 0-200 in 7,9). Frena altrettanto bene e tutti i comandi, in generale, rispondono con pesi (dell'impianto frenante, dotato di un Abs derivato dal motorsport, e dello sterzo) degni del miglior fine tuning esprimibile dalla Ferrari. Ci sono, poi, tutta una serie di ottime notizie che ti arrivano non appena ti siedi al posto guida. Come la bella visibilità anteriore: questo, assieme a una buona cura alla voce sfruttabilità (il baule non è poi così piccolo), fa immaginare un utilizzo quotidiano. Sogno nel sogno, visto che il cartellino del prezzo parte da 275.500 euro. Non mancano, in questo senso, le videocamere per parcheggiare, visibili dal cruscotto digitale ereditato dalla SF90 (come il volante e la griglia dei comandi del cambio).

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