Melaverde

Sapiente custode della biodiversità

“C'è sempre un oltre in tutto” diceva Luigi Pirandello e la Sicilia, la sua terra, questo “oltre” lo racchiude al massimo grado. , dalle molte appartenenze e nessuna identità, in costante metamorfosi, paradosso armonico del gusto, è proprio in Sicilia che il Catarratto trova la sua massima espressione, a partire dal nome, che in dialetto siciliano antico significa “abbondanza”, perché tra i tratti distintivi del vitigno annoveriamo le alte rese e la grande ricchezza aromatica dei suoi vini. storica, prima bacca bianca della regione e terza in Italia, la coltivazione del Catarratto risale a tempi antichi: si suppone che la prima diffusione regionale si debba alla colonizzazione dei Fenici durante il VII secolo a.C., anche se la prima testimonianza scritta risale ai climi caldi che ha portato la pianta a una più attenta autoregolazione delle aperture degli stomi, limitando le perdite di acqua per via aerea. Questa strategia fisiologica messa in atto dal vitigno diminuisce le esigenze di una maggiore richiesta d’acqua. Ma la sua versatilità si misura anche nella sua grande capacità di affrontare le sfide del tempo: non di rado i “giovani” bianchi vengono resi più “sapienti” dal tempo, acquistando una profondità e complessità stupefacenti. Acidità, maturazione settembrina e giuste tecniche di coltivazione al di sopra dei 350 metri, consegnano il Catarratto a lunga vita. Per ottenere questo bisogna lavorare bene in vigna, aspettando che il frutto raggiunga la giusta maturazione, con un buon livello di zuccheri e soprattutto un’acidità consistente. Ma certamente è necessario un terroir ben ventilato, con terreni calcarei e argillosi, temperature miti e buone escursioni termiche che favoriscono lo sviluppo e la maturazione dell’uva. L’altitudine, soprattutto quella sopra i 400-500 metri sopra il livello del mare, è l’altro fattore determinante per ottenere vini di grande eleganza e beva. L’elevata escursione termica tra giorno e notte incide in modo importante sulle caratteristiche espressive di questo vitigno, esaltandone la finezza e concorrendo a ottenere capolavori aromatici dai profumi sottili ed esclusivi. A queste altitudini infatti si crea un ambiente ideale che favorisce la sintesi di alcuni precursori aromatici che vengono poi liberati nei vini dall’azione dei lieviti e del tempo. Inoltre la maggior presenza di raggi UVB porta la pianta a sintetizzare maggiori concentrazioni di fenoli che conferiscono al vino una tonalità gialla più accentuata. Per molto tempo utilizzato quasi esclusivamente insieme ad altri vitigni siciliani per la produzione del Marsala, fu quasi dimenticato dal declino di questo vino liquoroso e scalzato dalla concorrenza di un altro vitigno a bacca bianca della zona, il Grillo. Oggi invece la vinificazione in purezza del “Catarratto” sta incontrando una nuova fortuna. Nella versione ferma e secca, la più diffusa, si distinguono per aromaticità floreale (fiori bianchi) e fruttata (agrumi e frutti tropicali), sapidità, buona mineralità e acidità che trasmettono al palato una sensazione di freschezza.

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