Melaverde

“Un paese che chiamerei uno dei più belli al mondo!”

Primo romanzo storico italiano, I promessi sposi è uno dei grandi capolavori senza tempo della letteratura. Pubblicato per la prima volta nella versione definitiva tra il 1840 e il 1842, la storia di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella è in realtà ambientata tra il 7 novembre del 1628 (giorno in cui Don Abbondio incontra i Bravi) e i primi di novembre del 1630. L’incredibile location della narrazione viene esplicitata già nell’incipit del capolavoro di Alessandro Manzoni dove lo scrittore romantico regala una poetica fotografia del paesaggio di Lecco che inizia con l’iconico verso che recita: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno…”.

La Lecco manzoniana

All’epoca in cui Alessandro Manzoni ambienta , il ’600, Lecco era sotto dominazione spagnola. A oggi di quel borgo fortificato che “” è rimasto molto poco in quanto nel 1782 Giuseppe II d’Austria fece demolire le mura che lo circondavano, ma tanti dei luoghi simbolo del romanzo sono ancora visitabili. non può che essere il Ponte Azzone Visconti ossia quello “” lì dove “ ”. Il Ponte Azzone Visconti, detto anche Ponte Vecchio, fu eretto a scopo militare – per collegare Lecco, la Valsassina e il Ducato di Milano e di conseguenza controllare le vie di comunicazione – su volere dell’omonimo Signore di Milano che ordinò la fortificazione del paese nel ’300. Il Ponte Vecchio può essere percorso tranquillamente a piedi per ammirare con calma il paesaggio circostante che, ad oggi, è lo stesso descritto dal Manzoni. Da Ponte Azzone Visconti sono infatti visibilissimi il monte San Martino, il monte Resegone (“”), l’isola Viscontea, il borgo di Pescarenico e la foce del torrente Bione. Quest’ultimo è il luogo in cui Lucia, Agnese e Renzo il 10 novembre del 1628 lasciano Lecco per fuggire a Monza e quindi dove, di fatto, è ambientato uno dei più bei passaggi de , ossia del settimo capitolo. Manzoni, dicevamo, descrive Lecco come una città fortificata con tanto di castello: “ ”. Del castello, sempre costruito su volere di Azzone Visconti, rimane solo la Torre Viscontea di Piazza XX Settembre, ma in realtà la struttura un tempo era decisamente imponente e si estendeva per tutta la piazza arrivando con le sue mura sino all’odierna Piazza Cermenati dove un tempo si trovava il porto di Lecco. Ed è proprio salendo le scale di Piazza Cermenati che è possibile proseguire alla ricerca dei resti delle fortificazioni ancora presenti nella Lecco manzoniana ritrovandoci davanti la Basilica di San Niccolò il cui campanile – chiamato anche “il matitone” per via della forma a punta – è un po’ il simbolo della cittadina con i suoi 96 metri di altezza. Il campanile di San Niccolò è infatti stato eretto sul torrione circolare costruito nel ’400 per potenziare la fortificazione della città. Tale torrione divenne quindi parte integrante della cinta muraria trecentesca di cui rimangono alcuni scampoli ben visibili soprattutto a Vallo delle mura. Lecco non è solo la città in cui Manzoni ha ambientato ma è anche quella in cui lo scrittore trascorreva le sue estati durante l’infanzia e dove ha vissuto per diverso tempo prima di trasferirsi a Parigi e raggiungere la madre Giulia Beccaria.

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