Se già è noto e preoccupante quanto la produzione alimentare inquini e abbia un impatto importante sul nostro Pianeta, sapere che quasi il 40% del cibo prodotto viene buttato, è un dato che sconvolge, e la preoccupazione per i risvolti ambientali aumenta. Lo spreco alimentare, infatti, ha un grosso impatto sul nostro Pianeta: 200 milioni di pasti buttati equivalgono a l’emissione in kg di CO2 di 100.000 passeggeri aerei (fonte myclimate, 2019).
A pensarci, pare incredibile 2023 di Waste Watcher International Observatoryon Food and Sustainability, , per un valore totale pari a 6,5 miliardi di euro annui nel solo consumo familiare. Non significa tuttavia che siamo per forza noncuranti del potenziale spreco e delle sue conseguenze economiche e ambientali: tante volte sono i ritmi quotidiani e le esigenze contingenti (lontananza dai supermercati, orari di lavoro, etc.) che ci portano a fare la spesa settimanalmente e ciò porta con sé inevitabilmente quell’acquisto “in più”, per evitare di rimanere con la dispensa vuota. Oppure, semplicemente, quante volte l’acquisto aggiuntivo è quella novità nel banco frigo che ci attira anche per il suo packaging accattivante? Se le piccole nostre azioni e abitudini quotidiane si basassero sulla consapevolezza che 1 pasto sprecato equivale a emissioni di CO2 che impattano sull’ambiente, goccia dopo goccia, faremmo la differenza. Responsabilità ancor maggiore ha il mondo della ristorazione e dell’ospitalità, oltre che quello della vendita al dettaglio di generi alimentari, la cui eventuale gestione poco attenta delle scorte e delle date di scadenza è un problema ricorrente di una certa gravità. I supermercati infatti, ogni anno, buttano via tonnellate di cibo ancora buono, non solo contribuendo così all’inquinamento globale, ma intaccando notevolmente i loro profitti (il cibo scartato equivale all’1-3% delle vendite annuali di un tipico rivenditore di generi alimentari, secondo stime ADEME, 2016). Secondo il Food Waste Index Report 2021 lo spreco alimentare ammonta a 931 milioni di tonnellate ogni anno, . Per ridurre gli sprechi è necessario agire sui due livelli in cui questi si originano. Da una parte ci sono le perdite alimentari (), ovvero gli sprechi che occorrono lungo i primi anelli della catena (produzione, raccolta, stoccaggio e lavorazione), e dall’altra invece quelli che sono definiti veri e propri sprechi (), originati a seguito della distribuzione ai consumatori e ai commercianti. Con tutti questi fattori in gioco, risulta che ogni anno viene sprecato 1 trilione di dollari di cibo buono e commestibile: in pratica, oltre 1/3 di tutto il cibo viene sprecato (dati riportati da Too Good To Go, nel suo Impact Report 2022).