Se nella Roma repubblicana i Ludi accompagnavano le festività religiose, più tardi, in epoca imperiale, furono indetti anche per celebrare successi politici o militari, ricorrenze legate alla vita degli imperatori o come forma di ringraziamento per scampate sciagure o pestilenze.
Nell’antica Roma le festività, o Feriae, erano scandite da un fitto e rigoroso calendario: erano i giorni dedicati al culto del suo affollato pantheon divino, in seguito anche a ricorrenze civili, ma consacrate da atti di carattere religioso. I giorni si dividevano in fasti (dies fasti) e nefasti (dies nefasti), non per verdetto degli aruspici, ma con riguardo all’amministrazione della giustizia: il magistrato poteva emettere sentenze solo nei giorni fasti, mentre nei nefasti era interdetto. Ma il civis romanus, allora come oggi, distingueva anche fra giorni lavorativi o profesti (dies profesti) e giorni festivi (dies festi).
I festeggiamenti prevedevano sacrifici, cerimonie pubbliche e private, giochi, spettacoli circensi e teatrali e abbondanti libagioni, con notevole dispendio di denaro, sia per le finanze pubbliche, sia per i privati.
IL RICCO CALENDARIO FESTIVO DI DICEMBRE
A parte i di metà febbraio, gli appuntamenti religiosi più importanti come i , i e i riti della Bona Dea cadevano tutti a dicembre. Questo era anche il mese in cui si concentrava il maggior numero di , giochi pubblici a carico dello Stato o di privati, offerti gratuitamente alla popolazione (ricordate la frase “?). Se nella Roma repubblicana i Ludi accompagnavano le festività religiose, più tardi, in epoca imperiale, furono indetti anche per celebrare successi politici o militari, ricorrenze legate alla vita degli imperatori o come forma di ringraziamento per scampate sciagure e pestilenze. Il loro numero (e durata) crebbe con il tempo: se in età cesariana, che si tenevano nella prima settimana a spese dell’erario, e ai , che seguivano fino al 24 dicembre ed erano finanziati dai privati che si candidavano per il , in pratica per far carriera in politica.