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Un popolo tra storia e leggenda: i Celti
Un popolo tra storia e leggenda: i Celti
Un popolo tra storia e leggenda: i Celti
E-book145 pagine1 ora

Un popolo tra storia e leggenda: i Celti

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Info su questo ebook

I nostri sogni a volte rimangono chiusi nei cassetti della nostra mente e a volte si manifestano in ma​nie​ra av​vin​cen​te e coin​vol​gen​te an​cor più in​tri​gante, tali da farci riscoprire la nostra immaginazione più remota che, come in questo caso, apre le porte ad una parte della storia dell’umanità che è ancor oggi, per molti versi, avvolta da un alone di misteriosità legati a riti enigmatici, a pratiche oc​cul​te e ce​ri​mo​nie sa​cra​li e se​gre​te. Ci stiamo per addentrare in un mondo fantastico, dove si può sognare ad occhi aperti e rappresentarsi con la mente paesaggi meravigliosi nell’ uni​ci​tà di un rac​con​to fa​vo​li​sti​co. Il contenuto di questo libro vuole essere una narrazione storica della leggendaria e grandiosità cultura celtica e quindi del suo popolo e delle sue ori​gi​ni: i Cel​ti e l’Ir​lan​da.
 
LinguaItaliano
Data di uscita2 giu 2019
ISBN9788834121702
Un popolo tra storia e leggenda: i Celti

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    Anteprima del libro

    Un popolo tra storia e leggenda - Maurizio Di Primio

    Maurizio Di Primio

    Un popolo tra storia e leggenda: i Celti

    UUID: 6acf23d6-851a-11e9-b21c-bb9721ed696d

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Ringraziamenti

    Introduzione

    Prefazione

    Capitolo I

    Capitolo II

    Capitolo III

    Capitolo IV

    Capitolo V

    Capitolo VI

    Capitolo VII

    Capitolo VIII

    Capitolo IX

    Capitolo X

    Capitolo XI

    Capitolo XII

    Capitolo XIII

    Capitolo XIV

    Capitolo XV

    Benedizione di San Patrizio

    Bibliografia

    Biografia dell'autore

    Ringraziamenti

    Ai miei genitori

    Introduzione

    I nostri sogni a volte rimangono chiusi nei cassetti della nostra mente e a volte si manifestano in maniera avvincente e coinvolgente ancor più intrigante, tali da farci riscoprire la nostra immaginazione più remota che, come in questo caso, apre le porte ad una parte della storia dell’umanità che è ancor oggi, per molti versi, avvolta da un alone di misteriosità legati a riti enigmatici, a pratiche occulte e cerimonie sacrali e segrete.

    Ci stiamo per addentrare in un mondo fantastico, dove si può sognare ad occhi aperti e rappresentarsi con la mente paesaggi meravigliosi nell’ unicità di un racconto favolistico.

    Il contenuto di questo libro vuole essere una narrazione storica della leggendaria e grandiosità cultura celtica e quindi del suo popolo e delle sue origini: i Celti e l’Irlanda.

    Prefazione

    Capitolo Zero

    Se non si conosce la storia del paese si rischia di non capire nulla dell’Irlanda, degli Irlandesi, dei paesaggi che si attraversano, dei monumenti che si visitano, dei villaggi abbandonati che si scorgono qua e là.

    Tutto inizia 7.000 anni prima della nostra era a nord di Dublino, quando un popolo rimasto sconosciuto, ma probabilmente originario della penisola Iberica, si insedia nella valle del fiume Boyne. Dal V secolo a.C., a ondate successive, arrivano dalla Galizia i Galli e i Celti, che nel I secolo a.C. sono ormai stabilmente insediati nel paese. Sono una popolazione unita dalla stessa lingua e dalla stessa cultura, ma frammentata in una miriade di piccoli reami (fino a 150), sempre in guerra tra loro.

    Nel 432 d.C. San Patrizio arriva in Irlanda e, proprio mentre le invasioni barbariche infuriano sul continente, il paese diventa un centro e una roccaforte della cultura cristiana: L’isola dei Santi e dei Sapienti.

    Il 17 Marzo è festa nazionale in Irlanda, un giorno dedicato all' Irish Pride, festeggiato un po' in tutto il mondo, ovunque sia insediata una comunità di emigranti irlandesi ma anche chi non ha antenati irlandesi diventa Irlandese per un giorno: si mangiano pietanze irlandesi e colorate di verde e si bevono bevande irlandesi con particolare riguardo alle birre corpulenti.

    La festa viene celebrata il 17 marzo quale giorno presunto della morte del Santo, anche se per la verità non si conosce nemmeno con certezza l'anno della sua morte, (intorno al 461 d.C.), figuriamoci il giorno! Più in generale la festa è vicina all'equinozio di primavera, come se la figura del Santo e le tradizioni druidiche (simboleggiate dal trifoglio) fossero unite senza soluzione di continuità. È opinione comune che San Patrizio (385/390(?)-461) sia stato il primo evangelizzatore d'Irlanda, così in una canzoncina dal titolo St. Patrick was a gentleman, ci si sforza di dimostrare le origini irlandesi di Patrizio, del quale per la verità non conosciamo nemmeno il vero nome (alcuni studiosi ritengono si chiamasse Maewyin Succat); molto probabilmente i suoi genitori erano due patrizi romani di religione cristiana che vivevano in Inghilterra o forse in Scozia. Era quindi un britanno per come lo si intendeva in quei tempi cioè un celta romanizzato. All'epoca le popolazioni germaniche degli Angli, dei Sassoni e Iuti invadevano e saccheggiavano l'isola spartendosene il territorio, mentre ai Britanni rimanevano le terre del Galles e della Cornovaglia.

    Il ragazzo venne rapito dai predoni irlandesi che razziavano le coste, venne tratto in schiavitù e cresciuto in Irlanda come pastore; in quei sei anni imparò il gaelico irlandese che gli sarà molto utile in futuro.

    Patrizio riuscì a fuggire e a sbarcare in Gallia dove, pieno di fervore religioso, studiò teologia. Fu appunto in Francia che venne ordinato sacerdote e prese il nome di Patricius. Non è ben chiaro se fosse assurto fino alla carica di Vescovo, ma in ogni caso nel 432 o 433 andò in Irlanda per evangelizzare le tribù celtiche all'epoca ancora seguaci del druidismo e della religione animista.

    L'iconografia ci restituisce l'immagine di un vecchio druido dallo sguardo mite con tanto di mitra vescovile e bastone pastorale.

    Secondo la leggenda San Patrizio scacciò tutti i serpenti dall’isola costringendoli a gettarsi in mare dove affogarono. Il serpente in realtà era l'antica religione druidica apparentemente sconfitta dalla predicazione di un solo evangelizzatore, anche se carismatico! Religione druidica estirpata da Patrizio per modo di dire, perché le conversioni all'epoca avvenivano in base al credo dei capi e quindi solo nominalmente anche tutti i loro sudditi diventavano cristiani. Ma il processo di conversione in Irlanda probabilmente era già iniziato prima dell'arrivo di San Patrizio e sicuramente fu la perseveranza della Chiesa a trasformare nel tempo gli irlandesi in cattolici. Fu appunto in epoca medievale che l'agiografia si piccò nel voler dimostrare le gesta eroiche del Santo, che da solo, con la forza della sua fede, sconfisse i Druidi! Possiamo quindi affermare che nel 1700 la figura di San Patrizio e la sua festa divennero l'espressione di una orgogliosa rivendicazione di irlandesità (Irish Pride) unitamente religiosa ed etnica, contro l'oppressione inglese. La festa è stata canonizzata ufficialmente nel Seicento anche se era già celebrata nel X secolo.

    La prima sfilata si è tenuta però in America, il 17 marzo 1762, i soldati irlandesi hanno marciato in parata con la loro musica e da allora sono sorte numerose associazioni Irish Aid confluite poi nel 1848 in un'unica organizzazione dedicata alla Parata di San Patrizio (quella di New York è rimasta la più grandiosa sfilata sia per il numero di partecipanti che di pubblico che di durata, più di cinque ore).

    La sfilata era vissuta come segno di protesta da parte della comunità irlandese di New York che veniva trattata con disprezzo dagli americani di origine protestante (No Irish Need Apply era un’insegna che si poteva vedere appesa alle vetrine dei negozi) ed è finita per diventare una importante vetrina politica a causa del grande numero di immigrati.

    Detta affettuosamente Paddy’s Day la festa può durare fino a una settimana ed ha come tema unificante il colore verde in omaggio all’Isola Smeraldo: si indossa qualcosa di verde, si mangia qualcosa di verde e si beve qualcosa di verde.

    In particolare sui vestiti sboccia il trifoglio, emblema della festa, fiumi e fontane si colorano di verde (dalla più famosa fontana della Casa Bianca a Washington al fiume di Chicago), si organizzano interminabili cortei carnevaleschi e parate, si susseguono spettacoli e concerti, si ammirano i fuochi d’artificio e ovviamente si canta, si balla e si ascolta musica irlandese!!!

    All’epoca del primo arrivo di San Patrizio risalgono gli insediamenti monastici di Glendalough e Clonmacnois e reperti quali il famoso Calice di Ardagh.

    Il Calice di Ardagh è un gruppo di oggetti preziosi scoperti nel 1868 da un contadino, a un metro circa di profondità, nel terreno di un'antica fortezza chiamata Reerasta, presso il villaggio di Ardagh nella contea di Limerik, nel Sud-Ovest dell'Irlanda, e oggi conservati a Dublino. Il gruppo comprende due vasi, uno più grande in argento dorato e uno più piccolo in bronzo, tre fibule in argento dorato e una quarta appartenente al gruppo delle thistle-brooches (cardo-spille). L'oggetto più importante di questo gruppo è un grande vaso d'argento generalmente definito calix ministerialis, perché si suppone che venisse usato durante la messa per distribuire la comunione ai laici sotto la specie del vino. Il calice è costituito da numerosissimi elementi, ma quelli principali sono: una coppa d'argento, un fusto o parte di collegamento fuso in bronzo e con spessa doratura, un piede conico in argento. Queste tre parti principali sono tenute insieme da un perno di rame a sezione rettangolare, della cui estremità, quella che compare all'interno della coppa è convessa e dorata, mentre l'altra, nascosta all'interno del piede, è ricoperta da un grande cristallo di rocca semiconico, perfettamente levigato.

    La coppa e il piede sono eseguiti a martelli-natura. Il bordo della prima è rivestito da una modanatura arrotondata di ottone dorato; al di sotto corre una fascia d'argento a giorno in cui sono inserite placchette con motivi zoomorfi, e geometrici, eseguiti in filigrana d'oro con diverse tecniche: a filo liscio, a filo ritorto e a filo godronato. Questi riquadri in filigrana sono separati l'uno dall'altro da borchie convesse formate da vetri blu e rossi in una incastonatura d'argento. Sotto questa fascia, lievemente incisi nella superficie dell'argento, sono i nomi di undici dei dodici apostoli: il nome del dodicesimo, Giuda, è sostituito con quello di Paolo. L'iscrizione, in caratteri irlandesi, è collocata su un fondo pointillé, caratteristica ricorrente nei codici e nelle opere in metallo irlandesi; poiché tutti i nomi sono in genitivo, si è pensato che fosse sottintesa un'espressione come invoco animam e che l'iscrizione potesse essere tratta da un antico libro di preghiera irlandese.

    Questo sembrerebbe confermare la tesi che si tratti di un vaso liturgico. Su ciascun lato della coppa, al centro, fra le anse, è applicato un cerchio d'argento a giorno entro cui è inscritto un motivo cruciforme; gli spazi fra i bracci della croce sono riempiti di foglia d'oro con motivi a spirale in filigrana d'oro. Il collegamento fra coppa e piede è cilindrico, dorato e decorato a Kerbschnitt con motivi a spirale e a tromba del tradizionale repertorio pagano dell'Irlanda. Sulle facce superiore e inferiore del bordo del piede corrono fasce decorative marginali, che, in quella superiore, comprendono otto inserti di bronzo fuso dorato, separati da borchie piatte di vetro blu e rosso. Nella faccia inferiore otto sporgenze quadrate di vetro azzurro chiaro su fondo di foglia d'argento pressata si inseriscono fra otto placche di rame decorato, lamina d'argento pressata e un motivo a lisca di pesce di fili di bronzo e d'argento.

    Le due anse sono semicircolari, provviste di bordi e fissate ai

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