Melaverde

“Est malu su dolori de brenti, peus su dolori de dentis!”

(È brutto il mal di pancia, ma è peggio il mal di denti!)

La cucina è grande. Mestoli e pentole sparsi qua e là, una vecchia madia con un immancabile merletto sopra, e ancora sopra un campanaccio, di quelli che si attaccano ai collari delle pecore, brunito dal tempo e dalle tante piogge che immagino immancabilmente già pronto in due ceste di vimini con a fianco due enormi taglieri di salumi e formaggi sardi. La cucina è grande, dicevo, ma due enormi tavoli di legno la occupano quasi per intero. Sedie, panche, qualche sgabello, ci invitano a sederci intorno a un banchetto che si prospetta a dir poco impegnativo. Entriamo con tutta la troupe a casa della famiglia di Pietro, pastore sardo da generazioni. Due figli pastori come lui, una figlia donna di casa come la mamma, un’altra imbarcata su una nave da crociera per una scelta di vita galleggiante nel meraviglioso mare della Sardegna. L’atmosfera è allegra, profuma di cose buone da mangiare e di vita di campagna. Fuori soffia una brezza leggera e il sole scalda i visi e gli animi. La registrazione è finita e ci si può rilassare. Pietro ci tiene come prima cosa a dirci che l’ospitalità sarda non ammette “defezioni” o rifiuti di nessun genere. Tutti devono assaggiare tutto. E probabilmente per questo, la puntata appena registrata passerà alla storia come una delle più impegnative degli ultimi anni. Di certo non si può rifiutare il brindisi di benvenuto con un Cannonau rosso scuro e quasi denso dalla “modesta” gradazione: 17,5 %. A stomaco vuoto, l’effetto è come quello che si prova scendendo dalle montagne russe dopo esserci saliti per la prima volta. Ma non si può rifiutare, ci mancherebbe. Quindi (“alziamo i bicchieri”), (“Alla salute!”). Si parte con gli antipasti e naturalmente con il secondo e poi il terzo bicchiere di quel Cannonau prodotto in loco da un amico di Pietro. L’allegria cresce, si ride e si scherza. Sempre di più (guarda caso!). Arriva il momento di gloria delle signore di casa. L’apoteosi di primi è alle porte. E anche in questo caso, nessuno può rifiutare. con ragù di cinghiale, , e poi… e poi non ricordo. E poi Cannonau. E poi i secondi. Capretto e maialino. E poi Cannonau. E poi dolci tipici, prima fra tutti la , dolce fritto ripieno di formaggio ricoperto di miele. Tanto per sgrassarsi la bocca! E poi, naturalmente, , il tipico distillato sardo. Sono certa che qualcuno ha tentato di saltare qualche portata, senza farsi scoprire. Fallendo. Me compresa. Chi ha provato invece ogni tanto ad alzarsi per sgranchirsi le gambe o andare fuori a fumarsi una sigaretta, è stato regolarmente bloccato dagli astanti e costretto a “pagare” il suo goffo tentativo di fuga con un altro brindisi con il Cannonau. Impegnativa per la digestione, ma senza dubbio una delle situazioni più divertenti che ho vissuto in giro per l’Italia. E poi la meravigliosa ospitalità sarda. Gente vera, con un cuore enorme. Mi sono sentita a casa. Grazie. .

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