Cammino all'interno dei miei occhi
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Info su questo ebook
Racconti, poesie, versi, lettere, canzoni e un consiglio di mia zia Ponina, che non ho mai conosciuto. Mia nonna mi raccontava che suonava il pianoforte divinamente. Suonò fino alla fine. A novant’anni non aveva più la forza per schiacciare quei tasti e la musica non usciva più. Ma oramai ce l’aveva dentro, la musica. Zia Ponina diceva che “la musica deve essere illuminazione del silenzio”.
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Anteprima del libro
Cammino all'interno dei miei occhi - Massimo Sabet
Note
Massimo Sabet
Cammino all’interno
dei miei occhi
Con una lettera e una poesia
di Enrico Ernst
Un ringraziamento particolare al mio fedele compagno di spada Paolo, al mio sempre amico Fufù, alla saggezza di zia Ponina e alle così intime parole di Enrico.
Un pensiero di gratitudine a Marco che ha curato la copertina del libro e a tutte le persone che hanno collaborato alla realizzazione del compact disc.
Alle donne della mia vita:
mia madre, mia nonna e la mia dolce metà.
Lampada del tuo corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è illuminato; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre.
(Luca XI, 34)
Introduzione
Tutto è nato da un’idea o forse da un verbo. Limare.
Insegno recitazione ormai da svariati anni e mi sono reso conto che l’approccio delle persone al mondo del teatro nasconde sempre un passato e un presente poco chiaro, o forse troppo.
Come se all’improvviso un mattino ti alzassi con cinque diottrie di meno. I colori si mescolano, i contorni sono sfocati e i minimi particolari sono impossibili da decifrare. Il dottore ti dice che ci vedi benissimo, i tuoi amici ti dicono che dovresti staccare un po’ col lavoro, tua madre ti dice che sei stanco e tu, tu decidi di iscriverti a un corso di teatro. E qui entro in gioco io. Io vedo quello che vedi tu. Quelle sbavature di colore e tutto il resto. Hai trovato un amico. Forse un maestro. E inizia il lavoro. Sistemare, limare, mettere in ordine. Nel giusto ordine. I colori, le sfumature, la luce. In una parola, creare. Creare non significa immaginare, inventare o fabbricare. Creare significa riordinare cose che esistono già. Creare significa morire per rinascere con nuovi pensieri. Pensieri vergini che ti danno la possibilità di sentire la durata e il senso del tempo, come se fosse un canto. Creare significa vestirsi di un colore che sa di bianco.
Vado alla ricerca costante, con i miei allievi, dell’essenza delle cose e mi accorgo sempre più che cercare è sinonimo di togliere. Ripulire.
E così un mattino - credo che fosse domenica, il cielo era grigio -, ho pensato che forse avrei potuto fare di più. Rileggere quello che avevo scritto. E come un artigiano lavora il legno per costruire la propria opera e renderla liscia, senza schegge e con intime venature, così io potevo limare tutte quelle parole. O come uno scultore togliere creta a mani nude. Togliere parole per avvicinarmi all’essenza.
Le parole che andrete a leggere sono l’essenza del mio lavoro.
Questo tipo di lavoro, che è scelta di vita, mi ha portato alla poesia. Ho preso atto che più m’incamminavo in questa direzione e più mi trovavo solo. Felice di esserlo. Perché è faticoso vivere in versi, se capite cosa voglio dire. Non è di facile comprensione, ci vuole tempo e calma. E allora il mio progetto d’insegnamento comprende una guida all’ascolto. Non solo insegno a leggere, ma ad ascoltare. A come porsi in ascolto davanti alle cose, davanti alla vita.
Leggerete brevi