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La Bestia senza nessuna Bella
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E-book203 pagine2 ore

La Bestia senza nessuna Bella

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Info su questo ebook

Storia avvincente, non priva di umorismo, sulle avventure della ragazzina Arina in un mondo magico. L’intraprendente ragazza e una fata aprono un’agenzia matrimoniale per poter liberare un principe da un incantesimo

Arina Solovyova finisce per sbaglio in un mondo magico e fa la conoscenza con la fata Miranda, che sta cercando di togliere l’incantesimo che ha colpito il suo figlioccio Henry (il suo volto è stato deformato da un sortilegio). Il principe può essere guarito solo dal bacio di vero amore. Unite le loro forze, Miranda e Arina organizzano l’agenzia “Matrimoni e Rose” e diffondono la sua pubblicità tramite uno specchio magico. All’agenzia accorrono non solo principesse di diverse casate, ma anche truffatrici. Nell’agenzia matrimoniale c’è molto movimento. Proprio in quel momento a Miranda viene sospesa la licenza di fata, che le permette di utilizzare la magia. La fata cerca di trovare il denaro e decide di mettere in atto un gesto avventato in seguito al quale il rubino del re cade in mano degli zwerg (gli gnomi gioiellieri delle montagne) e finisce poi nella collana della dea Freia. Re Richard, padre del principe Henry, non è affatto felice per quanto fatto da Miranda ma l’aiuta comunque a rinnovare la sua licenza e chiede alla fata di cercare anche per lui una moglie che sia un adeguato partito. Come pretendente al cuore del re al castello si presenta la fata Chloe. Presto si capisce che è proprio lei colei che, diciotto anni prima, in un impeto di rabbia aveva scagliato l’incantesimo contro il principe Henry...

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita4 dic 2019
ISBN9781547551569
La Bestia senza nessuna Bella
Autore

Olga Kryuchkova

Olga Kryuchkova began her creative career in 2006. During this time, the author had more than 100 publications and reprints (historical novels, historical adventures, esotericism, art therapy, fantasy). A number of novels were co-written with Elena Kryuchkova.

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    Anteprima del libro

    La Bestia senza nessuna Bella - Olga Kryuchkova

    Olga Evgenevna Kryučkova

    Elena Aleksandrovna Kryučkova

    La Bestia senza nessuna Bella

    Capitolo 1.............................................................................................................................1

    Capitolo 2..........................................................................................................................10

    Capitolo 3..........................................................................................................................25

    Capitolo 4..........................................................................................................................37

    Capitolo 5..........................................................................................................................44

    Capitolo 6..........................................................................................................................53

    Capitolo 7..........................................................................................................................63

    Capitolo 8..........................................................................................................................70

    Capitolo 9..........................................................................................................................78

    Capitolo 10........................................................................................................................89

    Capitolo 11.....................................................................................................................101

    Vocabolario.....................................................................................................................112

    Capitolo 1

    Era una serena mattina d’estate. L’asfalto non si era ancora scaldato. Nell’aria volteggiava un profumo di fiori, proveniente dalle numerose aiuole che costeggiavano in abbondanza tutta la strada. Soffiava un leggero venticello tiepido, che proteggeva dalla calura estiva che, a buona ragione, già stava incombendo.

    Lungo la strada camminavano due sorelle, che indossavano jeans e leggere magliette estive, mentre il venticello, aumentando di intensità, faceva ondeggiare leggermente i loro capelli biondi. Avevano grossomodo la stessa altezza, la stessa corporatura e tratti del volto simili. A nessuno sarebbe passato per la mente che la differenza di età delle sorelle, né più né meno, fosse addirittura di sette anni.

    La più grande, Lisa Solovyova, a febbraio aveva compiuto ventuno anni. A dire il vero, a causa della sua figura giovanile, sembrava un po’ più giovane della sua reale età e spesso la gente pensava che fosse ancora una studentessa delle scuole superiori.

    Invece studiava all’Università e, contemporaneamente, lavorava come manager nell’agenzia matrimoniale «Accademia delle Nozze e della Famiglia». Nonostante la denominazione altisonante, in realtà gli affari dell’agenzia non andavano molto bene ed Elisaveta (questo era il suo nome intero) spesso si lamentava della sua paga irrisoria.

    La seconda ragazza, la quattordicenne sorella minore Arina, per contro, sembrava più grande della sua età. Aveva appena terminato la settima classe, la seconda media delle scuole russe, e si accingeva a frequentare l’ottava, ma spesso la gente pensava che fosse già una studentessa delle superiori...

    Arina era di buon umore e canticchiava allegramente tra sé e sé:

    — Gattini, gattini... animali pelosetti...

    — Smettila di comportarti come una bambinetta! Piantala di fare il buffone! — di tanto in tanto la sgridava Lisa.

    — Ma io sono contenta! — rispose finalmente la ragazzina senza offendersi, e continuò a borbottare continuamente la monotona canzoncina che dava così fastidio alla sorella e che ripeteva sempre le stesse parole. Elisaveta sospirò, alzò gli occhi al cielo con un’espressione frustrata e continuò a camminare accanto alla sorella.

    E di motivi per i quali Arina potesse essere contenta ce n’erano davvero: lei e la sorella stavano andando a un’esposizione di gatti organizzata nel nuovo padiglione fieristico, aperto da pochi giorni.

    Già da un po’ di tempo Arina desiderava avere un animale da compagnia. Non ne voleva però uno qualsiasi, ma desiderava assolutamente un gattino con il pedigree. Poi, finalmente, nella strada accanto avevano costruito quel padiglione espositivo, e il primo evento organizzato nelle nuove sale era stata proprio un’esposizione di gatti di razza. Arina non poteva certo lasciarsi sfuggire una tale occasione e per questo aveva convinto la sorella a farle compagnia. Elisaveta ci aveva pensato su a lungo e poi aveva acconsentito, a una condizione: Arina non le avrebbe dovuto chiedere dei soldi per comperare l’animaletto. Questo perché la sorella minore non voleva solo un semplice gattino, ma un gatto di razza con il pedigree. Oltretutto, anche la stessa Elisaveta aveva un debole per le «palle di pelo».

    Certamente, la ragazzina avrebbe preferito di gran lunga visitare la manifestazione con le sue amiche, ma le vacanze estive erano appena cominciate e tutte le compagne di classe si erano disperse qua e là.

    I gatti con il pedigree costavano abbastanza cari, ma Arina, da ragazzina responsabile, si era industriata a risolvere in anticipo la spinosa questione. Quasi sei mesi prima aveva iniziato a lavorare part-time in un negozio di fiori vicino a casa dove, due sere a settimana, si occupava della composizione dei bouquet.

    Bisogna dire che ad Arina il lavoro piaceva e che le riusciva davvero bene. Tra l’altro, la ragazzina aiutava la proprietaria anche se c’era bisogno di pulire il negozio o di disporre artisticamente la merce nelle vetrine.

    La proprietaria del negozietto, una simpatica donna di mezza età, pagava regolarmente la brava aiutante e la incoraggiava in tutti i modi.

    E così, al termine dell’anno scolastico, Arina finalmente aveva accumulato la somma necessaria. Poi, come detto, in città era stato inaugurato un nuovo padiglione espositivo e avevano aperto la mostra di gatti...

    ...Le sorelle raggiunsero velocemente il padiglione tanto desiderato, nel quale si teneva la mostra. Il nuovo edificio si ergeva quasi fieramente in mezzo ai centri commerciali e ai piccoli negozi. Le sue pareti di vetro opaco color bordeaux risplendevano in modo affascinante sotto il sole.

    Nonostante fosse ancora presto, al padiglione si stavano già radunando lentamente molti amanti degli animaletti a quattro zampe.

    Le sorelle comprarono i biglietti ed entrarono all’interno. Dopo aver percorso il corridoio, arrivarono nella spaziosa sala dove si teneva la mostra.

    Ad Arina sfuggì un sommesso gridolino di ammirazione. Anche Lisa riuscì a malapena a trattenersi dal saltellare come una bambina entusiasta.

    Tutto l’enorme salone era gremito di gabbiette ed altri contenitori con centinaia di gatti. E quante erano le razze diverse! Gatti persiani, britannici a pelo corto, scottish fold, siamesi ed abissini! E persino gli sphynx senza pelo!

    Gli stand espositivi, accanto ai quali stavano gli allevatori, erano disposti su lunghe file tutte uguali. Ogni allevatore, quando gli si avvicinavano i visitatori, elogiava la razza dei propri gatti e consegnava il biglietto da visita dell’allevamento.

    Molti visitatori erano mossi semplicemente dalla curiosità, ma alcuni erano arrivati con la ferma intensione di trovare un amico a quattro zampe e, se non avevano ancora scelto la razza, raccoglievano tutta la serie di biglietti da visita. Anche Arina, a sua volta, afferrava i biglietti degli allevatori e li riponeva con cura in un piccolo zainetto verde che portava appeso sulla schiena.

    Proprio nello zainetto, in un borsellino con un disegno di margherite, nascosto in un riparto interno, era contenuta la preziosa somma destinata all’acquisto dell’animaletto. La più piccola delle due sorelle Solovyov, intrufolandosi accanto agli allevatori, riuscì a capire subito che il costo dei gattini era un po’ più caro di quanto sperato e che, purtroppo, il denaro risparmiato non le sarebbe bastato...

    ...Allo stesso tempo Lisa passeggiava senza fretta tra gli stand espositivi, ammirando la varietà delle razze in mostra.

    A un certo punto fece notare alla sorella:

    — Cosa te ne fai di così tanti biglietti da visita?

    — Voglio un gattino! Lo sai già: ho fatto in modo di mettermi da parte una piccola somma! Però, nonostante ciò, i soldi non mi bastano ... — rispose Arina con voce rotta dall’emozione. Ancora una volta guardò con tristezza il gattino che le piaceva e, facendo un’espressione compassionevole, si rivolse alla sorella: — Lisa, per favore, prestami un po’ di soldi...

    — Questi gatti sono troppo cari! — tagliò corto la sorella maggiore che proseguì poi con un tono saccente: — Non vedo il senso di sprecare una somma così favolosa! Certo, tu sei stata brava a darti da fare per averla, ma se vuoi un animaletto domestico, la gatta dei vicini ha appena partorito. Con la somma che hai raccolto faresti meglio a comprarti un computer nuovo: ti servirà per la scuola, e anche i nostri genitori ti diranno la stessa cosa.

    — Non capisci nulla... — sospirò tristemente Arina, guardando con tristezza dei gatti persiani dal pelo sofficissimo.

    ***

    Mentre erano alla mostra, a un certo punto Arina si diresse verso il bagno delle signore. Intanto Lisa ammirava i gatti abissini, senza avere la forza di distogliere lo sguardo da quei graziosi animali.

    ...Arina si lavò le mani e fu proprio allora che notò una strana luce che si diffondeva dal lavandino accanto al suo.

    — Oh... e questo cos’è? — si meravigliò e si guardò attorno: in quel momento nella toilette non c’era nessuno.

    Tuttavia ciò non le bastava, voleva capire cosa fosse: sin da quando era bambina Arina si era fatta notare per la sua curiosità...

    Provando al tempo stesso una paura intima e un interesse pungente, Arina si avvicinò con attenzione alla luce che si diffondeva gradualmente.

    — Devo credere che sia qualcosa che esce dai tubi? Non esiste nulla di simile... O forse si tratta di un nuovo effetto visivo? Ma allora, perché qui e non nella sala dove sono i visitatori?... — si domandò dubbiosa.

    All’improvviso quel chiarore misterioso aumentò di colpo e riempì tutto il locale. La ragazzina non riuscì a capire come potesse essere stata avvolta da quella luce e si sentì cadere, come se fosse stata trascinata in un vortice. Arina chiuse gli occhi per la paura e riuscì solo a balbettare:

    — Perché ficco sempre il naso dove non devo?...

    ***

    Quando quella luce strana finalmente scomparve, la ragazza riaprì timidamente gli occhi. Per la scena che le si presentò davanti, li richiuse immediatamente.

    — Sto dormendo, sto dormendo... È tutto solo un sogno... — borbottava tra sé e sé.

    E di motivi per farlo ce n’erano davvero: il bagno del centro esposizioni era spartito, come se non ci fosse mai stato! Ora Arina si trovava in una stanza che era più simile alla camera di una principessa o di una fata di un cartone animato Disney!

    — Io guardavo la televisione e adesso sto sognando tutto questo... — continuava a borbottare. — Non mi sono ancora svegliata e io e mia sorella non siamo ancora andate alla mostra! Si, è davvero così! È tutto quanto una finzione... Sto semplicemente dormendo... Questa è, come si dice... Eh, eh, eh... Un’allucinazione visiva... Me lo aveva detto la mamma: mentre si dorme bisogna stare coricati e rilassati...

    Alla fine, Arina aprì gli occhi e si guardò attorno. Si rese definitivamente conto che la camera assomigliava davvero alla dimora di una principessa o di una fata. Le pareti della stanza erano coperte da una tappezzeria beige con motivi in rilievo a forma di fiori dorati, sul pavimento era steso un tappeto bianco morbido e soffice. Lungo i muri c’era una mobilia di legno molto pregiata, abbellita con intagli eleganti. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo con tantissimi ciondoli di vetro colorato.

    «Con tutto questo sfarzo si può uscire di testa... — osservò tre sé la giovane scolaretta. — Ma dove sono capitata? Nelle riprese di un film?...»

    All’improvviso Arina sentì dietro la schiena un leggero colpo di tosse...

    Si voltò di colpo e vide una giovane donna con i capelli chiari, vestita in modo stranissimo. Indossava un vestito lillà chiaro di gran lusso e un mantello violetto...

    «Davvero, sono in un set su cui stanno girando un film...» — si tranquillizzò un poco la ragazzina.

    — Buongiorno, mi chiamo Miranda e di lavoro faccio la fata madrina, — si presento la misteriosa sconosciuta, sfoderando un sorriso incantevole. — Non ti preoccupare, ti trovi a casa mia. Immagino che tu sia Elisaveta Solovyova, vero?

    Udendo tali parole, Arina spalancò gli occhi.

    — No, Lisa è la mia sorella maggiore, — rispose, — io mi chiamo Arina.

    — Come? — si meravigliò la sconosciuta. — Vuoi dire che mi sono sbagliata? Eppure io ero sicura!

    La giovane scolaretta la guardava con occhi spalancati e smarriti, senza capire cosa stesse succedendo.

    — A dire il vero, io e mia sorella siamo molto simili... — fece notare.

    Miranda fissava Arina in modo preoccupato e, con un’espressione infelice, si lasciò cadere su una poltrona imbottita di velluto dorato.

    — Il fatto che vi assomigliate non mi aiuta, io ho proprio bisogno di Lisa... — sospirò. — Ma l’incantesimo dello spostamento nello spazio è molto complesso e io lo potrò utilizzare nuovamente solo fra tre mesi... E prima che passi questo periodo di tempo non posso neanche farti tornare indietro... E nessun altro può farlo per te, né un mago, né una fata. È proprio questa la particolarità degli incantesimi: chi ti ha portato deve riportarti indietro!

    Le parole dell’abitante del mondo del cinema preoccuparono molto la giovane scolaretta.

    — Ma mi cercheranno! Cosa dite? – trasalì lei. – I miei genitori e Lisa si preoccuperanno! Cos’è, un rapimento? Giusto perché voi lo sappiate: i miei genitori non sono ricchi e famosi e non riceverete alcun riscatto!

    La fata fece un cenno con la mano, quasi a dire di lasciar perdere.

    – Questo è il minore dei problemi... – sbuffò. – Quando saranno passati tre mesi, ti riporterò nel tuo mondo, nello stesso giorno, alla stessa ora. E nessuno si accorgerà della tua scomparsa... Ma, a dire il vero, ho qualche difficoltà a farlo adesso!

    Arina guardò con incredulità la sua strana interlocutrice. È chiaro che questa signora tutta sciccosa non è in sé... È pazza! – pensò la ragazzina. – Bisogna fare attenzione a parlare con lei... Chissà cosa le può venire in mente...

    Per un po’ di tempo nella stanza calò il silenzio. Improvvisamente la ragazzina si scocciò e chiese, con un evidente tentativo di trarla in inganno:

    – A proposito, se lei è una fata, e per di più di un altro mondo, com’è che parla la mia lingua? O tutto questo – disse abbracciando eloquentemente la sala con uno sguardo – è semplicemente una presa in giro?! O è comunque un rapimento?

    – Oh, mia cara! Io non conosco affatto la tua lingua! Il fatto è che, durante il tuo trasferimento nel nostro mondo, ho compiuto un incantesimo in modo che tu potessi capire i nostri discorsi e all’occorrenza perfino leggere i nostri testi scritti! E non avevo assolutamente l’intenzione di rapirti... Figurati se intendo chiedere un riscatto ai tuoi genitori! Questo sarebbe contrario alla morale! Come ti ho già detto: ti riporterò a casa nello stesso giorno e alla stessa ora...

    Arina scuoteva la testa e pensava: «È tutto un delirio... La fata... Un mondo magico... È davvero un’allucinazione. Probabilmente, la sostanza luminosa nel bagno delle signore era velenosa... E io l’ho respirata... E poi, ecco, è arrivata in volo una fata ... O sono stata io ad essere trasportata a casa sua...»

    — E per quale motivo avete bisogno di

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