Carrellolandia e i carrelli stregati
Di Sara Provasi
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Anteprima del libro
Carrellolandia e i carrelli stregati - Sara Provasi
Olivia e Re Gilberto
«Ti avevo detto di non buttarla!» strillò Olivia. La sua voce arrivò tagliente dalla cucina, passando per l'anticamera.
«Figuriamoci se devo conservare tutte le tue cianfrusaglie!» sbottò la signora Ines come fosse abituata a contraddirla in automatico, qualunque cosa dicesse.
«Non sono cianfrusaglie!» la voce della nipote era sempre più stridula. E anche alta, dato che per discutere meglio aveva ormai raggiunto la nonna, che prima di essere interrotta stava guardando la TV seduta al tavolo da pranzo.
«Beh, certo, non per niente la chiamano spaz-za-tu-ra! Eppure vai bene a scuola, non capisco cosa non ti sia chiaro» tentò di chiudere il discorso la signora Ines. Quando diventava cinica voleva dire che era proprio stufa di parlare.
«Nonnina, ma lo sai… Te l'avevo detto ieri sera a cena di non buttarla, quella cosa… Non ti ricordi? La prossima volta ascoltami, per favore. Lo sai che è il mio hobby» Olivia cercò di aggiustare il tiro addolcendo il tono della voce.
«Mi ricordo sì, mi stai dando della vecchia? Non sono ancora decrepita, eh!» gracchiò la signora in risposta. Si vede che la nipote aveva toccato un tasto dolente! E proseguì: «Ho deciso di ignorarti, la tua cameretta sembra un bazar, non se ne può più!»
«Ma doveva essere la vasca da bagno dei topini…» concluse la ragazzina trascinandosi verso la sua stanza. La sua voce ormai non poteva sentirla nessuno, ma sapeva che era meglio così.
Ma qual era questo hobby di Olivia?
Dovete sapere che Olivia era una ragazzina che dava attenzione a molte piccole cose che il resto delle persone, di solito, ignorano.
Quando tornava da scuola faceva i compiti in fretta, così poi si dedicava subito a ciò che preferiva, ossia dare nuova vita agli oggetti che venivano buttati via.
Solo che, come poteva essere prevedibile, questo strano hobby non era molto apprezzato dalla sua famiglia. Per i grandi non era che una scocciatura in più quando c'era da pulire la sua camera. Sua madre, Paola, era l'unica che la capiva, ma era spesso lontana per lavoro, e anche in quel periodo non c'era. Inoltre Olivia aveva pochi amici, perché aveva un carattere introverso. Con le amicizie di scuola finiva sempre a dover parlare di cose per lei banali, e si annoiava.
Preferiva la compagnia dei suoi mondi immaginari. E di Re Gilberto.
Re Gilberto era il suo gatto. Un persiano bianco enorme, a pelo lungo. Era un po' sordo, come molti gatti bianchi. Per questo la sopportava bene, anche quando si metteva a strillare con la nonna. Lo intratteneva. Però la sua mole regale aveva contribuito a renderlo parecchio viziato.
Voleva uscire spesso a fare una passeggiata: almeno tre volte al giorno, dopo i pasti. Si piazzava davanti alla porta e con i suoi famigerati sgrat-sgrat, seguiti dai suoi altrettanto famigerati mià-mià, sempre più insistenti e penetranti, ogni volta faceva cedere qualcuno per farsi accompagnare fuori. Ecco perché il signor Carlo aveva aggiunto l'appellativo di Re al suo nome. Re Gilberto, il rompiscatole di quartiere.
Ma Re Gilberto non era l'unica presenza, nella stanza di Olivia.
C'erano le sue bambole e i suoi peluche, sistemati in piccole o grandi casette.
Due bambole di quando era neonata dormivano in due lettini fatti con le confezioni nelle quali vendono le carote e le zucchine al supermercato. Delle bustine di plastica piene d'aria, quelle delle spedizioni a domicilio, erano messe l'una accanto all'altra a mo' di materassi, e la coperta era un foglio di pluriball.
Poi c'era la grande casa di campagna degli orsetti, che altro non era che uno scatolone con le finestre ritagliate e un tavolo creato con i lembi del cartone che servivano a chiuderlo, dato che per giocarci meglio lo lasciava sempre aperto. Se pioveva, gli metteva sopra una coperta.
Le tende erano di carta da forno, inanellate su una bacchetta di legno del ristorante cinese. Le tovagliette per la colazione erano ritagli di confezioni di cereali, aveva scelto quelle più abbinate al resto della casa. I bicchieri li recuperava da bottigliette di plastica tagliate in fondo e limate, perché le basi delle bottiglie fanno dei bei giochi di luce, come cristalli d'acqua. Le posate erano quelle usa e getta che a volte sua madre le portava ancora nuove dalle stazioni di servizio in cui si fermava. Erano grandi, in proporzione, ma andavano bene, e aveva sempre cura di rubare anche i coperchi delle bibite, che si trasformavano in perfetti piattini. Stavolta sarebbe tornata a fine anno e Olivia già pregustava i suoi nuovi doni provenienti da hotel e aeroporti.
Su tutte le case, dietro, svettava anche un condominio composto da scatole di scarpe incollate insieme, dove ogni cavità costituiva un piano del palazzo.
Lì c'era il grande ritrovo delle bambole e dei pupazzi più piccoli che Olivia aveva collezionato negli anni. Con le riviste della nonna aveva creato dei ritagli da usare come quadri appesi o tappezzeria, a seconda dello stile di arredo scelto in base alla personalità di ogni condomino. Ogni tappo possibile e immaginabile che poteva trovare diventava un bicchiere per qualcuno: tappi della maionese, del dentifricio, del collirio della nonna, della pasta di acciughe, eccetera. I lavabi erano fatti con i bicchierini in cui si trovano le salse del cibo da asporto, sia trasparenti che di polistirolo. Una volta, ordinando il sushi, ricevettero la salsa di soia monodose conservata in una micro bottiglia a forma di pesce: fu subito scelta per decorare il bagno più bello. Gli specchi li faceva usando le pellicole argentate di alluminio che servivano a sigillare le bevande, gli yogurt o le spezie. Anche per quanto riguardava il reparto stoffe era facile: fazzoletti di tessuto antichi, ritagli di magliette e calzini vecchi imbottiti di ulteriori ritagli avanzati erano il giaciglio giusto per molti abitanti. La bambola più principesca aveva addirittura la testiera del letto dorata, creata con quel cartoncino metallizzato tipico del salmone sottovuoto.
Neanche a dirlo, un altro lato di questo hobby che non era apprezzato dalla signora Ines era tutta la parte che riguardava la ricerca, il lavaggio e l'asciugatura dei vari pezzi di recupero da parte della nipote, con conseguenti aloni d'acqua e sapone