Spunti(ni) di consapevolezza imprenditoriale
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Uno scritto a metà tra un romanzo e uno studio, un libro che racchiude il pensiero e l’esperienza di un professionista che aiuta le imprese e gli imprenditori a veleggiare consapevolmente nel mare tempestoso ed ipercompetitivo dell’economia globale.
Andrea Albanese
Dopo aver letto e messo in pratica i suoi principi, scopriamo che le competenze soft producono concretamente risultati hard, e questo è uno dei grandi regali di questo libro.
Io ci credo fermamente.
Vincenza Belfiore
Ecco, nelle dicotomie fra la sfera personale (il chi) e la sfera aziendale (il perimetro del cosa), fra l’accettazione degli sforzi e dei rischi (spesso inconsciamente) assunti e la metrica ineludibile di misurazione di ciò che si sta attuando, fra gli obbiettivi rincorsi e la razionalità delle scelte adottate, si annida il “mismatching” in cui cadono molti imprenditori, che è anche l’oggetto latente di questo libro o, detto in altra maniera, il “nemico” contro il quale questo libro intende fornire gli “strumenti” per combattere: la valutazione dei risultati ottenuti (personali e imprenditoriali), spesso non coincide con le energie profuse per il loro raggiungimento.
Francesco Renne
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Spunti(ni) di consapevolezza imprenditoriale - Vincenzo Renne
VINCENZO RENNE
SPUNTI(NI) DI
CONSAPEVOLEZZA
IMPRENDITORIALE
EDIZIONI IL VENTO ANTICO
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Perché è così difficile risolvere i problemi imprenditoriali? Eppure le criticità della gestione imprenditoriale sono piuttosto conosciute: cosa rende difficile la loro risoluzione? Nella pratica professionale ci si focalizza più sul problema da risolvere che non sull’implementare un corretto approccio al fare impresa che, invece, eviterebbe ogni criticità.
Uno scritto a metà tra un romanzo e uno studio, un libro che racchiude il pensiero e l’esperienza di un professionista che aiuta le imprese e gli imprenditori a veleggiare consapevolmente nel mare tempestoso ed ipercompetitivo dell’economia globale.Andrea Albanese
Dopo aver letto e messo in pratica i suoi principi, scopriamo che le competenze soft producono concretamente risultati hard, e questo è uno dei grandi regali di questo libro.Io ci credo fermamente.Vincenza Belfiore
Ecco, nelle dicotomie fra la sfera personale (il chi) e la sfera aziendale (il perimetro del cosa), fra l’accettazione degli sforzi e dei rischi (spesso inconsciamente) assunti e la metrica ineludibile di misurazione di ciò che si sta attuando, fra gli obbiettivi rincorsi e la razionalità delle scelte adottate, si annida il mismatching
in cui cadono molti imprenditori, che è anche l’oggetto latente di questo libro o, detto in altra maniera, il nemico
contro il quale questo libro intende fornire gli strumenti
per combattere: la valutazione dei risultati ottenuti (personali e imprenditoriali), spesso non coincide con le energie profuse per il loro raggiungimento. Francesco Renne
Serie
Uomo & Economia
Alla mia famiglia!
A Mariaelena e Lorenzo Maria,
per essere la fonte della mia energia.
A mio padre Vittorio e mia madre Emilia,
per avermi dato una direzione personale.
A mio fratello Francesco Maria
e ad Andrea Colaluce,
per avermi trasmesso una direzione professionale.
PREFAZIONE
Ricordo come fosse ieri la mattina in cui incontrai Vincenzo Renne. Condividemmo alcuni pensieri e poi, a pranzo, subito dopo aver ordinato, mi mostrò il suo taccuino, piegato in verticale, con schemi e appunti.
Il titolo sarà probabilmente Spuntini di Consapevolezza
, mi disse.
Pensai : che cosa c’entrano gli spuntini e la consapevolezza in un mondo fatto di numeri all’interno di tabelle? Poi, passo dopo passo, scopro come gli spuntini di Vincenzo Renne ci portano l’attenzione all’importanza fondamentale delle relazioni familiari all’interno dell’azienda, alla necessaria pianificazione dell’attività imprenditoriale, ci chiariscono il fare impresa
attraverso similitudini tra mondi apparentemente lontani, invece essenzialmente vicini.
Questo libro offre una visione del mondo imprenditoriale da una prospettiva che cambierà le nostre idee sul fare impresa
e ispirerà le nostre scelte quotidiane, e per nostre intendo sia nostre da Imprenditori che nostre da chi sta al fianco dell’imprenditore.
Ci aiuterà a comprendere come la libertà d’impresa crea prosperità, a patto che si lavori per riconoscere la potente libertà che alberga in ogni imprenditore e ci aiuterà a trovare quel genio che si trasforma in azione e innovazione.
Ci aiuterà a comprendere che non
comprendere a fondo i fenomeni umani ci può esporre al rischio di gestire eventi inaspettati con costi molto alti.
Ci aiuterà a percorrere un cammino nel mondo dell’imprenditoria attraverso competenze soft che necessariamente ci portano di fronte ad una decisione di cambiamento.
Un grande economista ci insegna che uno dei modi per verificare di essere vivi è quello di verificare se siamo reattivi ai cambiamenti.
Hard skills, e quindi business model, business planning, costituzione d’impresa, il bilancio, sono competenze che sono affiancate allo sviluppo di competenze soft come le relazioni, la coscienza e la conoscenza profonda dei propri obiettivi e del proprio business.
Questo libro ci aiuterà a comprendere quanto può essere importante la competenza dell’autocoscienza. Se non partiamo da lì, ogni tecnica o modello rimane fuori dal nostro recinto.
Dopo aver letto e messo in pratica i suoi principi, scopriamo che le competenze soft producono concretamente risultati hard, e questo è uno dei grandi regali di questo libro.
Io ci credo fermamente.
Un libro pieno di informazioni pratiche da usare immediatamente.
Un metodo per la nostra Imprenditoria.
Schemi (mi vengono in mente i tratti del pennarello rosso, blu e verde) che ci riportano a noi stessi, agli altri e a come interagire insieme, competenze che ci portano a identificare aree di miglioramento con un unico fine: ottimizzare un business consapevole, sano e attento a chi ci è intorno.
Cosa sono le competenze soft e come affiancarle con nobiltà alle competenze hard?
Come si colma il gap tra sapere cosa fare e farlo in maniera consapevole
?
Le risposte sono in questo libro.
Perché spuntini? Forse perché sta a noi farli diventare un piatto principale.
Buona lettura a Tutti.
Vincenza Belfiore
Vincenza Belfiore inizia la professione nel 1997 in SanPaoloInvest, dove rimane sino al 2001; fin dal primo anno, è tra i top 100 dell’azienda.
Nel 2001 entra in Citibank, dove rimane fino al 2007. In questi anni ottiene numerosi premi che ne testimoniano la crescita professionale, riconosciuta sia dai vertici aziendali che dagli stessi clienti: nel 2002 ottiene l’Excellence in Investment Consulting, nel 2003 l’Outstanding Achievement Award, nel 2004 il Recognising Excellence in Wealth Management, nel 2005 il Chairman’s Council EMEA and Recognising Excellence in Wealth Management, nel 2006 il Recognising Excellence in Wealth Management ed il Certificate for €FA, €uropean Financial Advisor. È stata scelta per rappresentare l’Italia nel progetto World CitiWoman, che seleziona i migliori talenti al femminile all’interno dell’Azienda, con l’obiettivo di inserirli nella struttura manageriale. Partecipa con successo all’SDA Bocconi Master Wealth Management Executive Program.
Nel 2007 accoglie con entusiasmo una nuova opportunità̀ in BSI Italia, gruppo Generali Assicurazioni, come Relationship Manager. Nel 2010 viene premiata come Best Performer quale primo professionista in Italia e, negli anni successivi, dal 2011 fino al 2013, è per tre anni di seguito la 1° classificata come Private Banker.
Nel 2014, con più di 17 anni di carriera alle spalle, sceglie di entrare in Azimut Wealth Management, dove ricopre un doppio ruolo: istituzionale e professionale. Oltre al ruolo di Wealth Manager, è Head of Private Insurance Solutions per il Gruppo Azimut.
Inoltre è l’ideatrice dell’innovativo percorso di educazione finanziaria denominato Miss Market
.
*****
Ho sempre ammirato chi scrive un libro, chi riesce a mettere nero su bianco un pensiero, una visione, una storia coinvolgendo il lettore. C’è qualcosa di epico nel portare avanti un progetto di questo tipo, probabilmente è una delle idee imprenditoriali più antiche e difficili: scrivere qualcosa che abbia un senso.
Occupandomi di Social Media Marketing e Digital Communication con un discreto successo in Italia, ho avuto l’opportunità di fare progetti per aziende e fare formazione a migliaia di persone, sono stato vicino a molti imprenditori. Sicuramente un fattore imprenditoriale comune che ho riscontrato nelle persone incontrate in questi anni, è quello della curiosità di apprendere e di intraprendere un percorso digitale e social per amplificare la propria voce e creare nuovi canali di marketing e vendita.
L’avvento di Internet prima e del Web poi ha permesso la nascita dei blogger, persone che hanno iniziato a scrivere costantemente sul proprio sito per raccontare fatti/eventi/pensieri/idee in modo libero e senza dover fare investimenti enormi, tutti hanno avuto la possibilità di diventare editori e usare l’infrastruttura di Internet per pubblicare sul Web. È stato un periodo entusiasmante dove a livello globale si è respirata un’aria di diffusa imprenditorialità editoriale online: a patto di conoscere l’ABC dell’HTML, ognuno ha potuto pubblicare il proprio pensiero e iniziare a comprendere che poteva essere un lavoro remunerato.
Ma era un mondo ancora per pochi, è stato solo con l’inizio dei Social Network ed in particolare dal 2005, che le persone hanno potuto, senza conoscere nulla di informatica, pubblicare sui Social e contemporaneamente avere gratuitamente un pubblico enorme dovuto all’algoritmo di propagazione senza freni sui singoli social (Twitter, Linkedin e Facebook che prima del 2013 era decisamente differente da quello che conosciamo oggi).
Il Web prima e i social ancora oggi, hanno concretizzato in miliardi di persone l’idea di poter essere autonomi nella comunicazione, di poter realizzare un progetto di business, di diventare potenzialmente imprenditori che al minimo hanno visto nei like, share e comment la moneta di scambio dei propri post ed il valore riconosciuto dal proprio pubblico.
Se vogliamo dare un quadro a quanto successo dall’inizio di questo millennio, dobbiamo considerare 4 tappe fondamentali nel percorso di maturità e consapevolezza imprenditoriale del ‘popolo de web’:
- i blogger all’inizio degli anni 2000 capirono che Google avrebbe pagato la possibilità di ospitare banner pubblicitari, e che c’erano aziende disposte a pagare per avere un articolo promozionale scritto sul proprio blog;
- nel frattempo si stavano formando figure professionali esperte su come fare apparire ai primi posti il proprio sito per determinate parole chiavi (SEO = Search Engine Optimization), e molti hanno compreso che sarebbe stato un nuovo lavoro ben remunerato;
- dal 2005 sono nati gli Youtubers, ragazzi giovanissimi che avendo talento e soprattutto molto tempo a disposizione, hanno pubblicato Video e Vlog raggiungendo milioni di utenti, e Google attraverso Youtube e in cambio della pubblicità a pagamento inserita nei video ha iniziato a remunerare per le visualizzazioni ottenute;
- infine, fatto di questi ultimi anni, sono arrivati gli Influencers che hanno compreso come monetizzare i propri fan (soprattutto su Instagram, Facebook e Twitter), con i fenomeni ben noti di Ferragni, Fedez, Frank Matano e molti altri.
La tecnologia della pubblicazione di massa aperta a tutti ha permesso alle persone più curiose, ardite e spesso inconsapevoli, di creare la propria azienda e di sperimentare l’ebrezza di essere un imprenditore. Possiamo dire che il mondo digitale è forse stata la palestra di massa più diffusa ed accessibile a tutti per sviluppare le proprie capacità imprenditoriali.
Vedremo se i risultati saranno duraturi nei prossimi anni. 🙂
In questo contesto economico turbolento che ha cambiato le regole del marketing e dalla comunicazione globale sopra accennate, trovo che il tema del ‘fare impresa’ sia trattato in questo saggio in modo innovativo, con occhi differenti, con il cuore e con sfaccettature personalissime derivanti da un percorso dell’autore sia a livello consulenziale, che imprenditoriale e soprattutto umano.
Vincenzo Renne racconta l’imprenditore e l’imprenditorialità senza rimanere agganciato a stereotipi, preconcetti e pregiudizi di una figura che tanto affascina, quanto sconvolge per il potere che rappresenta.
La dimensione umana, l’equilibrio dell’imprenditore, le problematiche derivanti dal passaggio generazionale e la gestione del tempo tra impresa e famiglia, sono temi affrontati in modo essenziale e ben delineati nei vari capitoli. Particolarmente interessanti sono i suggerimenti di alcune tecniche per poter fare impresa o almeno di come poter individuare differenti stili decisionali imprenditoriali.
Chi è l’imprenditore, cosa vuol dire fare impresa? Domande semplici a cui ognuno ha una propria risposta, ma è nella ricerca della consapevolezza di questo ruolo che lo scritto di Vincenzo trova una chiave nuova: il ruolo sociale dell’imprenditore che funge da trait d’union tra il capitale e la società, in cui l’idea imprenditoriale assume un ruolo catalizzatore nella società per renderla migliore.
Per quanto personalmente penso che la vera impresa di ognuno sia quella della propria vita e di cosa si crea e si lascia di buono durante la strada, riconosco che viviamo in un mondo dove l’idea di imprenditore è identificata con quella del capitalista, un personaggio volto all’accumulo del capitale in modo seriale, senza coscienza sul modo con cui viene accumulato o sull’oggetto dell’impresa. Volgere l’attenzione sul ruolo svolto all’interno della società inteso come sistema di relazione tra le persone, è di questi tempi una vera impresa a cui va reso merito.
Il viaggio dell’imprenditore, spesso solitario e circondato da persone che sovente hanno uno sguardo predatorio rispetto a tutto quello che ‘fa fare soldi’, è tipico dei ns tempi.
L’immagine di Cristoforo Colombo che realizzò l’impresa di scoprire il nuovo mondo, ha lasciato il passo all’idea d’impresa portata agli estremi dalle startup tecnologiche. Un’intera cultura imprenditoriale che nella stragrande maggioranza dei casi ha lo scopo di fare fatturato, margini e profitti in brevissimo tempo e a tutti i costi, al fine di poter ‘scoprire e colonizzare’ aree di business non esplorate e che attraverso la tecnologia possono interessare fondi d’investimento, al fine di essere quotati in borsa e generare crescite nel valore azionario e dividendi sempre più importanti. Oggi il modello di impresa dominante e di successo viene spesso identificata con Facebook, Google, Amazon, Apple, ‘i quattro cavalieri’ come vengono descritte da Scott Galloway nel libro ‘The Four – I padroni’, che indaga sul successo e l’estensione del potere delle 4 imprese più importanti della Silicon Valley.
Vincenzo mette il focus sul fatto che esiste un livello d’impresa, una direzione d’imprenditorialità e una coscienza